Page 66 - La Regola Pastorale
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se la si ama smodatamente, l’animo dell’amante non sia colto in peccato. Perciò bisogna
anche ammonire i pacifici, a non rinunciare a rimproverare i cattivi costumi degli
uomini, per un eccessivo desiderio di assicurarsi una pace umana, così che, consentendo
ai peccatori, non si distacchino dalla pace del loro Creatore; e mentre temono all’esterno
gli improperi degli uomini, non siano colpiti dalla rottura dell’alleanza interiore. Che
cos’è infatti una pace passeggera se non un’impronta della pace eterna? Che cosa ci può
essere di più stolto che amare delle impronte sulla polvere e non amare la persona che
ve le ha impresse? Perciò David, stringendosi tutto alla alleanza della pace interiore,
afferma di non conservare la concordia coi malvagi dicendo: Non odio forse, Dio, quelli
che ti odiano, e non mi struggo sopra i tuoi nemici? Li odio di un odio perfetto, sono
divenuti miei nemici (Sal. 138, 21-22). Infatti, odiare i nemici di Dio con odio perfetto
significa amare che essi esistano e rimproverare ciò che essi fanno; perseguire i costumi
dei cattivi e giovare alla loro vita. Bisogna dunque considerare con quanta colpa si
conserva la pace coi malvagi, se ci si acquieta nella rinuncia a riprenderli, dal momento
che un profeta così grande offre come un sacrificio a Dio il fatto di avere eccitato contro
di sé, per Dio, l’inimicizia degli empi. Perciò si dice che la tribù di Levi, impugnate le
spade, percorrendo tutto l’accampamento, poiché non volle risparmiare i peccatori che
meritavano di essere colpiti, consacrò la mano di Dio (cf. Es. 32, 27 ss.). Perciò Finees,
disprezzando il favore di uomini peccatori, colpi coloro che si univano con le madianite
e con la sua ira placò l’ira del Signore (cf. Num. 25, 9). Perciò la Verità stessa dice: Non
pensate che sia venuto a portare la pace sulla terra. Non sono venuto a portare la pace
ma la spada (Mt. 10, 34). Infatti, quando incautamente stringiamo amicizia coi malvagi,
ci leghiamo alle loro colpe. Perciò Giosafat che è esaltato con tanti elogi riguardo alla
sua vita passata, quasi in punto di morte viene rimproverato per la sua amicizia col re
Achab; a lui infatti è detto dal Signore, per mezzo del profeta: Hai portato aiuto
all’empio e ti sei unito, per l’amicizia, con coloro che odiano il Signore; perciò
meriteresti l’ira del Signore, ma in te sono state trovate opere buone perché hai tolto i
boschi sacri dalla terra di Giuda (2 Cr. 19, 2-3). Quanto più la nostra vita concorda per
l’amicizia coi perversi tanto phi, solo per questo, essa si distingue ormai da colui che è
sommamente giusto. Bisogna ammonire i pacifici di non temere di turbare la propria
pace temporale, se ricorrono a parole di correzione. E ancora bisogna ammonirli a
conservare interiormente con intatto amore la medesima pace che esteriormente si turba
per la voce alzata nell’invettiva. David mostra di avere saggiamente conservato
ambedue quando dice: Con coloro che odiano la pace ero pacifico, quando parlavo con
loro mi facevano guerra senza motivo (Sal. 119, 7). Ecco, quando parlava gli facevano
guerra; e tuttavia anche così era pacifico, perché né cessava di rimproverare coloro che
infuriavano né tralasciava di amare coloro che rimproverava. Perciò anche Paolo dice:
Se è possibile, per quanto sta in voi, abbiate pace con tutti gli uomini (Rom. 12, 18).
Volendo esortare i discepoli ad avere pace con tutti, premise: Se è possibile, e aggiunse:
per quanto sta in voi. Poiché era difficile che potessero essere in pace con tutti se
avessero dovuto rimproverare delle cattive azioni. Ma quando, per il nostro rimprovero,
la pace esteriore resta turbata nei cuori dei malvagi, è necessario che essa si conservi
inviolata nel nostro cuore. Perciò dice giustamente: per quanto sta in voi, come se
dicesse: Poiché la pace consiste nel consenso di due parti, se essa viene cacciata da
coloro che sono rimproverati, sia conservata tuttavia integra nel cuore di voi che
rimproverate. Perciò lo stesso, di nuovo, ammonisce i discepoli dicendo: Se qualcuno
non ubbidisce a quanto diciamo con questa lettera, notatelo, e non mescolatevi con lui,
affinché resti confuso (2 Tess. 3, 14). E subito aggiunge: E non consideratelo come