Page 61 - La Regola Pastorale
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ascoltino ciò che è scritto: Quando avrete fatto tutto quello che vi è stato ordinato, dite:
Siamo servi inutili, abbiamo fatto quello che dovevamo fare (Lc. 17, 10). E perché la
tristezza non guasti la liberalità, ascoltino ciò che è scritto: Dio ama chi dà con gioia (2
Cor. 9, 7). Affinché non cerchino una lode passeggera in cambio del dono, ascoltino ciò
che è scritto: Non sappia la tua sinistra ciò che fa la tua destra (Mt. 6, 3), cioè: a un
dono fatto con intenzione pia, non si mescoli la gloria della vita presente, e il desiderio
della lode non tocchi un’azione giusta. Affinché non cerchino il contraccambio della
grazia fatta, ascoltino ciò che è scritto: Quando fai un pranzo o una cena, non invitare i
tuoi amici o i tuoi fratelli o i parenti o i vicini ricchi, perché non avvenga che essi ti
ricambino l’invito e tu ne abbia il compenso; invece, quando fai un pranzo, invita i
poveri, i malati, gli zoppi, i ciechi; e sarai beato perché loro non hanno da restituirti
(Lc. 14, 12 ss.). E affinché non si tardi a dare ciò che va dato in fretta, ascoltino ciò che
è scritto: Non dire al tuo amico: Va’ e ritorna e domani ti darò, quando puoi dare
subito (Prov. 3, 28). Affinché, sotto il pretesto della liberalità, non dissipino inutilmente
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ciò che possiedono, ascoltino ciò che è scritto: Sudi, l’elemosina nella tua mano . E
perché non diano poco là dove è necessario molto, ascoltino ciò che è scritto: Chi
semina con parsimonia, mieterà pure con parsimonia (2 Cor. 9, 6). Affinché, dove
basta poco non offrano molto, e poi loro stessi, non potendo in alcun modo sopportare
l’indigenza, erompano nell’impazienza, ascoltino ciò che è scritto: Non perché ci sia
sollievo per gli altri e tribolazione per voi, ma perché nell’uguaglianza, la vostra
abbondanza supplisca la loro indigenza, e la loro abbondanza venga a supplire la
vostra indigenza (2 Cor. 8, 13-14). Infatti, quando l’animo di chi dà non sa sopportare
l’indigenza, se si priva di molto cerca un’occasione di impazienza contro se stesso.
Poiché prima bisogna predisporre l’animo alla pazienza e solo allora distribuire molto o
anche tutto, perché non vada perduta la mercede della liberalità prestata; e la
mormorazione che inoltre si aggiungerebbe non faccia perire più gravemente l’anima
per il fatto che non si riesce a sopportare in pace l’improvviso bisogno. Affinché non
avvenga che non diano nulla affatto a coloro cui qualcosa, anche poco, bisogna dare,
ascoltino ciò che è scritto: Da’ a chiunque ti chiede (Lc. 6, 30). Ma affinché non diano,
anche poco, a chi non debbono assolutamente nulla, ascoltino ciò che è scritto: Da’ al
buono e non accogliere il peccatore: fa’ il bene all’umile e non dare all’empio (Sir. 12,
5-6). E ancora: Poni il tuo pane e il tuo vino sul sepolcro del giusto, e non mangiarne né
berne insieme con i peccatori (Tob. 4, 18). Infatti offre ai peccatori il suo pane e il suo
vino colui che dà sussidi agli iniqui perché sono iniqui; perciò anche parecchi ricchi di
questo mondo, mentre i poveri di Cristo sono afflitti dalla fame, mantengono con effusa
liberalità gli istrioni. Chi invece dà il suo pane a un povero, anche peccatore, non perché
è peccatore ma perché è uomo, evidentemente non mantiene un peccatore ma un povero
giusto, poiché in lui non ama la colpa ma la. natura. Bisogna ammonire coloro che già
distribuiscono i propri beni con misericordia, ad attendere con gran cura, mentre le
elemosine redimono i peccati commessi, a non commetterne degli altri; e non stimino
venale la giustizia di Dio così da pensare di poter peccare impunemente proprio mentre
si preoccupano di distribuire denari per i peccati. Infatti l’anima vale più del cibo e il
corpo più del vestito (Mt. 6, 25); chi allora dà cibo o vestito ai poveri, ma si macchia
con l’iniquità dell’anima o del corpo, ha offerto ciò che vale di meno alla giustizia e ciò
che vale di più al peccato; infatti, a Dio ha dato i suoi beni, e al diavolo se stesso. Al
contrario, bisogna ammonire coloro che ancora si danno da fare per rapire i beni degli
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Uno dei detti del Signore di cui si ignora la fonte. Si ritrova in sant’Agostino (Enarr. in Ps. 102, 12; e in
Ps. 146, 17) e in altri autori medievali.