Page 56 - La Regola Pastorale
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ciò che trascurano; e gli orgogliosi ascoltino quanto è passeggero ciò che ambiscono ed
eterno ciò che perdono. Ascoltino gli umili, dalla maestra voce della Verità: Chi si
umilia sarà esaltato (Lc. 18, 14); ascoltino gli orgogliosi: Chi si esalta sarà umiliato
(Lc. 18, 14). Ascoltino gli umili: L’umiltà precede la gloria (Prov. 15, 33); ascoltino gli
orgogliosi: Lo spirito si esalta prima della rovina (Prov. 16, 18). Ascoltino gli umili: A
chi volgerò lo sguardo se non all’umile e tranquillo e che teme le mie parole? (Is. 66,
2); ascoltino gli orgogliosi: Perché insuperbisce la terra e la cenere? (Sir. 10, 9).
Ascoltino gli umili: Dio volge lo sguardo alle cose umili (Sal. 137, 6); ascoltino gli
orgogliosi: e conosce da lontano le alte (Sal. 137, 6). Ascoltino gli umili: Poiché il
Figlio dell’Uomo non è venuto per essere servito ma per servire (Mt. 20, 28); ascoltino
gli orgogliosi: poiché la superbia è l’inizio di ogni peccato (Sir. 10, 15). Ascoltino gli
umili: poiché il nostro Redentore umiliò se stesso fatto obbediente fino alla morte (Fil.
2, 8); ascoltino gli orgogliosi ciò che è scritto del loro capo: Egli è re sopra tutti i figli
della superbia (Giob. 41, 25). Dunque, la superbia del diavolo fu l’occasione della
nostra perdizione, e l’umiltà di Dio fu trovata argomento della nostra redenzione. Infatti
il nostro nemico, creatura come tutte, volle apparire innalzata su tutte; ma il nostro
Redentore, pur rimanendo grande su tutte,. si degnò di diventare piccolo fra tutte. Si
dica dunque agli umili che nel loro abbassarsi si elevano alla somiglianza di Dio; si dica
agli orgogliosi che con il loro innalzarsi cadono ad imitazione dell’angelo apostata.
Perciò, che cosa c’è di più basso dell’orgoglio, che nel tendersi al di sopra di sé si
allontana dalla misura della vera altezza? E che cosa è più sublime dell’umiltà che
nell’abbassarsi fino al fondo si unisce al suo Creatore, il quale rimane al di sopra
dell’altezza più eccelsa? C’è tuttavia dell’altro che in essi si deve valutare con prudenza,
poiché spesso alcuni restano ingannati dalla apparenza di umiltà e altri peccano per
ignoranza del proprio orgoglio. Spesso infatti ad alcuni che si stimano umili si unisce un
timore che non deve essere portato a uomini; mentre non di rado l’affermazione di una
propria franchezza accompagna gli orgogliosi; e così, quando bisogna rimproverare
certi vizi altrui, i primi tacciono per timore, e tuttavia pensano di tacere per umiltà; i
secondi invece parlano con l’impazienza dell’orgoglio e si immaginano di parlare mossi
da una libera rettitudine. Dunque, la colpa della paura, sotto l’apparenza dell’umiltà,
trattiene quelli dal rimproverare i vizi altrui; mentre, sotto l’immagine di uno spirito
libero, la sfrenatezza dell’orgoglio spinge questi a fare rimproveri che non devono, o a
fare più rimproveri di quel che devono. Perciò gli orgogliosi vanno ammoniti a non
essere franchi di quanto è conveniente; e gli umili a non stare sottomessi più di quanto è
opportuno, affinché i primi non voltino in difesa della giustizia l’esercizio della
superbia, e i secondi, quando si applicano a sottomettersi agli uomini più del necessario,
non siano spinti a rispettare anche i loro vizi. Bisogna però considerare che spesso si
correggono più utilmente gli orgogliosi, se mescoliamo le correzioni con qualche
incoraggiamento di lode. Infatti, bisogna riconoscere altre cose buone che sono in loro
o, se non ci sono, dire almeno quelle che potrebbero esserci; solo allora si deve togliere
quanto c’è in loro di male che a noi dispiace, quando cioè è stato fatto precedere il
ricordo delle loro cose buone e che ci piacciono, con cui il loro cuore si è disposto a un
ascolto placato. Infatti, anche i cavalli irrequieti li tocchiamo prima con mano leggera,
per sottometterceli poi più pienamente anche con le frustate; e a un bicchiere di amara
medicina si aggiunge la dolcezza del miele perché ciò che deve giovare alla salute non
debba essere gustato proprio col sapore di un’aspra amarezza; e invece, mentre il gusto
resta ingannato dalla dolcezza, l’umore mortifero viene espulso con l’amarezza.
Pertanto, nell’accusa rivolta agli orgogliosi, l’inizio deve essere temperato con la lode,