Page 17 - La Regola Pastorale
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possa mostrare di quanta bellezza il velo omerale ricopra le sue spalle. Ed è anche
giustamente prescritto che il velo omerale sia d’oro, di violaceo, di porpora, di scarlatto
tinto due volte e di bisso ritorto (cf. Es. 28, 8), per dimostrare di quante virtù debba
risplendere il sacerdote. Ora, nell’abito del sacerdote, soprattutto rifulge l’oro poiché in
lui deve brillare principalmente una intelligenza sapiente. Ad esso si aggiunge il
violaceo che risplende di riflessi d’oro, affinché attraverso ogni conoscenza a cui
perviene, egli non ricerchi basse soddisfazioni, ma si innalzi all’amore delle cose
celesti; e non avvenga che mentre si lascia prendere incautamente dalle lodi che gli
vengono rivolte, resti privo proprio dell’intelligenza della verità. All’oro e al violaceo si
mescola pure la porpora, per indicare cioè che il cuore sacerdotale, mentre spera le cose
somme che predica, deve reprimere anche in se stesso le suggestioni dei vizi e
contraddire ad essi come in virtù di un potere regale, poiché egli deve avere sempre di
mira la nobiltà di una continua intima rigenerazione e difendere, coi suoi costumi,
l’abito del regno celeste. Di questa nobiltà dello spirito, per mezzo di Pietro è detto: Ma
voi siete stirpe eletta, sacerdozio regale (1 Pt. 2, 9). E anche riguardo a questo potere di
sottomettere i vizi, siamo confortati dalla parola di Giovanni che dice: Ma a quanti lo
hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio (Gv. 1, 12). Ed è considerando la
dignità di questa potenza che il salmista dice: Per me sono stati molto onorati i tuoi
amici, o Dio, quanto è stato rafforzato il loro principato (Sal. 138, 17).
Poiché è certo che l’animo dei santi si leva verso le più grandi altezze principalmente
quando, all’esterno, essi sono visibilmente sottoposti all’abiezione. Inoltre, all’oro, al
violaceo e alla porpora si aggiunge lo scarlatto tinto due volte, a significare che agli
occhi del Giudice interiore ogni bene di virtù deve adornarsi della carità, e tutto quanto
risplende davanti agli uomini, alla presenza del Giudice occulto deve essere acceso dalla
fiamma dell’amore intimo. Ed è evidente che la carità, in quanto ama Dio e il prossimo,
rifulge quasi di una doppia tintura. Pertanto, colui che anela alla bellezza del Creatore,
ma trascura di occuparsi del prossimo, oppure si occupa del prossimo ma è torpido
nell’amore di Dio, per avere trascurato uno di questi due precetti, non sa portare lo
scarlatto tinto due volte, sul velo omerale. Resta ancora però, senza dubbio, che quando
lo spirito è teso verso i comandamenti della carità, la carne deve macerarsi
nell’astinenza. Perciò si aggiunge allo scarlatto il bisso ritorto. Infatti il bisso nasce dalla
terra con un aspetto splendente, e che cosa può essere designata dal bisso se non la
castità luminosa per la dignità di un corpo puro? Ed essa si intreccia, ritorta, alla
bellezza del velo omerale perché la castità è portata al candore perfetto della purezza
quando la carne si affatica nell’astinenza. E quando, tra le altre virtù progredisce anche
il merito di una carne umiliata, è come bisso ritorto che risplende nella varia bellezza
del velo omerale.
4 — La guida delle anime sia discreta nel suo silenzio, utile con la sua parola
La guida delle anime sia discreta nel suo silenzio e utile con la sua parola affinché non
dica ciò che bisogna tacere e non taccia ciò che occorre dire. Giacché come un parlare
incauto trascina nell’errore, così un silenzio senza discrezione lascia nell’errore coloro
che avrebbero potuto essere ammaestrati. Infatti, spesso, guide d’anime improvvide e
paurose di perdere il favore degli uomini hanno gran timore di dire liberamente la
verità; e, secondo la parola della Verità, non servono più alla custodia del gregge con lo
zelo dei pastori ma fanno la parte dei mercenari (cf. Gv. 10, 13), poiché, quando si
nascondono dietro il silenzio, è come se fuggissero all’arrivo del lupo. Per questo infatti,