Page 25 - La natura del corpo e dell'anima
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immagine. Riguardo a ciò che è dato osservare attorno alla natura divina e alla
                  sua  incomprensibile  essenza,  non  è  dunque  necessario  che  colui  che  ne  è
                  immagine  imiti  in  tutto  il  suo  esemplare.  Se  la  natura  dell’immagine  potesse
                  comprendere  il  suo  esemplare,  senza  dubbio  sarebbe  superiore  a  ciò  che
                  comprenderebbe.  73.  Piuttosto,  il  fatto  che  l’animo  razionale  non  può  essere
                  perfettamente conosciuto da se stesso sembra essere il riflesso, per una precisa
                  somiglianza, dell’incomprensibilità della natura divina.

                  [La dignità regale dell’uomo e le passioni]
                  Chiediamoci poi  che cosa indica  la stazione eretta del corpo.  La figura eretta
                  dell’uomo, protesa verso il cielo e che guarda in alto, sta a significare la potestà
                  e  la  dignità  regale  dell’anima  razionale,  è  segno  del  potere  dato  dal  creatore
                  all’uomo su tutti gli esseri che guardano in basso, della grande affinità che egli
                  ha con gli esseri superni. S’intende, se custodisce la dignità dell’immagine che
                  gli è connaturale, cioè se l’animo comanda alla ragione e le permette di scegliere
                  soltanto  ciò  che  all’uomo  giova.  Sono  privi  di  questa  dignità  coloro  che
                  sottomettono la ragione, che per sua natura è signora, ai desideri della natura
                  [corporea] e blandiscono servilmente le inclinazioni sensuali.

                  74. In loro infatti l’animo, fattosi strumento di ciò di cui dovrebbe essere signore
                  e  giudice,  segue  le  passioni  naturali  della  carne  e  dei  sensi.  Così  la  natura
                  corporea impone  a suo piacimento all’animo la pena che viene dai sensi e  la
                  breve soddisfazione della concupiscenza. Tali uomini, spogliatisi dell’immagine
                  del  Creatore,  hanno  rivestito  un’altra  immagine,  che  guarda  alla  terra,
                  animalesca, bestiale.
                  La somiglianza dell’uomo con Dio nulla ha a che vedere con le passioni, egli
                  non  è  simile  alla  natura  trascendente  per  il  piacere,  la  paura,  la  ferocia;  il
                  desiderio di certe cose, l’odio verso certe altre sono caratteri del tutto estranei
                  alla  divina  bellezza.  Questi  e  simili  moti  l’uomo  li  ha  ricevuti  dalla  natura
                  irrazionale.  Gli  animali  irrazionali  ne  sono  naturalmente  forniti  per  potersi
                  conservare in vita; trasferiti all’uomo, risultano per l’anima passioni. Passioni,
                  in  verità,  per  le  quali  l’uomo,  fatto  a  immagine  di  Dio,  sopporta  di  ridursi  a
                  immagine degli animali; vere passioni, perché sono contro natura.

                  75. Per questo Davide afferma: «L’uomo, che era in onore, non lo comprese; fu
                  comparato  agli  animali  senza  intelligenza  e  fatto  simile  ad  essi».  Come  si  è
                  detto,  infatti,  ciò  che  nelle  bestie  è  natura,  negli  uomini  è  vizio.  La  bramosia
                  guida i carnivori; l’amore del piacere serve alla fecondità degli animali; la paura
                  preserva chi è pavido, il timore salva il più debole dal più forte, quello che è
                  corpulento si salva per la sua voracità. Nessuno di questi moti costituisce una
                  passione per gli animali, domestici o selvatici, perché nessuno di questi moti,
                  che  provengono  da  un  desiderio  istintivo,  è  materia  di  affanno  per  gli  esseri
                  irrazionali.

                  76. Ma la miseria umana, che ammette in se stessa, aprendo loro il cuore, tali
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