Page 27 - La Regola Pastorale
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anime possa infondere le verità spirituali e anche provvedere alle necessità esteriori con
una attenzione del pensiero che però non gli danneggi. Così, i Pastori siano ferventi
degli interessi spirituali dei loro sudditi, purché in questo non tralascino di provvedere
pure alla loro vita esteriore. Infatti, come abbiamo detto, è comprensibile che l’animo
del gregge non creda alla predicazione che dovrebbe accogliere, se il Pastore tralascia la
cura dell’aiuto esterno. Perciò il primo Pastore ammonisce con sollecitudine dicendo:
Scongiuro gli anziani che sono tra voi, io anziano come loro e testimone dei patimenti
di Cristo e fatto partecipe della sua gloria che deve essere rivelata in futuro, pascete il
gregge di Dio che è tra voi. Ed egli stesso spiega a questo punto quale pascolo intenda,
se del cuore o del corpo, poiché aggiunge subito: Governandolo non per costrizione ma
spontaneamente, secondo Dio, non per turpe guadagno ma volontariamente (1 Pt. 5, 1).
E certo, con queste parole, previene piamente i Pastori perché, mentre soddisfano
l’indigenza dei sudditi, non uccidano se stessi con la spada dell’ambizione, e se per loro
mezzo il prossimo riceve il sollievo di aiuti materiali, loro stessi poi non rimangano
digiuni del pane della giustizia. Paolo eccita questa sollecitudine dei Pastori dicendo:
Chi non ha cura dei suoi, soprattutto dei familiari, ha rinnegato la fede ed è peggiore di
un infedele (1 Tim. 5, 8). E così, tra queste cose, bisogna però sempre temere e prestare
vigile attenzione che mentre si trattano affari esterni non se ne venga sommersi, privati
dell’intimo fervore; poiché spesso, come abbiamo già detto, le guide delle anime
piegano improvvisamente il loro cuore a servire le cure temporali, e così si raffredda
l’amore nel loro intimo, ed espandendosi al di fuori non temono di vivere nell’oblio, col
pretesto di doversi occupare delle anime. Pertanto, la cura che pure si deve avere nei
confronti dei bisogni materiali dei sudditi deve essere necessariamente contenuta entro
certi limiti. Perciò si dice bene in Ezechiele: I sacerdoti non si radano il capo, né si
tacciano crescere i capelli, ma li accorcino tagliandoli (Ez. 44, 20). Infatti sono
giustamente chiamati sacerdoti coloro che presiedono ai fedeli per offrire loro una guida
sacra. I capelli del capo sono i pensieri della mente volti a cure esteriori e finché
nascono insensibilmente sul capo designano le cure della vita presente, le quali
crescono, senza quasi che ce ne accorgiamo, da una sensibilità trascurata poiché
nascono talvolta in modo inopportuno. Dunque, poiché tutti quelli che presiedono
devono avere di fatto delle sollecitudini esteriori, senza d’altra parte dedicarsi ad esse
con eccessiva passione, giustamente si proibisce ai sacerdoti di radersi il capo e di farsi
crescere i capelli, affinché non taglino radicalmente da sé i pensieri che riguardano la
vita materiale dei sudditi, né d’altra parte diano loro troppo spazio in modo da farli
crescere. Perciò è ben detto: Accorcino i capelli tagliandoli, evidentemente nel senso
che se pure, per quel che è inevitabile, possono nascere preoccupazioni di cure
materiali, tuttavia esse devono essere tagliate ben presto perché non crescano
smodatamente. Pertanto, quando la vita materiale viene protetta attraverso la pratica di
una previdenza esteriore — e in più non è ostacolata dalla tensione spirituale, quando
questa è illuminata — è allora che i capelli sul capo del sacerdote vengono conservati
perché coprano la pelle, ma vengono tagliati perché non chiudano gli occhi.
8 — La guida delle anime, col suo zelo, non abbia di mira il favore degli uomini; e
tuttavia sia attento a ciò che ad essi deve piacere.
Oltre a ciò, è pure necessario che la guida delle anime esplichi una vigile cura perché
non la spinga la bramosia di piacere agli uomini, e quando si dedica assiduamente ad
approfondire le realtà interiori o distribuisce provvidamente i beni esteriori, non cerchi