Page 74 - La Regola Pastorale
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completamente se stessi in questa vita e si lasciano andare alla sovrabbondanza del
benessere, ciò per cui esteriormente hanno successo è la causa della loro caduta
spirituale. Ed è perciò che al ricco tormentato nell’inferno si dice: Hai ricevuto beni
nella tua vita (Lc. 16, 25). Infatti anche il cattivo riceve beni in questa vita, proprio per
questo, cioè per ricevere più pienamente il male nell’altra; poiché qui non si è convertito
neppure per mezzo di quei beni. Al contrario, coloro che pure accesi di desiderio delle
cose mondane, durano la fatica di una pesante fortuna avversa, bisogna ammonirli ad
apprezzare con attenta considerazione, con quanta grazia il Creatore, che dispone tutto,
vigila su di loro, non permettendo che si lascino andare ai loro desideri. Giacché, al
malato senza speranza di guarigione, il medico concede di prendere tutto ciò che
desidera, ma chi si crede possa guarire, si proibiscono molte cose di cui egli sente
voglia. Inoltre, non diamo soldi in mano ai bambini, ai quali pure riserviamo tutto intero
il patrimonio in quanto ne sono eredi. Perciò dunque, gioiscano della speranza della
eredità eterna, coloro che sono umiliati dall’avversità della vita temporale, perché, se la
dispensazione divina non li riguardasse come fatti per la salvezza eterna, non li
frenerebbe sotto il governo della disciplina. Pertanto bisogna ammonire coloro che,
accesi dal desiderio di beni temporali, durano la fatica di una pesante fortuna avversa, a
considerare con premura che spesso anche i giusti, quando la potenza mondana li esalta,
sono afferrati come in un laccio dalla colpa. Così, come abbiamo già detto nella prima
parte di quest’opera (I, par. 3), David amato da Dio fu più giusto nel periodo del suo
servizio che quando giunse al regno. Infatti, da servo, per amore della giustizia, ebbe
timore di colpire l’avversario che aveva nelle mani (cf. 1 Sam. 24, 18); da re, invece,
indotto dalla lussuria, uccise un soldato devoto con studiata frode (cf. 2 Sam. 11, 7).
Chi, dunque, potrà cercare senza danno ricchezze, potere e gloria se queste cose furono
dannose perfino a colui che le ebbe senza averle cercate? Chi, in mezzo ad esse, potrà
salvarsi senza correre la fatica di un grande pericolo, se colui che era stato preparato ad
esse dalla scelta di Dio rimase turbato dalla colpa che vi si era insinuata? Bisogna
ammonirli a considerare come non si ricorda che Salomone — il quale viene descritto
come chi cadde nell’idolatria pur dopo aver ricevuto tanta sapienza (1 Re, 11, 4 ss.) —
avesse avuto in questa vita alcuna avversità prima di cadere, ma dopo che gli fu
concessa la sapienza, lasciò andare completamente il suo cuore, che nessuna
tribolazione, neppure la più piccola, aveva custodito con la sua disciplina.
27 — Come si devono ammonire i coniugati e i celibi
Diverso è il modo di ammonire quelli che sono vincolati dal matrimonio, e quelli che
sono liberi dal vincolo matrimoniale. Bisogna ammonire i primi, quando pensano
vicendevolmente l’uno all’altro, a studiarsi di piacere al coniuge in modo da non
dispiacere al Creatore; e trattino le cose di questo mondo così: da non tralasciare di
aspirare a quelle che sono di Dio; e godano dei beni presenti così da temere tuttavia, con
viva attenzione, i mali eterni; e piangano i mali presenti in modo dà fissare però, con
intatta consolazione, la loro speranza nei beni eterni, dal momento che sanno che ciò
che fanno passa, e ciò cui aspirano resta; né i mali del mondo spezzino il loro cuore;
poiché la speranza dei beni eterni lo conforta; né i beni della vita presente lo ingannino,
poiché lo rattrista il timore dei mali del giudizio futuro. E così, l’animo degli sposi
cristiani è insieme debole e fedele, tale che non è capace di disprezzare pienamente tutti
i beni temporali, e tuttavia è capace di unirsi, nel desiderio, alle realtà eterne; e
quantunque per ora giaccia nel piacere della carne, si rinvigorisce con l’alimento della