Page 62 - La Regola Pastorale
P. 62

altri, ad ascoltare con sollecitudine quanto dice il Signore venendo al giudizio. Infatti
                  dice: Ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare; ho avuto sete e non mi avete dato
                  da bere; ero pellegrino e non mi avete accolto, nudo e non mi avete coperto, infermo e
                  in  carcere  e  non  mi  avete  visitato  (Mt.  25,  42-43).  E  ad  essi,  subito  prima  dice:
                  Allontanatevi da me, maledetti, nel fuoco eterno che è stato preparato per il diavolo e i
                  suoi  angeli  (Mt.  25,  41).  Ecco,  quelli  non  ascoltano  affatto  questa  sentenza  perché
                  abbiano commesso rapine e ogni genere di violenze, ma tuttavia vengono abbandonati
                  al  fuoco  dell’eterna  geenna.  Da  ciò  bisogna  dedurre  quanto  sarà  grande  la  pena  che
                  colpirà coloro che rapiscono i beni altrui, se vengono colpiti con una punizione tanto
                  grande coloro che semplicemente conservano troppo gelosamente i propri. Valutino con
                  quale  peccato  li  avvince  il  bene  rapito  se  quello  che  non  è  stato  semplicemente
                  partecipato sottopone a una tale pena. Valutino che cosa meriti una ingiustizia inferta, se
                  è degno di così grande castigo l’avere mancato di offrire pietà. Quando si propongono
                  di rubare i beni altrui, ascoltino ciò che è scritto: Guai a colui che moltiplica i beni non
                  propri: fino a quando accumula contro di sé denso fango? (Ab. 2, 6).  Per un avaro,
                  cioè, accumulare il peso di denso fango significa accumulare guadagni terrestri col peso
                  del peccato. Quando bramano di dilatare sempre più l’ampiezza della loro abitazione,
                  ascoltino ciò che è scritto: Guai a voi che aggiungete casa a casa e unite campi a campi
                  fino ai confini del paese. Forse abitate solo voi in mezzo alla terra? (Is. 5, 8). Come se
                  dicesse apertamente: Fin dove volete estendervi, voi che, in questo mondo che è di tutti,
                  non  potete  avere  altri  partecipi  della  vostra  fortuna?  In  effetti  voi  opprimete  i  vostri
                  vicini,  ma  trovate  sempre  contro  chi  farvi  valere  per  estendervi.  Quando  anelano  ad
                  aumentare il loro denaro, ascoltino ciò che è scritto: L’avaro non si riempie col denaro e
                  chi ama le ricchezze non trarrà frutto da esse (Qo. 5, 9). Certo ne trarrebbe frutto se
                  volesse distribuirle bene senza amarle, ma chi le conserva con amore le abbandonerà
                  assolutamente senza frutto. Quando ardono di riempirsi di tutte le ricchezze insieme,
                  ascoltino ciò che è scritto: Chi ha fretta di arricchirsi non sarà senza colpa (Prov. 28,
                  20); infatti è certo, che chi aspira ad aumentare le sue ricchezze, trascura di evitare il
                  peccato e, catturato come un uccello, mentre fissa avidamente l’esca di beni terreni, non
                  si accorge da quale laccio di peccato resta strangolato. Quando desiderano guadagni di
                  qualsiasi genere, del mondo presente, e ignorano i danni che dovranno patire in quello
                  futuro, ascoltino ciò che è scritto: L’eredità per la quale ci si affretta in principio, alla
                  fine non avrà benedizione (Prov. 20, 21). Cioè, da questa vita noi traiamo inizio per
                  giungere a ottenere benedizione alla fine; pertanto, chi ha fretta di ereditare in principio,
                  taglia  via  da  sé  la  sorte  della  benedizione  alla  fine.  Poiché,  mentre  per  il  peccato  di
                  avarizia bramano di moltiplicare qui i loro beni, là resteranno diseredati del patrimonio
                  eterno.  Quando  o  ambiscono  a  molti  beni  o  possono  raggiungere  tutto  quanto  hanno
                  ambito, ascoltino ciò che è scritto: Che cosa giova all’uomo se guadagna tutto il mondo
                  ma reca danno alla sua anima? (Mt. 16, 26). È come se la Verità dicesse apertamente:
                  Che cosa giova all’uomo raccogliere tutto quello che esiste fuori di lui, se danna questa
                  sola cosa che è lui stesso? Tuttavia spesso si corregge più rapidamente l’avarizia degli
                  uomini rapaci, se nelle parole di chi li ammonisce si dimostra quanto sia fugace la vita
                  presente; se si richiama la memoria di coloro che a lungo hanno cercato di arricchire in
                  questa vita e tuttavia non poterono restare a lungo a  godere delle ricchezze ottenute,
                  poiché la morte improvvisa, di colpo e tutto in una volta, ha portato via tutto ciò che,
                  non di colpo né tutto in una volta, la loro iniquità aveva messo insieme; ed essi non
                  solamente  lasciarono  qui  le  ricchezze  rubate,  ma  condussero  con  sé,  al  giudizio,  le
                  accuse di rapina. Ascoltino dunque gli esempi offerti da costoro, che senza dubbio loro
   57   58   59   60   61   62   63   64   65   66   67