Page 72 - La Regola Pastorale
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poi ma al tempo giusto, coll’impadronirsi, fuori tempo, di ciò di cui non sono capaci; e
                  quindi di non mostrare di avere giustamente perduto questa scienza della predicazione,
                  perché si sono sforzati a ostentarla impropriamente. Bisogna ammonirli a considerare
                  che, se i piccoli degli uccelli vogliono volare prima di avere tutte le penne, dal luogo
                  che  abbandonano,  nella  brama  di  salire  in  alto,  precipitano  nel  profondo.  Bisogna
                  ammonirli a considerare che, se si pone il peso di una travatura sopra strutture recenti e
                  non ancora consolidate, non si fabbrica una abitazione ma un crollo. Bisogna ammonirli
                  a considerare che se le donne partorissero i figli concepiti prima che fossero pienamente
                  formati, non riempirebbero le case, ma le tombe. È perciò, infatti, che la Verità stessa,
                  che pure avrebbe potuto dare subito una tale forza a chi voleva, per lasciare un esempio
                  a quelli che sarebbero venuti in seguito, perché non avessero la presunzione di predicare
                  quando non fossero ancora in grado di farlo, dopo avere pienamente istruito i discepoli
                  sulla virtù della predicazione, aggiunse immediatamente: Voi però rimanete nella città
                  finché siate rivestiti della virtù dall’alto (Lc. 24, 49). Dunque noi restiamo in città se ci
                  chiudiamo  nel  chiostro  del  nostro  animo  per  non  andare  vagando  coi  discorsi
                  all’esterno; e usciamo invece fuori di noi stessi per istruire anche gli altri, solo allora
                  quando ci siamo rivestiti pienamente della virtù divina. Perciò è detto per mezzo di un
                  sapiente: Giovane, parla solo se ti è proprio necessario, e se sei interrogato due volte,
                  allora incomincia a parlare (Sir. 32, 10). È perciò che il medesimo nostro Redentore,
                  pur  essendo  creatore  e  sempre,  nella  manifestazione  della  sua  potenza,  dottore  degli
                  angeli, nei cieli; in terra, non volle essere maestro degli uomini prima dei trent’anni; ciò
                  evidentemente per infondere nei precipitosi la forza di un sanissimo timore, in quanto
                  anch’egli  stesso  che  non  avrebbe  potuto  cadere,  non  predicava  la  grazia  di  una  vita
                  perfetta se non dopo avere compiuto l’età; poiché sta scritto: Quando ebbe dodici anni,
                  il bambino Gesù rimase a Gerusalemme (Lc. 2, 42), e poco dopo si aggiunge di lui, il
                  quale era stato ricercato dai genitori: Lo trovarono nel Tempio che sedeva in mezzo ai
                  dottori,  li  ascoltava  e  interrogava  (Lc.  2,  46).  Dunque,  bisogna  considerare
                  attentamente che, quando si parla di Gesù dodicenne che sedeva in mezzo ai dottori, si
                  dice che viene trovato a interrogare, non a insegnare. Con questi esempi, evidentemente,
                  si vuole dimostrare che nessuno, che non ne abbia la forza, deve osare insegnare, se quel
                  bambino, con le sue domande, volle  essere istruito;  lui, che per la potenza della sua
                  divinità aveva dispensato la parola della scienza ai suoi stessi dottori. Ma quando per
                  mezzo di Paolo si dice al discepolo: Ordina queste cose e insegna; nessuno disprezzi la
                  tua adolescenza (1 Tim. 4, 11-12), dobbiamo intendere che, nel discorso sacro, talvolta
                  la giovinezza è chiamata adolescenza. E ciò si dimostra subito citando ad esempio le
                  parole di Salomone: Gioisci giovane, nella tua adolescenza (Qo. 11, 9). Infatti se non
                  avesse inteso l’una e l’altra come una cosa sola, non avrebbe chiamato giovane colui
                  che ammoniva nella sua adolescenza.

                  26 — Come bisogna ammonire coloro a cui tutto, e coloro a cui nulla accade secondo
                  la loro volontà

                  Diverso  è  il  modo  di  ammonire  coloro  che  prosperano  nei  beni  temporali,  in  tutto
                  quanto desiderano, e coloro che, pure accesi di desiderio delle cose mondane, durano la
                  fatica di una pesante fortuna avversa. Infatti, i primi bisogna ammonirli a non trascurare
                  di cercare colui che dà, dal momento che hanno tutto quanto basta al loro desiderio; e a
                  non fissare il proprio animo nelle cose che sono loro date, così da amare il cammino
                  verso la patria, invece che la patria stessa; a non mutare gli aiuti ricevuti per il viaggio
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