Page 53 - La Regola Pastorale
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dall’intenzione di una pia utilità. Se dunque si esige il rendiconto di una parola oziosa,
                  pensiamo  quale  pena  attenda  il  molto  parlare  in  cui  si  pecca  anche  con  parole  che
                  arrecano danno.

                  15 — Come si devono ammonire i pigri e i precipitosi

                  Diverso è il modo di ammonire i pigri e i precipitosi. I primi bisogna persuaderli a non
                  perdere quei beni di cui differiscono l’adempimento; gli altri invece bisogna ammonirli
                  che, col prevenire incautamente, per la loro fretta, il tempo di fare certe opere buone,
                  rischiano di mutarne i meriti. E così bisogna inculcare nei pigri che ciò che speso non
                  vogliamo  fare  al  momento  opportuno  mentre  lo  possiamo,  poco  dopo,  quando  lo
                  vorremmo,  non  ne  siamo  più  in  grado;  poiché  la  stessa  pigrizia  della  mente,  se  non
                  viene  accesa  e  stimolata  da  un  ardore  appropriato,  viene  uccisa  del  tutto,  quanto  al
                  desiderio  delle  buone  opere,  da  un  torpore  sotterraneo  e  crescente.  Perciò  è  detto
                  apertamente per mezzo di Salomone: La pigrizia fa venire sonno (Prov. 19, 15). Il pigro
                  infatti, nella rettitudine del suo sentire, si può dire che veglia, nonostante il torpore del
                  suo non far nulla; ma si dice che la pigrizia fa venire sonno, perché, se si cessa dalla
                  pratica  del  bene  operare  a  poco  a  poco  si  perde  anche  la  vigilanza  del  retto  sentire.
                  Perciò  giustamente  prosegue:  E  l’anima  indolente  soffrirà  la  fame  (Prov.  19,  15).
                  Infatti,  poiché non si  dirige verso l’alto col  suo sforzo, con la trascuratezza di  sé, si
                  espande verso il basso, nei suoi desideri; e non essendo costretta dal vigore di interessi
                  elevati, è ferita dalla fame di una bassa cupidigia, così che quanto più trascura di legarsi
                  alla disciplina tanto più si dissipa, affamata, nei desideri dei piaceri. Perciò ancora dal
                  medesimo Salomone è scritto: Ogni ozioso vive nei desideri (cf. Prov. 21, 26). Perciò la
                  Verità stessa ci annuncia che quando uno spirito immondo è uscito da una casa questa è
                  pura, ma se quando quello ritorna essa è vuota, viene poi occupata da spiriti tanto più
                  numerosi (cf. Mt. 12, 44). Spesso il pigro, mentre trascura di fare le cose necessarie,
                  alcune se le immagina difficili e altre le teme infondatamente; e trovata la scusa con cui
                  giustificare  il  suo  timore,  pretende  di  dimostrare  che  il  suo  dormire  in  ozio  non  è
                  ingiustificato. A lui bene viene detto per mezzo di Salomone:  Il pigro non ha voluto
                  arare per il freddo; dunque in estate andrà a mendicare, e non gliene daranno (Prov.
                  20, 4). Il pigro non ara per il freddo quando, costretto dal sonno della pigrizia, trascura
                  di  fare  le  opere  buone  che  deve;  non  ara  per  il  freddo  quando  tralascia  di  fare  cose
                  importanti  per  timore  di  piccoli  mali  in  contrario.  Ed  è  ben  detto:  In  estate  andrà  a
                  mendicare e non gliene daranno, infatti chi ora non fatica nelle buone opere, quando il
                  sole  del  giudizio  apparirà  più  bruciante,  in  quella  estate,  mendicherà  senza  ricevere
                  nulla perché invano andrà a questuare all’ingresso del Regno. E di nuovo per mezzo del
                  medesimo Salomone si dice giustamente a costui: Chi bada al vento non semina; e chi
                  considera  le  nubi  non  miete  (Qo.  11,  4).  Che  cosa  si  esprime  col  vento  se  non  la
                  tentazione degli spiriti maligni? E che cosa con le nubi, che sono mosse dal vento, se
                  non le ostilità di uomini iniqui? Evidentemente, le nubi sono spinte dai venti perché gli
                  uomini iniqui sono eccitati dal soffio degli spiriti immondi; pertanto, chi bada al vento
                  non semina, e chi considera le nubi non miete mai, perché chi teme la tentazione degli
                  spiriti  maligni  e  chi  teme  la  persecuzione  di  uomini  iniqui  né  semina  il  grano  delle
                  buone opere né taglia i covoni della santa retribuzione. Al contrario, i precipitosi che
                  prevengono il tempo delle buone azioni, ne pervertono il merito e spesso cadono nel
                  male perché non hanno alcun discernimento del bene. Essi non indagano quale sia il
                  momento giusto di compiere qualcosa, ma per lo più se ne rendono conto solo quando
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