Page 45 - La Preghiera
P. 45

empi». Per più lungo tempo aveva bisogno dell’indurimento e per più lungo tempo occorreva
                  soffrisse alcune afflizioni perché non si giudicasse come un male l’indurimento, quando troppo
                  presto se ne fosse liberato, e  così si rendesse meritevole di indurimento maggiore. Invero se,
                  come è detto nei Proverbi: «non ingiustamente si tendono le reti agli uccelli», Iddio ha ragione
                  di gettarci nella rete secondo che è scritto: «Tu mi facesti cadere nella rete»; ora se anche il più
                  trascurabile degli uccelli, il passero, non cade nella rete senza la volontà del Padre (in quanto
                  che  quello  che  cade  nella  rete  vi  cade  per  il  mal  uso  delle  ali,  che  gli  sono  state  date  per
                  elevarsi),  domandiamo  nella  nostra  preghiera  di  nulla  fare  che  dal  retto  giudizio  di  Dio
                  diventiamo  meritevoli  di  essere  indotti  in  tentazione.  In  essa  viene  indotto  chi  da  Dio  viene
                  abbandonato  all’impurità  nei  desideri  del  suo  cuore;  ognuno  che  si  abbandona  a  passioni
                  ignominiose e ognuno che è abbandonato al suo animo depravato, si da fare cose sconvenienti,
                  perché non ha dato prova di portare Dio con sé.

                  Utilità della tentazione

                  17. Ecco l’utilità della tentazione. Quello che la nostra anima ha in se ricevuto è nascosto a tutti,
                  anche a noi stessi, tranne che a Dio. Tutto ciò è reso manifesto dalle tentazioni, affinché il nostro
                  particolare essere non rimanga più occulto, e noi conosciamo noi stessi e con la buona volontà
                  abbiamo coscienza delle  nostre  malizie, si da rendere  grazie a Dio per i  beni  derivatici dalle
                  tentazioni.  Ci  vengono  le  tentazioni  perché  si  renda  noto  qual  mai  siamo  e  siano  svelati  i
                  pensieri reconditi del nostro cuore, come ce lo indicano le parole del Signore nel libro di Giobbe
                  e nel Deuteronomio. Ivi è scritto: «Pensi che io per altro scopo con te ho trattato se non perché
                  tu appaia giusto?». E nel Deuteronomio: «Ti ha umiliato, ti ha fatto provare la fame, ti ha fatto
                  mangiare la manna e ti ha condotto nel deserto; dove abitano il serpente mordente, lo scorpione
                  e il rettile, perché siano conosciuti i pensieri del tuo cuore».

                  18.  E  se  vogliamo  ricordarci  ancora  della  storia,  dobbiamo  rilevare  che  la  ragione  di  Eva
                  divenne  così  facile  all’inganno  e  debole  nel  raziocinio  allorché  essa,  anziché  obbedire  a  Dio,
                  diede ascolto al serpente. Si manifestò quale era anche prima, quando il serpente le si avvicinò,
                  dal  momento  che  con  la  sua  astuzia  aveva  scoperto  la  sua  fragilità.  Parimenti  in  Caino  la
                  malvagità  non  cominciò  ad  esistere  quando  uccise  suo  fratello,  perché  già  prima  Dio,  il
                  conoscitore dei cuori, non aveva rivolto gradevole sguardo a Caino e ai suoi sacrifici ; ma la sua
                  malvagità divenne palese nel momento che tolse la vita ad Abele. Inoltre, se Noè non avesse
                  bevuto  il  vino  della  vigna  che  aveva  piantato  e  se  dopo  di  ciò  non  si  fosse  ubriacato  e  non
                  avesse  scoperto  le  sue  nudità,  non  si  sarebbe  manifestata  la  procacia  e  l’empietà  di  Cam
                  riguardo a suo padre, né il rispetto e la venerazione dei suoi fratelli verso il genitore. Del pari
                  l’insidia che Esaù tese a Giacobbe sembra originata dall’avergli rubata la benedizione del padre;
                  ma già prima essa aveva radici nella sua anima impura e iniqua. E la radiosa purezza di cui
                  Giuseppe  era  dotato,  così  da  non  essere  mai  sopraffatto  dalla  passione,  ci  sarebbe  stata
                  sconosciuta, se la sua padrona non si fosse invaghita di lui.

                  19.  Nei  tempi,  pertanto,  intermedi,  mentre  le  tentazioni  si  susseguono,  stiamo  saldi  e
                  prepariamoci a tutto quello che ci potrà accadere, in modo che qualunque cosa sopravvenga,
                  non ci si possa accusare di essere stati impreparati, ma invece si veda che siamo disposti nel
                  modo  più  guardingo  alle  circostanze.  Quello  che  ci  difetta  a  causa  dell’umana  fragilità,  se
                  faremo quello che è in nostro potere, lo compirà Dio che «per coloro che lo amano fa sì che tutte
                  le cose cooperino per il bene», cioè con coloro di cui con infallibile prescienza ha previsto quello
                  che diventeranno.


                                                     CAPITOLO XXX

                  Liberaci dal maligno





                                                                                                     43
   40   41   42   43   44   45   46   47   48   49   50