Page 24 - La natura del corpo e dell'anima
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Ma le mani posseggono un’altra prerogativa ancora ben degna della ragione.
Un grande dono è infatti potersi esprimere per mezzo della scrittura, poter in
qualche modo proporre per mezzo delle mani, dopo averli messi in rapporto
con i caratteri corrispondenti, i suoni elementari del linguaggio, un dono che
viene ad aggiungersi alla grazia della ragione. Sia le mani sia la bocca servono
dunque alla ragione. Le mani scrivendo per chi verrà o per chi è assente, la
bocca formulando in parole con la massima facilità e prontezza tutto quello che
la ragione suggerisce nell’interiorità.
[La parola e la ragione]
70. Lo spirito, spinto fuori dai polmoni, dove si raccoglie, attraverso la trachea,
la fa vibrare con la forza del proprio impulso e colpendo l’aria produce una
risonanza. Poi, seguendo la forma di tale organo, fatto come un flauto, per i
movimenti circolari di alcune membrane viene spinto da queste a muoversi
circolarmente e risonando giunge in alto, dove le mascelle, i denti e la lingua,
che operano quasi come un plettro, danno in modo rapidissimo ai suoni le
forme più diverse e opportune. Le labbra, aprendosi e chiudendosi in modo
preciso, compiono la stessa operazione delle dita di un suonatore di flauto, che
con l’aria soffiata attraverso i fori di questo formano, di molti e diversi suoni,
un’unica melodia. In tal modo la natura umana articola le parole; la loro
disposizione è però opera della ragione.
71. Come si è detto, se alle labbra toccasse il compito pesante e laborioso di
provvedere all’alimentazione, l’anima, che nella sua interiorità è muta, non
potrebbe esteriorizzare la propria ragione attraverso questa capacità degli
organi di articolare la parola, e non potendo comunicare fra di noi non
potremmo esercitare la ragione. Di fatto, invece, accollandosi tale compito, le
mani hanno permesso che la bocca fosse libera e adatta a servire alla ragione.
L’animo, che esprime i suoi moti parlando, percepisce i moti altrui con l’aiuto
delle orecchie, degli occhi e degli altri sensori, ed è in grado di accogliere entro
di sé tutte le sensazioni che penetrano in lui da ogni parte. Ha le sue penne, con
le quali le annota nella memoria; con pii diligenza alcune, che perciò
permangono in essa a lungo, con meno attenzione altre, che si cancellano prima.
[L’animo umano immagine di Dio]
72. A immagine di colui che lo ha creato, il quale fa muovere ogni cosa restando
immobile in se stesso, l’animo insito [nel corpo] è un’unica potenza, e agendo
per mezzo dei singoli organi di senso esamina rapidamente tutto ciò che si
presenta. Ode per mezzo delle orecchie, vede per mezzo degli occhi, e così via.
In questo però è molto diverso da colui di cui è immagine; Dio non entra in
contatto con la realtà attraverso potenze differenti, è assurdo pensare a una
ricezione e alla complessa operazione del recepire nella semplicità della
divinità.
Non si richiede d’altronde che l’immagine non manchi di nulla di ciò che si
trova nel suo esemplare. In tal caso si dovrebbe parlare di identità e non di