Page 83 - La Regola Pastorale
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malattie dei peccati con medicamenti contrari ad essi, affinché noi, che ci siamo
allontanati, presi dal diletto dei piaceri, ritorniamo amareggiati nel pianto e, dopo essere
caduti lasciandoci andare ad azioni illecite, ci rialziamo trattenendoci anche da quelle
lecite; e il cuore che era stato invaso da una gioia insana, arda di una tristezza salutare:
esso, che l’esaltazione della superbia aveva ferito, sia curato dall’abiezione di una vita
umile. Perciò, infatti, è scritto: Ho detto agli iniqui: non agite iniquamente, e ai
peccatori: non alzate la testa (Sal. 74, 5). E i peccatori alzano la testa se non si umiliano
a penitenza per la cognizione della propria iniquità. Perciò di nuovo è detto: Un cuore
contrito e umiliato Dio non disprezza (Sal. 50, 19). Infatti, chi piange i peccati ma non
se ne distacca, spezza il suo cuore ma non si cura di umiliarlo; chi poi ha già lasciato il
peccato ma non lo piange, umilia già il cuore, ma tuttavia rifiuta di spezzarlo. Perciò
Paolo dice: Voi foste tutte queste cose, ma siete stati lavati, ma siete stati santificati (1
Cor. 6, 11); perché, cioè, una vita più corretta santifica coloro che l’afflizione delle
lacrime, lavandoli, rende puri. Perciò Pietro, vedendo alcuni atterriti dalla
considerazione dei loro peccati, li ammonisce dicendo: Fate penitenza: ciascuno di voi
sia battezzato (Atti, 2, 38). Volendo parlare del Battesimo, premette il pianto della
penitenza, affinché, prima, versassero su di sé l’acqua della propria afflizione e, quindi,
si lavassero col sacramento del Battesimo. Con quale pensiero vivono sicuri del
perdono, coloro che trascurano di piangere le colpe passate, quando lo stesso sommo
Pastore della Chiesa credette che si dovesse aggiungere anche la penitenza al
sacramento che principalmente estingue i peccati?
31 — Come bisogna ammonire coloro che lodano le azioni illecite di cui sono
consapevoli; e coloro che, pur condannandole, tuttavia non se ne guardano
Diverso è il modo di ammonire coloro che addirittura lodano le azioni illecite che
compiono; e quelli che accusano le loro depravazioni ma non le evitano. Bisogna
ammonire i primi, infatti, a considerare che spesso peccano più con le parole che con le
opere. Infatti, con le opere compiono il male solo per se stessi; ma con la bocca offrono
il male a tante persone quante sono le menti di coloro che ascoltano e che essi
istruiscono con la lode dell’iniquità. Bisogna ammonirli a temere almeno di seminare
quei mali che essi trascurano di sradicare. Bisogna ammonirli ad accontentarsi della loro
personale perdizione. E ancora — se non temono di essere malvagi —, bisogna
ammonirli ad arrossire almeno di mostrarsi ciò che sono. Spesso, infatti, si fugge la
colpa volendo nasconderla, perché se l’animo arrossisce di apparire ciò che, tuttavia,
non teme di essere, avviene talvolta che arrossisca di essere ciò che evita di apparire.
Ma quando il peccatore si fa notare con impudenza, quanto più liberamente compie
qualsiasi mala azione, tanto più la considera anche lecita, e quanto più la giudica lecita
senza dubbio affonda in essa maggiormente. Perciò è scritto: Hanno reso pubblico il
loro peccato, come Sodoma, e non l’hanno nascosto (Is. 3, 9). Infatti, se Sodoma avesse
nascosto il proprio peccato, avrebbe peccato ancora nel timore, ma aveva perduto fino
in fondo i freni del timore, essa che non andava a cercare le tenebre per commettere la
colpa. Perciò di nuovo è scritto: Il grido di Sodoma e di Gomorra si è moltiplicato (Gen.
18, 20); poiché il peccato è detto voce quando è azione colpevole, ma è detto anche
grido quando è commesso in libertà. Al contrario, bisogna ammonire coloro che
accusano le loro depravazioni, ma non le evitano, a considerare prudentemente che cosa
diranno a propria scusa di fronte al severo giudizio di Dio, essi che, secondo il loro
stesso giudizio, sono inescusabili riguardo alle loro colpe. Così, che altro sono costoro,