Page 105 - La nube della non conoscenza
P. 105
Ma forse, stimolato dalle tue facoltà curiose, che non capiscono niente di quel
che vai facendo, ti metti a vagliare attentamente il tuo lavoro: ti meravigli del
modo in cui procede e lo consideri con sospetto. Non ti devi stupire di tutto
questo; finora sei stato fin troppo abile nell’usare le tue facoltà, per sperare di
capire qualcosa di un simile lavoro.
E forse vai chiedendoti interiormente se sia un lavoro che piace a Dio oppure
no; e in caso affermativo, come possa piacergli così tanto, secondo quanto io
vado sostenendo. Ti rispondo subito: la tua è una domanda posta da
un’intelligenza inquieta, che non vuole in alcun modo lasciarti andare avanti
con il tuo lavoro, se prima non è stata soddisfatta la sua curiosità con qualche
valida argomentazione. Perciò non voglio esserti di ostacolo; tuttavia,
rendendomi in un certo senso simile a te, darò soddisfazione alla tua ragione
orgogliosa, in modo che poi tu sia come me e segua i miei consigli, senza porre
limiti alla tua umiltà. Infatti, come afferma s. Bernardo, l’umiltà perfetta non
conosce limiti. Tu poni dei limiti alla tua umiltà quando ti rifiuti di seguire i
consigli del tuo direttore spirituale perché non collimano con le tue vedute.
Ecco, avrai capito che io ho la pretesa di essere il tuo direttore spirituale! Faccio
sul serio, e intendo esserlo appieno. È l’amore che mi spinge a tanto, ne sono
convinto; e non una certa attitudine che io posso riscontrare in me per via
dell’elevatezza della mia dottrina, o del mio lavoro, o del mio genere di vita.
Dio corregga quel che va corretto, perché egli conosce con pienezza, mentre io
solo in parte.
Ma ora voglio soddisfare la tua ragione orgogliosa, facendo l’elogio di questo
lavoro. In verità, se l’anima che vi si dedica avesse lingua per esprimere quel
che prova, tutti i grandi dottori della cristianità resterebbero stupiti dalla
saggezza racchiusa in un simile lavoro. Sì, in confronto a essa, tutta la loro
dottrina apparirebbe come pura follia. Pertanto non meravigliarti se non riesco
a esprimere la sublimità di questo lavoro con la mia lingua rozza e carnale. Dio
non voglia che esso venga profanato e deformato dai patetici sforzi di una
lingua grossolana come la mia. No, non può accadere, e di certo non avverrà;
Dio mi impedisca anche solo di desiderarlo.
Tutto ciò che si dice, è pur sempre un parlare di questo lavoro, e non ancora
questo lavoro. Tuttavia, se anche non possiamo esprimerlo a parole,
accontentiamoci di parlarne a confusione delle intelligenze orgogliose, in
particolare della tua: è questo l’unico motivo, o almeno l’occasione, per
continuare il mio discorso in questo momento. Innanzitutto voglio domandarti
in che cosa consista la perfezione dell’anima umana e quali siano le proprietà
tipiche della perfezione. Rispondo io al tuo posto: tale perfezione non è altro
che l’unità realizzata tra Dio e l’anima in carità perfetta. Questa perfezione è
così elevata e pura in se stessa, così al di sopra dell’umana comprensione, che
non la si può conoscere o percepire in se stessa. Ma dove si possono realmente
vedere e percepire le proprietà tipiche di questa perfezione, lì molto
probabilmente si trova in pienezza la sua stessa essenza. Bisogna quindi
conoscere per prima cosa le proprietà di questa perfezione, per poter affermare