Page 34 - La Regola Pastorale
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PARTE TERZA
COME DEVE INSEGNARE E AMMONIRE I SUDDITI
UNA GUIDA DELLE ANIME
CHE HA BUONA CONDOTTA DI VITA
Prologo
Poiché abbiamo indicato come deve essere il Pastore, ora intendiamo dimostrare quale
debba essere il suo insegnamento. Infatti, come insegnò molti anni prima di noi
Gregorio di Nazianzo di venerabile memoria, non a tutti si adatta un unico e medesimo
genere di esortazione poiché sono diversi la natura e il comportamento di ciascuno, e
spesso ciò che giova agli uni nuoce agli altri. Così accade non di rado che certe erbe
adatte a nutrire alcuni animali ne uccidono altri o che un leggero fischio che acquieta i
cavalli eccita i cagnolini; e una medicina che fa passare una malattia ne aggrava
un’altra; e il pane che rinvigorisce le persone forti uccide i bambini piccoli. Dunque, il
discorso di chi insegna deve essere fatto tenendo conto del genere degli ascoltatori per
essere adeguato a quella che è la condizione propria dei singoli e tuttavia non decadere
dal suo proprio genere che è di servire alla comune edificazione. Infatti che cosa sono le
menti degli ascoltatori se non, per così dire, corde ben tese di una cetra che l’artista
tocca con diversa intensità per produrre un’armonia che si accordi col canto?
E le corde danno un’armonia ben modulata, perché sono toccate da un unico plettro ma
con vibrazioni diverse. Perciò il maestro per edificare tutti nell’unica virtù della carità
deve toccare il cuore degli ascoltatori con una sola dottrina ma con un diverso genere di
esortazione.
1 — Nell’arte della predicazione bisogna osservare una grande diversità di modi
Infatti deve essere diverso il modo con cui si ammoniscono gli uomini e le donne.
Diversa l’ammonizione per i giovani e per i vecchi; per i poveri e per i ricchi; per gli
allegri e per i tristi; per i sudditi e per i prelati; per i servi e per i padroni; per i sapienti
di questo mondo e per gli incolti; per gli sfrontati e per i timidi; i presuntuosi e i
pusillanimi; gli impazienti e i pazienti; i benevoli e gli invidiosi; i semplici e gli
insinceri; i sani e i malati; coloro che temono i castighi e perciò conducono una vita
innocente e quelli tanto induriti nell’iniquità che neppure i castighi li correggono; i
taciturni e i chiacchieroni; i pigri e i precipitosi; i mansueti e gli iracondi; gli umili e gli
orgogliosi; gli ostinati e gli incostanti; i golosi e i temperanti; quelli che distribuiscono
per misericordia i propri beni, e coloro che fanno di tutto per rapire quelli degli altri;
quelli che né rapiscono i beni altrui né elargiscono i propri, e coloro che distribuiscono
ciò che hanno e tuttavia non desistono dal rapire i beni altrui; i litigiosi e i pacifici; i
seminatori di discordia e gli operatori di pace; coloro che non intendono rettamente le
parole della legge divina, e coloro che, invece, le intendono certo rettamente ma non ne
parlano umilmente; coloro che sono in grado di predicare degnamente ma temono di
farlo per eccessiva umiltà e quelli a cui sarebbe proibito da qualche difetto o dall’età e
tuttavia l’irruenza li spinge a farlo; quelli che prosperano in tutto quel che desiderano
nei beni temporali, e quelli che, pur accesi di desiderio delle cose mondane, durano la