Page 113 - La nube della non conoscenza
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lavoro  di  grazia  più  speciale,  che  è  poi  il  terna  ricorrente  di  questo  libro?
                  Oppure non sono altro che un nutrimento normale e un sostegno dato al mio
                  spirito  perché  rimanga  quieto  nel  mio  stato  e  continui  a  lavorare  nel  grado
                  comune  di  grazia,  quello  che  tu  chiami  la,  porta  e  l’entrata  comune  a  tutti  i
                  cristiani?
                  Cerco subito di risponderti meglio che posso. Come vedrai poco più avanti, io ti
                  indico  due  tipi  di  prove  per  verificare  se  sei  chiamato  da  Dio  al  lavoro
                  contemplativo: una è interiore, l’altra esteriore. Nessuna delle due, secondo me,
                  è  pienamente  sufficiente  in  questo  caso  senza  l’altra.  Ma  se  le  metti  assieme
                  tutt’e due e vedi che concordano, allora hai una prova certa e indubitabile; puoi
                  star sicuro di non sbagliare.
                  La prima delle due prove, quella interiore, è il crescente desiderio che avverti
                  nel dedicarti quotidianamente al lavoro spirituale. C’è una cosa che devi sapere
                  al riguardo: questo desiderio è di per sé un atto cieco dell’anima (infatti, è per
                  l’anima quel che il muovere i passi rappresenta per il corpo, e tu sai benissimo
                  che questo avviene per una serie di atti istintivi); ma per quanto possa essere
                  cieco,  questo  desiderio  è  accompagnato  e  seguito  da  una  certa  qual  visione
                  spirituale che è, in parte, causa e contemporaneamente mezzo per alimentare il
                  desiderio stesso. Perciò considera con attenzione i tuoi esercizi spirituali di ogni
                  giorno  e  vedi  in  che  cosa  consistono  essenzialmente.  Se  sei  occupato  dalla
                  coscienza  della  tua  miseria,  dalla  passione  di  Cristo  o  da  qualsiasi  altro
                  argomento che appartiene alla suddetta entrata comune a tutti i cristiani, e se
                  quindi la visione spirituale che accompagna e segue il tuo cieco desiderio, nasce
                  da simili considerazioni alla portata di tutti, allora è per me un indice manifesto
                  che la crescita del tuo desiderio non è che un nutrimento e un sostegno dato al
                  tuo spirito perché rimanga tranquillo e continui a lavorare nello stato comune
                  di grazia. Perciò non vi è in questo caso né una chiamata né una spinta di Dio a
                  operare in uno stato di grazia più speciale.
                  E  ora  l’altra  prova,  quella  esteriore:  si  tratta  di  una  sensazione  piacevole  che
                  senti all’ascolto o alla lettura del lavoro contemplativo. Questa prova la chiamo
                  esteriore,  perché  proviene  dal  di  fuori,  dalle  finestre  dei  sensi  corporei,  le
                  orecchie e gli occhi nel nostro caso. Se questa sensazione piacevole non perdura
                  al di là del tempo dedicato a tale lettura o ascolto, ma cessa subito o poco dopo;
                  se  non  rimane  in  te  e  con  te  sia  quando  dormi  che  quando  ti  risvegli;  e
                  soprattutto  se  non  ti  accompagna  costantemente  nei  tuoi  esercizi  quotidiani,
                  insinuandosi  e  frapponendosi  fra  te  e  loro,  ravvivando  e  dirigendo  il  tuo
                  desiderio: se dunque non capita così, è segno evidente, secondo me, che quella
                  sensazione piacevole non è altro che una contentezza naturale che prova ogni
                  cristiano quando vede e ascolta la verità. Quella sensazione piacevole è ancora
                  più  viva  quando  è  provocata  da  una  spiegazione  più  precisa  ed  esatta  delle
                  caratteristiche della perfezione che più si accordano all’anima dell’uomo e alla
                  natura di Dio. Non è quindi un tocco spirituale della grazia, né una chiamata di
                  Dio  a  un  lavoro  di  grazia  più  speciale  di  quello  rappresentato  dalla  porta  e
                  dall’entrata comune a tutti i cristiani.
                  È ben diverso, invece, se questa sensazione piacevole è così sovrabbondante che
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