Page 28 - La natura del corpo e dell'anima
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di  nessuno  degli  esseri  che  gli  sono  soggetti.  83.  Ma  affinché  il  potere  per  il
                  quale Dio ha innalzato la natura umana sopra di essi ci risulti necessario, ciò di
                  cui dobbiamo servirci in questa vita è, di fatto, distribuito fra i singoli esseri che
                  ci sono sottoposti.
                  Per la lentezza del suo corpo e le sue difficoltà di movimento l’uomo ha domato
                  il cavallo e lo ha costretto a servirlo, e altri animali ancora ha soggiogato per far
                  loro  portare  carichi.  La  nudità  del  suo  corpo  lo  ha  obbligato  ad  allevare  le
                  pecore. Per non doversi cibare d’erba come il bue, lo ha piegato al giogo per
                  coltivare la terra. Contro le offese delle bestie feroci e come custode del sonno
                  durante la notte, ha il cane, quasi una spada vivente. Il ferro è più acuminato e
                  forte delle corna appuntite e delle unghie aguzze; esso fornisce all’uomo armi
                  che possono essere prese o deposte come la ragione richiede, non quali quelle
                  delle belve, minacciose, che vengano sempre a gravare su di lui, come qualcosa
                  per dir così di congenito. 84. Sempre dal ferro si fa anche elmi e corazze, mezzi
                  di difesa per il suo corpo più forti delle piastre del coccodrillo.

                  [L’uomo è immagine del re dell’universo]
                  Ma perché tante parole? ogni creatura serve e ubbidisce all’uomo come al suo
                  re.  Guarda  dunque,  uomo,  e  comprendi  la  dignità  della  tua  natura.  Non
                  disprezzarti tanto per le qualità del corpo, per le quali gli animali ti superano,
                  considerati invece prezioso per la tua vita interiore, per la quale superi di gran
                  lunga ogni essere, animato o inanimato. Per la tua dignità interiore, sei nato per
                  vivere come un re. Essere fatto a immagine della natura onnipotente che cosa
                  altro è infatti se non aver ricevuto, con ciò stesso, una natura regale?

                  85. Portiamo un esempio tratto da questa nostra vita. Coloro che ritraggono i re
                  o  i  potenti,  cercano  di  dipingere  un’immagine  conforme  all’originale  e
                  rappresentano  la  dignità  regale  con  un  mantello  di  porpora;  nel  linguaggio
                  corrente  si  dice  che  questo  ritratto  è  l’immagine  del  re.  Così  è  per  la  natura
                  umana:  poiché  è  stata  creata  per  governare  le  altre  nature,  per  questa
                  somiglianza con il re dell’universo è  stata eletta come sua immagine vivente.
                  Essa ha in comune con Dio, il suo archetipo, la dignità e il nome. Non manifesta
                  questa sua dignità con un mantello di porpora, uno  scettro o un diadema; la
                  dignità  dell’archetipo  non  consiste  in  tali  cose.  Ma  in  luogo  della  porpora  si
                  riveste  della  virtù,  superiore  ad  ogni  insegna  regale,  come  scettro  porta  la
                  beatitudine dell’immortalità, in luogo del diadema regale si adorna della corona
                  della giustizia. Mostra cosi di voler imitare fedelmente in ogni cosa nella sua
                  dignità regale la natura del proprio archetipo.

                  86. Quando si dice che l’uomo è fatto a immagine di Dio, è come se si dicesse
                  che Dio ha fatto la natura umana partecipe di ogni bene. Dio è la pienezza di
                  ogni bene, e l’uomo è immagine di Dio. Nel fatto dunque che sia capace della
                  pienezza  d’ogni  bene  l’immagine  è  simile  al  suo  archetipo.  In  noi  c’è  infatti
                  l’impronta di ogni bene, della virtù, della sapienza, e di tutto ciò che di meglio
                  si può pensare. L’uomo esprime la sua dignità nel fatto che il suo animo è libero
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