Page 21 - La Regola Pastorale
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Giudice.  Tuttavia  quando  essi  con  la  loro  paziente  accondiscendenza  dispongono  il
                  prossimo alla confessione purificatrice è come se portassero su di sé il bacino davanti
                  alle porte del tempio, affinché chiunque si sforza di entrare per la porta dell’eternità,
                  manifesti al cuore del Pastore le sue tentazioni e — per così dire — lavi il suo pensiero
                  e  le  sue  azioni  nel  bacino  dei  buoi.  Accade  pure  spesso  che  il  Pastore  nell’ascoltare
                  benevolmente le tentazioni altrui ne diviene vittima egli stesso come senza dubbio resta
                  inquinata quella medesima acqua del bacino, nella quale si purifica la moltitudine del
                  popolo. Infatti mentre riceve l’impurità di coloro che si lavano, l’acqua viene come a
                  perdere  la  sua  limpida  purezza,  ma  non  si  deve  temere  che  avvenga  lo  stesso  del
                  Pastore, poiché Dio che pensa a tutto con cura minuziosa lo strappa alla sua tentazione
                  tanto  più  facilmente  quanto  maggiore  è  la  misericordia  con  cui  egli  si  carica  della
                  tentazione altrui.

                  6 — La guida delle anime sia umile alleato di chi fa il bene; e per il suo zelo della
                  giustizia sia inflessibile contro i vizi dei peccatori

                  La guida delle anime sia umile alleato di chi fa il bene e per il suo zelo della giustizia
                  sia  inflessibile  contro  i  vizi  dei  peccatori;  così  non  si  anteponga  in  nulla  ai  buoni,  e
                  quando la colpa dei malvagi lo esige, non esiti a riconoscere il potere del suo primato. In
                  tal modo,  lasciando da parte la dignità che riveste, si  consideri uguale  ai  sudditi  che
                  vivono operando il bene, e verso i malvagi non tema di affermare i diritti della verità e
                  della giustizia. Infatti, come ricordo di avere scritto nei libri morali (Moralia, lib. 21,
                  cap. 10), è certo che gli uomini sono tutti uguali per natura ma, variando l’ordine dei
                  meriti,  la  colpa  pospone  gli  uni  agli  altri.  Però,  anche  la  diversità  che  procede  dal
                  peccato è regolata dalla disposizione divina affinché, siccome non ogni uomo è in grado
                  di mantenersi in questa condizione di eguaglianza, ci siano alcuni uomini governati da
                  altri. Perciò tutti coloro che presiedono, in se stessi non debbono considerare il potere
                  del proprio grado ma l’eguaglianza secondo natura; non godano dunque di governare
                  sugli  uomini  ma  di  giovare  loro.  I  nostri  antichi  padri,  del  resto,  furono  pastori  di
                  pecore, non re di uomini; e quando il Signore disse a Noè e ai suoi figli:  Crescete e
                  moltiplicatevi e riempite la terra, subito aggiunse: E terrore di voi e tremore sia su tutti
                  gli animali della terra (Gen. 9, 1). Evidentemente, se viene prescritto che debba esserci
                  questo  terrore  e  tremore  sugli  animali  della  terra,  viene  senz’altro  proibito  che  esso
                  possa esercitarsi sugli uomini.  L’uomo  è stato preposto per natura agli animali bruti,
                  non agli altri uomini; e perciò gli viene detto che gli animali e non gli uomini lo devono
                  temere; quindi voler essere temuto da un eguale corrisponde ad una esaltazione contro
                  natura.  E  tuttavia  è  necessario  che  le  guide  delle  anime  incutano  timore  ai  sudditi
                  quando esse si accorgono che quelli non hanno alcun timore di Dio, affinché coloro che
                  non  hanno  paura  dei  giudizi  divini  temano  di  peccare  almeno  per  una  paura  umana.
                  Infatti,  coloro  che  sono  preposti  ad  altri  non  insuperbiscono  nella  ricerca  di  questo
                  timore,  poiché  con  essa  non  cercano  la  propria  gloria  ma  la  giustizia  dei  sudditi:
                  nell’esigere  timore  per  sé  da  coloro  che  conducono  una  vita  malvagia  è  come  se
                  governassero  animali  e  non  uomini,  perché  è  per  quella  parte  di  loro  con  cui  si
                  comportano da bestie che i sudditi debbono giacere persino prostrati dalla paura. Ma
                  spesso  chi  guida  delle  anime,  per  il  fatto  stesso  di  essere  preposto  ad  altri  si  gonfia
                  nell’esaltazione  del  suo  pensiero:  tutto  è  a  sua  disposizione,  i  suoi  ordini  vengono
                  prontamente  eseguiti  secondo  il  suo  desiderio,  tutti  i  sudditi  sono  pronti  a  lodarlo
                  ampiamente se fa qualcosa di buono e sono privi di autorità per contraddirlo per quello
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