Page 64 - La Regola Pastorale
P. 64

bisogna ammonire coloro che distribuiscono ciò che hanno e poi non cessano di rapire i
                  beni  altrui, a non aspirare di  apparire sommamente munifici  e  così  divenire peggiori
                  sotto l’apparenza del bene. Costoro infatti, distribuendo senza discrezione i propri beni,
                  non solo, come abbiamo già detto, cadono nella mormorazione dell’impazienza, ma poi,
                  costretti  dal  bisogno, ripiegano fino  all’avarizia. Che cosa  c’è dunque di  più infelice
                  dell’animo di coloro per i quali l’avarizia nasce dalla liberalità e la messe dei peccati è
                  come  avesse  il  suo  seme  nella  virtù?  Così  bisogna  innanzi  tutto  ammonirli  a  sapere
                  conservare  con  raziocinio  i  propri beni  e quindi a non ambire a quelli  degli  altri;  se
                  infatti la colpa non viene bruciata alla radice proprio nel suo stesso espandersi, la spina
                  dell’avarizia, diffondendosi per i rami, non si secca mai. Pertanto si toglie l’occasione di
                  rubare, se in precedenza si stabiliscono con chiarezza i limiti del diritto di possedere.
                  Allora  solo,  coloro  che  sono  stati  così  ammoniti,  ascoltino  in  che  modo  devono
                  distribuire, secondo misericordia, ciò che possiedono; cioè, quando avranno imparato a
                  non mescolare il bene della misericordia con la malizia del furto, giacché essi ricercano
                  poi, con la violenza, ciò che hanno elargito con la misericordia. Ma altra cosa è fare
                  misericordia per i peccati e altra peccare per fare misericordia; che, fra l’altro, non si
                  può nemmeno più chiamare misericordia, poiché non può dare dolce frutto l’albero che
                  diviene amaro per il veleno di una radice pestifera. È perciò, infatti, che per mezzo del
                  profeta  il  Signore  rimprovera  gli  stessi  sacrifici  dicendo:  Io,  il  Signore,  che  ama  la
                  giustizia e odia  la  rapina nel  sacrificio  (Is.  61,  8).  Perciò  ancora disse:  Abominevoli
                  sono i sacrifici degli empi, che vengono offerti dal delitto (Prov. 21, 27). Poiché essi
                  spesso sottraggono anche ai poveri ciò che offrono a Dio. Ma con quanto biasimo li
                  rifiuti, il Signore lo dimostra dicendo, per mezzo di un sapiente: Chi offre un sacrificio
                  con le sostanze dei poveri è come uno che immola un figlio alla vista di suo padre (Sir.
                  34, 24). Infatti, che cosa può esserci di pila insopportabile che la morte del figlio davanti
                  agli occhi del padre? Si manifesta così con quanta ira sia riguardato questo sacrificio
                  che viene paragonato al dolore di un padre privato del figlio. E tuttavia spesso pesano
                  quel che danno, ma omettono di considerare quel che rubano. Contano quel che danno
                  come fosse una paga, ma rifiutano di pesare attentamente le colpe. Ascoltino pertanto
                  ciò che è scritto: Chi ha raccolto le paghe le ha messe in un sacchetto bucato (Ag. 1, 6),
                  poiché si vede, quando si mette il denaro in un sacchetto bucato, ma non si vede quando
                  lo si perde. Pertanto, coloro che guardano a quanto elargiscono, ma non considerano
                  quanto  rapiscono,  mettono  le  paghe  in  un  sacchetto  bucato,  perché  certamente  le
                  accumulano guardando alla speranza di ricompensa cui si affidano; ma senza guardare
                  le perdono.

                  22 — Come bisogna ammonire i litigiosi e i pacifici

                  Diverso  è  il  modo  di  ammonire  i  litigiosi  e  i  pacifici.  Infatti,  i  litigiosi  bisogna
                  ammonirli a sapere con assoluta certezza che, per quanto grandi siano le virtù di cui
                  abbondano, non di meno non possono diventare spirituali, se trascurano di restare uniti
                  al prossimo nella concordia. Poiché è scritto: Frutto, poi, dello spirito è carità, gioia,
                  pace (Gal. 5, 22). Dunque, chi non ha cura di conservare la pace, rifiuta di portare il
                  frutto  dello  spirito.  Perciò  Paolo  dice:  Dal  momento  che  ci  sono  fra  voi  gelosie  e
                  contese, non siete carnali? (1 Cor. 3, 3). Perciò di nuovo dice pure: Cercate la pace con
                  tutti e una vita santa senza la quale nessuno vedrà Dio (Ebr. 12, 14).  Perciò ancora
                  ammonisce dicendo: Solleciti a conservare l’unità dello spirito: nel vincolo della pace:
                  un solo corpo e un solo spirito, come siete stati chiamati ad una sola speranza della
   59   60   61   62   63   64   65   66   67   68   69