Page 86 - La Regola Pastorale
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consiglio perverso chi è innalzato da una esaltazione iniqua tanto grande da tentare di
                  compiere  il  male  perfino  attraverso  il  consiglio.  E  come  coloro  che,  sostenuti
                  dall’autorità  della  cattedra,  sono  superiori  alle  folle  che  li  assistono,  così  i  peccati,
                  ricercati con premeditazione, superano quelli di coloro che rovinano per precipitazione.
                  Pertanto bisogna ammonire chi si lega alla colpa anche con la deliberazione, a dedurre
                  da tutto ciò quale sarà la vendetta con cui, prima o poi, dovranno essere colpiti, loro che
                  ora si fanno non compagni ma principi dei peccatori.

                  33 — Come bisogna ammonire coloro che cadono in peccati minimi ma frequenti, e
                  coloro che guardandosi dai minimi restano talvolta sommersi da quelli gravi

                  Diverso è il modo di ammonire coloro che commettono spesso peccati, sia pur minimi, e
                  coloro  che  si  custodiscono  dai  piccoli,  ma  talvolta  affondano  nei  gravi.  Bisogna
                  ammonire coloro che cadono frequentemente in colpe sia pur piccole, a non considerare
                  quali,  ma  quanti  peccati,  commettono.  Infatti,  se  quando  pesano  le  loro  azioni
                  disdegnano di temerle, devono averne paura quando le contano. Poiché sono profondi i
                  gorghi dei fiumi, e sono piccole ma innumerevoli le gocce di pioggia che li riempiono; e
                  la sentina che cresce nascostamente produce lo stesso effetto di una tempesta che infuria
                  palesemente. E sono piccolissime le ferite che si aprono nelle membra per la scabbia,
                  ma quando la loro quantità, divenuta innumerevole, si estende, uccide la vita del corpo
                  come una grave ferita inflitta nel petto. Perciò è scritto: Chi disprezza le cose piccole a
                  poco a poco viene meno (Sir. 19, 1). Infatti, chi trascura di piangere e di evitare i peccati
                  minimi  cade  dalla  condizione  di  giustizia,  non  di  colpo,  ma,  poco  alla  volta,  tutto.
                  Bisogna  ammonire  coloro  che  frequentemente  cadono  in  cose  minime,  a  considerare
                  con cura che spesso si pecca più rovinosamente con una colpa piccola che con una più
                  grande.  Poiché,  la  più  grande,  quanto  prima  è  riconosciuta  come  colpa,  tanto  più
                  rapidamente  viene  emendata:  mentre  la  minore,  che  è  valutata  nulla,  ha  effetti  tanto
                  peggiori, quanto più tranquillamente continua a essere praticata. Per cui avviene spesso
                  che il cuore avvezzo a peccati leggeri non ha in orrore neppure quelli gravi e, nutrito
                  dalle colpe, giunge a una certa sicurezza nel male; e tanto disdegna di temere le colpe
                  più gravi, quanto, nelle più piccole, ha imparato a peccare senza timore. Al contrario,
                  bisogna ammonire coloro che si guardano dalle colpe piccole, ma talvolta sprofondano
                  nelle  gravi,  ad  aprire  gli  occhi  su  se  stessi  con  sollecitudine,  giacché,  mentre  il  loro
                  cuore  si  esalta  perché  si  custodisce  dalle  piccole  colpe,  essi  vengono  divorati,  dallo
                  stesso baratro della loro esaltazione, a commettere peccati ancora più gravi; e, mentre al
                  di fuori dominano le piccole colpe ma dentro si gonfiano di vanagloria, finiscono con
                  l’abbattere anche al di fuori, con colpe più gravi, l’animo che, dentro, è stato vinto dalla
                  malattia  della  superbia.  Pertanto  bisogna  ammonire  coloro  che  si  custodiscono  dai
                  peccati piccoli ma talvolta sprofondano nei gravi, a non cadere, interiormente, là dove,
                  esteriormente,  stimano  di  stare  in  piedi;  e,  nella  retribuzione  del  Giudice  severo,
                  l’esaltazione non divenga una via di minore giustizia, che trascini alla fossa della colpa
                  più  grave.  Infatti,  coloro che, esaltatisi  vanamente, attribuiscono alle proprie forze la
                  custodia di un bene minimo, giustamente abbandonati, si coprono di colpe più gravi e,
                  cadendo, imparano che il  loro stare in  piedi non derivava da loro;  ciò,  affinché mali
                  immensi umilino il cuore che beni minimi esaltano. Bisogna ammonirli a considerare
                  che, con colpe più gravi si caricano di una grossa responsabilità, e tuttavia spesso nelle
                  piccole buone azioni che custodiscono, peccano più rovinosamente perché, con le prime
                  compiono cose inique,  ma per mezzo delle altre tengono  coperta agli uomini  la loro
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