Page 15 - La Regola Pastorale
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PARTE SECONDA
LA VITA DEL PASTORE
1 — Come si deve mostrare nell’esercizio del governo delle anime colui che vi sia
giunto legittimamente
Il comportamento del presule deve essere di tanto superiore a quello del popolo, quanto
la vita del pastore differisce, ordinariamente, da quella del gregge. Infatti è opportuno
che egli si dia cura di misurare con sollecitudine quale necessità lo costringa ad una
rigorosa rettitudine, perché è per lui che il popolo è chiamato gregge. Bisogna allora che
egli sia puro nel pensiero, esemplare nell’agire, discreto nel suo silenzio, utile con la sua
parola; sia vicino a ciascuno con la sua compassione e sia, più di tutti, dedito alla
contemplazione; sia umile alleato di chi fa il bene, ma per il suo zelo della giustizia sia
inflessibile contro i vizi dei peccatori; non attenui la cura della vita interiore nelle
occupazioni esterne, né tralasci di provvedere alle necessità esteriori per la sollecitudine
del bene interiore. Ma ora vogliamo riprendere in una trattazione più estesa queste
qualità che abbiamo ristrette brevemente nell’enunciazione.
2 — La guida delle anime sia pura nel pensiero
La guida delle anime sia sempre pura nel suo pensiero, affinché nessuna immondezza
contamini colui che ha assunto questo ufficio ed egli sia in grado di lavare anche i cuori
altrui dalle macchie dell’impurità; perché bisogna che abbia cura di essere pulita la
mano che si adopera a pulire ciò che è sudicio, e non renda ancora più sporco ciò che va
toccando mentre è ancora infangata. Perciò è detto per mezzo del profeta: Purificatevi
voi, che portate i vasi del Signore (Is. 52, 12). Infatti portano i vasi del Signore coloro
che si assumono di condurre le anime ai santuari eterni, con la fedeltà della propria
condotta di vita. Dunque, vedano in se stessi quanto debbano essere purificati, quelli che
dentro la promessa che hanno fatto di sé portano vasi viventi al tempio eterno. Perciò
viene prescritto dalla parola divina che sul petto di Aronne aderisca, legato con nastri, il
razionale del giudizio (cf. Es. 28, 15), affinché il cuore del sacerdote non sia posseduto
da pensieri oscillanti ma sia tenuto stretto solo dalla sapienza dello spirito: e non pensi a
nulla di incerto o di inutile colui che, stabilito come esempio per gli altri, deve sempre
mostrare, con l’austerità della vita, quanta sapienza abbia nel cuore. E si ha cura di
aggiungere che in questo razionale si scrivano i nomi dei dodici patriarchi; infatti,
portare di continuo i padri scritti sul petto significa meditare senza interruzione la vita
degli antichi, e il sacerdote procede in modo irreprensibile quando fissa il suo sguardo
senza posa sugli esempi dei padri che l’hanno preceduto, considera incessantemente le
orme dei santi e reprime pensieri illeciti per non oltrepassare il limite di un agire
ordinato. Ed è anche appropriato il nome di razionale del giudizio, poiché il sacerdote
deve sempre discernere con esame sottile e retto il bene e il male e studiare attentamente
come si accordino gli oggetti e i mezzi, il tempo e il modo; e non cercare mai nulla per
sé ma considerare vantaggio proprio il bene altrui. Perciò là è scritto: Porrai sul
razionale del giudizio la dottrina e la verità, che staranno sul petto di Aronne quando
entrerà davanti al Signore, e porterà il giudizio dei figli di Israele sul suo petto, davanti