Page 54 - La Regola Pastorale
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l’hanno fatta, con l’accorgersi che così non avrebbero dovuto farla. Ad essi, come a chi
ascolta, viene detto da Salomone: Figlio, non fare nulla senza consiglio, e dopo che
l’hai fatto non ti pentirai (Sir. 32, 24). E ancora: Le tue palpebre precedano i tuoi passi
(Prov. 4, 25). Le palpebre precedono i passi quando retti consigli prevengono il nostro
agire. Chi infatti trascura di considerare in precedenza ciò che prevede di fare, drizza i
suoi passi, chiude gli occhi e giunge al termine del suo cammino, ma non si fa precedere
dalle sue stesse previsioni e perciò cade a terra più rapidamente, perché non fa
attenzione, attraverso la palpebra del consiglio, a dove deve mettere il piede dell’opera.
16 — Come si devono ammonire i mansueti e gli iracondi
Diverso è il modo di ammonire i mansueti e gli iracondi. Spesso infatti, quando i
mansueti hanno qualche responsabilità di guida, soffrono di una certa lentezza di
decisione unita alla loro mitezza; e per lo più, per via di una pacatezza eccessivamente
rilassata, addolciscono oltre il necessario il vigore della severità. Al contrario, gli
iracondi, quando ricevono posti di governo, quanto più si lasciano travolgere
dall’impeto dell’ira all’esagitazione della mente, tanto più turbano anche la vita dei
sudditi disperdendone la tranquillità e la pace. Quando il furore li spinge a trascendere
inconsideratamente, ignorano ciò che fanno nell’impeto dell’ira e anche il male che
nell’impeto dell’ira ricevono da se stessi. Spesso però, ciò che è più grave, giudicano lo
stimolo della propria ira zelo di giustizia; e quando il vizio passa per una virtù, senza
timore si accumula colpa su colpa. Infatti, spesso, i mansueti intorpidiscono per la noia
della rilassatezza; e gli iracondi peccano per zelo di rettitudine. Pertanto, per i primi, si
tratta di un vizio che nascostamente si aggiunge a una virtù; agli altri invece, il proprio
vizio appare come virtù ardente. Dunque, bisogna ammonire quelli a fuggire ciò che
hanno presso di sé, e questi a badare a ciò che hanno in sé; quelli discernano ciò che non
hanno, questi ciò che hanno: i mansueti abbraccino la sollecitudine; gli iracondi
bandiscano l’agitazione. Bisogna ammonire i mansueti che si studino di avere spirito di
emulazione per la giustizia; e gli iracondi ad aggiungere la mansuetudine a questo
medesimo spirito che essi credono di possedere. Perciò infatti lo Spirito Santo ci si è
mostrato come colomba e come fuoco, per presentarci tutti quelli che riempie, mansueti
per la semplicità della colomba e ardenti per il fuoco dello zelo. Pertanto, non è pieno
dello Spirito Santo né colui che, tranquillo della sua mansuetudine, tralascia il fervore
dello zelo, né colui che ancora per l’ardore dello zelo, perde la virtù della mansuetudine.
Ma forse ci spieghiamo meglio se portiamo come esempio il magistero di Paolo, il
quale, a due discepoli, forniti di non diversa carità, dà tuttavia consigli diversi, per la
predicazione. Infatti, ammonendo Timoteo dice: Confuta, esorta e rimprovera con ogni
pazienza e dottrina (2 Tim. 4, 2); ammonisce anche Tito dicendo: Di’ queste cose ed
esorta e confuta con ogni autorità (Tit. 2, 15). A che cosa si deve che egli applichi tanto
sapientemente la sua dottrina che, nel proporla, ad uno consiglia l’autorità e all’altro la
pazienza, se non al fatto che conosceva lo spirito più mansueto di Tito e quello un poco
più fervido di Timoteo? Perciò infiamma quello, con l’amore dello zelo e modera
questo, con la dolcezza della pazienza: aggiunge ciò che manca all’uno e toglie ciò che
è di troppo nell’altro; si sforza di stimolare il primo e di frenare il secondo, e come
grande agricoltore della Chiesa che ha ricevuto, annaffia alcuni rami perché crescano, e
altri che vede crescere più del normale li pota affinché non accada che, o non crescendo
non portino frutto o crescendo eccessivamente perdano quello che hanno già dato. Ma è
molto diversa l’ira che accompagna l’emulazione per la giustizia, dall’ira che turba un