Page 24 - La Regola Pastorale
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si pecca gravemente se nei confronti dei malvagi si custodisce più l’eguaglianza che la
disciplina. Infatti, Eli che, vinto da una falsa pietà, non volle punire i figli peccatori,
colpi se stesso insieme ai figli con una crudele condanna presso il severo Giudice (cf. 1
Sam. 4, 17-18); e perciò egli si sente dire dalla parola divina: Hai onorato i tuoi figli pia
di me (1 Sam. 2, 29). E Dio rimprovera i Pastori per mezzo dei profeti dicendo: Non
avete fasciato ciò che si era fratturato, non avete ricondotto ciò che era rigettato (Ez.
34, 4). Si riconduce chi è rigettato quando col vigore della sollecitudine pastorale si
richiama alla condizione di giustizia chiunque è caduto nella colpa. E la fasciatura
stringe la frattura quando la disciplina reprime la colpa, affinché la piaga non degeneri
fino alla morte se non la stringe la severità del castigo. Ma spesso la frattura si fa più
grave se viene fasciata senza precauzione e la ferita duole maggiormente se le bende la
stringono in modo eccessivo. Perciò è necessario che, quando per porvi rimedio si
comprime nei sudditi la ferita del peccato, si abbia grande sollecitudine di moderare la
stessa correzione perché, mentre si esercita verso i peccatori il dovere della disciplina,
non si venga meno ai sentimenti di pietà. Bisogna cioè avere cura che la pietà faccia
apparire ai sudditi madre colui che li guida, e la disciplina glielo mostri padre. E
pertanto bisogna provvedere con pronta e avvertita prudenza che la correzione non sia
troppo rigida o la misericordia troppo permissiva. Infatti, come abbiamo già detto nei
Libri Morali (Moralia, lib. 20, cap. 8), sia la disciplina che la misericordia vengono
meno se si esercita l’una senza l’altra; invece, nelle guide delle anime, devono trovarsi
verso i sudditi una misericordia che provvede secondo giustizia insieme a una disciplina
rigida secondo pietà. Ed è perciò che nell’insegnamento della Verità quell’uomo
semivivo viene condotto all’albergo dalla sollecitudine del Samaritano (cf. Lc. 10, 34) e
gli vengono somministrati vino e olio nelle sue ferite, chiaramente perché, per esse, egli
sperimenti la pungente disinfezione del vino e il conforto dell’olio che lenisce. È
assolutamente necessario che chi ha l’ufficio di curare le ferite somministri attraverso il
vino il morso pungente del dolore e attraverso l’olio la tenerezza della pietà, giacché col
vino si purifica il putridume e con l’olio si nutre e si ristora per la guarigione. Così,
bisogna mescolare la dolcezza con la severità; bisogna fare come un giusto
contemperamento dell’una e dell’altra affinché i sudditi non restino esasperati da troppa
asprezza e neppure infiacchiti da una eccessiva benevolenza. Ciò è ben rappresentato
dall’arca del Tabernacolo — secondo la parola di Paolo — nella quale si trovano
insieme alle tavole la verga e la manna (cf. Ebr. 9, 4); cioè, se nell’anima della buona
guida spirituale, insieme alla scienza della Sacra Scrittura c’è la verga della correzione,
ci sia anche la manna della dolcezza. Perciò dice David: La tua verga e il tuo bastone mi
hanno consolato (Sal. 22, 4), perché la verga ci colpisce e il bastone ci sostiene e se c’è
la correzione della verga che ferisce ci sia anche la consolazione del bastone che
sostiene. E così ci sia l’amore, non tale però che renda molli; ci sia il rigore non tale
però che esasperi; ci sia lo zelo che tuttavia non infierisce oltre misura; ci sia la pietà
che risparmia ma non più di quanto conviene; affinché nell’esercizio del governo,
conciliando giustizia e clemenza, il superiore muova il cuore dei sudditi col timore ma
usi con loro dolcezza, e con questa dolcezza li costringa al rispetto che il timore ispira.
7 — La guida delle anime non attenui la cura della vita interiore nelle occupazioni
esterne, né tralasci di provvedere alle necessità esteriori per la sollecitudine del bene
interiore
La guida delle anime non attenui la cura della vita interiore nelle occupazioni esterne,