Page 18 - La nube della non conoscenza
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Infatti,  la  virtù  non  è  altro  che  una  tendenza  dell’animo  ben  ordinata  e
                  misurata, rivolta direttamente a Dio per amor suo.
                  Perché? Ma è lui, in se stesso, la pura causa di tutte le virtù! Tanto è vero che se
                  qualcuno fosse spinto a ricercare una particolare virtù per motivi diversi, anche
                  se  Dio  fosse  il  motivo  principale,  una  virtù  del  genere  sarebbe  imperfetta.  E
                  questo  lo  si  vedrà  meglio  prendendo  come  esempi  una  o  due  virtù,  quali
                  l’umiltà  e  la  carità.  Chiunque  possiede  veramente  queste  due  virtù  non  ha
                  bisogno d’altro: ha già tutto.

                                                     CAPITOLO 13
                                             In che cosa consiste l’umiltà;
                                       quando è perfetta e quando è imperfetta

                  Esaminiamo innanzitutto la virtù dell’umiltà.
                  Vedremo che questa è imperfetta quando è originata da motivi diversi da Dio,
                  anche se Dio è quello principale; è invece perfetta quando trae origine da Dio, e
                  da lui solo.
                  Iri  primo  luogo  dobbiamo  sapere  che  cos’è  l’umiltà,  se  vogliamo  intenderla
                  adeguatamente: solo allora saremo in grado di stabilire con maggior verità da
                  dove trae origine. In se stessa, l’umiltà non è nient’altro che la vera conoscenza
                  e  la  piena  coscienza  del  proprio  io,  così  com’è.  Poiché,  senz’altro,  chiunque
                  riesce  a  vedere  e  sentire  se  stesso  così  com’è,  in  verità  di  spirito,  costui  è
                  veramente umile.
                  Due sono le cause dell’umiltà.
                  La  prima  è  la  degradazione,  la  miseria  e  la  fragilità  dell’uomo,  conseguenze
                  dirette del peccato d’origine: di queste cose dobbiamo aver coscienza per tutto il
                  tempo della nostra vita mortale, quand’anche fossimo dei santi.
                  La seconda è l’amore sovrabbondante  e  la perfezione di Dio  in  se  stesso: nel
                  contemplarlo tutta la natura trema, tutti i dotti diventano stolti, tutti gli angeli e
                  i santi, ciechi. Che se egli, nella sua saggezza divina, non avesse ben dosato la
                  loro  contemplazione  a  seconda  della  capacità  naturale  e  del  progresso  nella
                  grazia, non ci sarebbero parole per dire quello che potrebbe capitare a essi.
                  La seconda delle cause che stiamo considerando è perfetta: durerà per sempre.
                  La prima, invece, è imperfetta. Infatti non solo vien meno alla fine della nostra
                  esistenza,  ma  ancora  può  capitare  che  un’anima,  non  importa  se  è  santa  o
                  miserabile,  mentre  vive  in  un  corpo  mortale,  perda  completamente  e
                  improvvisamente ogni conoscenza e coscienza del proprio essere; e tutto questo
                  avviene allorché la grazia di Dio accresce a dismisura il suo desiderio, con una
                  frequenza e una durata che dipendono solo da Dio.
                  Sia che capiti spesso o raramente a un’anima che vi è ben preparata, non penso
                  che quest’esperienza duri più di un brevissimo istante.
                  Ma  in  quell’istante  l’anima  è  perfettamente  umile,  poiché  non  conosce  e  non
                  sente  nessun’altra  causa  se  non  quella  principale  che  è  Dio  stesso.  Ma
                  ogniqualvolta sa e sente che vi è qualche altra causa oltre a Dio, anche se questi
                  è  la  ragione  principale,  allora  la  sua  umiltà  è  ancora  imperfetta.  Nonostante
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