Page 40 - La Regola Pastorale
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trattenerli dal vizio della sfrontatezza se non un duro rimprovero, mentre gli altri per lo
                  più si dispongono al meglio con una esortazione moderata. Quelli non si accorgono di
                  fare il male se non ricevono rimproveri da più parti; a convertire i timidi, per lo più è
                  sufficiente che il maestro gli richiami alla  mente con dolcezza le loro mancanze. Gli
                  sfrontati, li corregge meglio chi li affronta con un violento rimprovero, ma coi timidi si
                  raggiunge un miglior risultato se si sfiora appena ciò che in essi occorre rimproverare.
                  Perciò il Signore, rimproverando apertamente il popolo sfrontato dei Giudei, dice: La
                  tua  fronte  è  divenuta  come  quella  di  una  donna  prostituta:  non  hai  voluto  arrossire
                  (Ger. 3, 3). E di nuovo conforta colei che si vergogna, dicendo: Ti dimenticherai della
                  vergogna  della  tua  adolescenza,  e  non  ricorderai  l’obbrobrio  della  tua  vedovanza,
                  perché sarà tuo Signore colui che ti ha fatta (Is. 54, 4-5). E Paolo sgrida apertamente
                  anche i Galati che peccavano con sfrontatezza, dicendo: O Galati insensati, chi vi ha
                  affascinato? (Gal. 3, 1) E ancora: Siete così stolti che dopo avere incominciato con lo
                  spirito finite con la carne? (Gal. 3, 3). Ma le colpe dei timidi le rimprovera quasi con
                  compassione, dicendo: Ho gioito grandemente nel Signore che finalmente sono rifioriti
                  i vostri sentimenti verso di me, come già li avevate ma eravate presi [da altro] (Fil. 4,
                  10).  E  così,  col  rimprovero  duro  toglieva  le  colpe  degli  uni,  e  con  parole  più  dolci
                  copriva la negligenza degli altri.

                  8 — Come bisogna ammonire i presuntuosi e i pusillanimi

                  Diverso è il modo di ammonire i presuntuosi e i pusillanimi. Quelli infatti, sono molto
                  sicuri di sé e rimproverano sdegnosamente gli altri; questi invece, troppo consci della
                  propria debolezza, per lo più  si  lasciano andare alla disperazione.  I primi hanno una
                  straordinaria  altissima  stima  di  tutto  ciò  che  compiono;  gli  altri  giudicano  affatto
                  spregevole  ciò  che  fanno  e  perciò  si  scoraggiano  e  disperano.  Per  questo,  chi  deve
                  riprendere  le  azioni  dei  presuntuosi,  deve  discuterle  con  grande  sottigliezza  per
                  dimostrare loro che ciò in cui essi piacciono a se stessi, dispiacciono a Dio. È allora
                  infatti che li correggiamo meglio, cioè quando dimostriamo loro che quel che credono di
                  aver fatto bene è fatto male, così che proprio di dove si crede di aver raggiunto la gloria
                  provenga un utile turbamento. Spesso però, quando proprio non si rendono conto per
                  nulla di peccare di presunzione, si correggono più rapidamente se restano confusi per il
                  rimprovero rivolto a un’altra colpa più manifesta scoperta in loro, così che da ciò di cui
                  non  sono  in  grado  di  difendersi  riconoscano  che  non  sostengono  rettamente  ciò  che
                  difendono. Perciò Paolo, rivolgendosi ai Corinzi che vedeva presuntuosamente gonfi gli
                  uni verso gli altri dire che uno era di Paolo, l’altro di Apollo, l’altro di Cefa, l’altro di
                  Cristo (cf. 1 Cor. 1, 12), tirò fuori quel peccato di incesto che era stato commesso presso
                  di loro e restava impunito, dicendo: Si sente dire che si dà una fornicazione tra di voi, e
                  una  tale  fornicazione  quale  non  è  ammissibile  neppure  fra  i  gentili,  e  cioè  che  uno
                  abbia come sua la moglie di suo padre. E voi vi siete gonfiati e non avete fatto piuttosto
                  lutto, perché fosse tolto di tra voi colui che ha commesso una tale azione (1 Cor. 5, 1-2).
                  Come se dicesse apertamente: Perché nella vostra presunzione dite di essere di questo e
                  di quello, voi che mostrate di non essere di nessuno per questa negligenza con cui vi
                  siete sciolti da ogni legame? Al contrario, riconduciamo al bene i pusillanimi in modo
                  più  appropriato  se  ci  informiamo  indirettamente  di  qualche  loro  buona  azione  e,
                  lodandola,  li  confortiamo  nello  stesso  momento  in  cui  li  dobbiamo  accusare
                  rimproverandogliene altre; affinché la lode ricevuta sostenga la loro timidezza mentre
                  riceve il castigo dal rimprovero della colpa. Spesso tuttavia otteniamo un risultato più
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