Page 108 - La nube della non conoscenza
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sinceramente e bramare dal pro fondo del cuore di avere la percezione di Dio. E
                  cercherai,  senza  mai  stancarti,  di  sbarazzarti  sempre  di  più  della  percezione
                  dolorosa e della deplorevole coscienza del tuo nudo essere, e coverai dentro di
                  te l’ardente desiderio di fuggire  dal tuo io, quasi fosse  un serpente  velenoso.
                  Allora  sì  che  rinnegherai  te  stesso  e  disprezzerai  il  tuo  io  con  piena
                  determinazione, proprio come ti ha comandato il tuo Signore.
                  Avrai dunque dentro di te quest’unico, struggente desiderio: non di non essere
                  —  sarebbe  pazzia  e  disprezzo  nei  confronti  di  Dio  —,  ma  di  perdere
                  completamente  la  consapevolezza  e  la  coscienza  del  tuo  io,  il  che  è
                  assolutamente necessario se si vuole gustare perfettamente l’amore di Dio qui
                  su questa terra. A questo punto ti accorgerai di non riuscire in alcun modo a
                  realizzare  il  tuo  proposito,  perché,  nonostante  la  tua  concentrazione,  sarai
                  sempre  accompagnato  e  seguito  nel  tuo  lavoro  dalla  nuda  coscienza  del  tuo
                  cieco essere, salvo rari, brevissimi momenti in cui Dio ti concederà di gustarlo
                  in  abbondanza  d’amore.  E  come  all’inizio  le  qualità  del  tuo  essere  si
                  frapponevano fra te e il tuo io, così ora la nuda coscienza del tuo cieco essere
                  peserà su di te e si insinuerà tra te e il tuo Dio. Allora ti sembrerà di avere un
                  fardello troppo pesante e penoso da portare; in verità, sarà proprio così. E che
                  Gesù ti aiuti in quel momento, perché ne avrai veramente bisogno.
                  Tutte le sofferenze che ci possono essere, non sono niente al suo confronto: tu
                  ora sarai una croce per te stesso. Ma è esattamente questo il lavoro e la strada
                  per  arrivare  a  nostro  Signore,  secondo  le  sue  stesse  parole:  per  prima  cosa
                  «prenda  la  sua  croce»,  nella  macerazione  del  suo  io,  e  poi  «mi  segua»,  nella
                  beatitudine o sul monte della perfezione, gustando la dolcezza del mio amore e
                  facendo la divina esperienza del mio io.
                  Di qui puoi vedere come sia bene per te struggerti dal dolore nel desiderio di
                  perdere la coscienza del tuo essere, e dover portare penosamente il fardello del
                  tuo io come una croce, prima di essere unito a Dio nella percezione spirituale
                  del suo essere: si tratta della carità perfetta.
                  E puoi anche renderti conto, almeno in parte e nella misura in cui la grazia ti ha
                  toccato e  segnato spiritualmente,  della dignità sovreminente  di questo lavoro
                  nei confronti di tutti gli altri.

                  9. [Si giunge alla contemplazione per mezzo della porta della devozione, che consiste nel
                  meditare soprattutto sulla passione di Cristo].

                  Ma, dimmi, come potresti arrivare alla contemplazione mediante l’uso delle tue
                  facoltà intellettuali? Non ci arriveresti mai, né con delle belle considerazioni, né
                  con ragionamenti sottili e  complicati, né  con l’attività dell’immaginazione, né
                  riflettendo sulla tua misera vita, e nemmeno meditando sulla passione di Cristo
                  o sulle gioie del cielo, sulla Madonna, o gli angeli e i santi, o sulle qualità e gli
                  attributi più strani, o in generale sulle caratteristiche proprie del tuo essere o di
                  quello di Dio. Di certo farei meglio ad avere quella nuda, cieca coscienza di me
                  stesso  di  cui  ho  parlato  prima.  Nota  quanto  dico:  la  coscienza  non  delle  mie
                  azioni, ma di me stesso. Molti confondono le proprie azioni con se stessi, ma a
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