Page 40 - La Preghiera
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solo che ha potere di rimettere i peccati – come lo erano i profeti perché dicevano non quello che
volevano loro, ma Dio.
Quali peccati non sono rimessi
9. E si leggono queste parole nel Vangelo di Giovanni sulla remissione dei peccati operata dagli
Apostoli: «Ricevete lo Spirito Santo; a quelli cui rimettete i peccati, sono loro rimessi, a quelli cui
li ritenete, sono stati ritenuti». Chi però accoglie senza discernimento queste parole, potrebbe
rimproverare agli Apostoli di non perdonare a tutti, affinché a tutti Dio perdoni; ma di ritenere i
peccati di qualcuno, cosicché per mezzo loro anche da parte di Dio sarebbero ritenuti. È utile
servirci di un paragone tratto dalla Legge per poter comprendere il perdono dei peccati dato da
Dio agli uomini per mezzo degli uomini stessi. I sacerdoti della Legge non possono compiere
sacrifici in remissione di certe colpe di coloro in nome dei quali si offrono le vittime. Ed il
sacerdote che ha il potere su certi involontari peccati od offre sacrificio per le colpe volontarie,
mai sarà che offra olocausti per adulterio o deliberato omicidio o per altra più grave colpa e
peccato. E così pertanto anche gli apostoli ed i sacerdoti, fatti simili agli Apostoli secondo il
grande Sommo Sacerdote, avendo ricevuto la scienza della divina terapia, sanno, ammaestrati
dallo Spirito, per quali peccati bisogna offrire vittime e quando ed in qual modo, e conoscono i
casi in cui non si devono far sacrifici. Anche il sacerdote Eli, saputo che i figli Ofni e Finees
peccavano, poiché non poteva far nulla per rimettere i loro peccati, confessa di non avere
speranza che questo si possa ottenere: «Se commette peccato un uomo contro un uomo,
pregheranno anche per lui; ma se pecca contro il Signore, chi pregherà per lui».
Abusi nel perdono delle colpe
10. Alcuni, arrogandosi, non so come, poteri oltre la dignità del sacerdote, forse perché non
conoscono la scienza sacerdotale, si vantano di poter rimettere anche la colpa dell’idolatria e
perdonare l’adulterio e la fornicazione; sciolgono persino il peccato che porta alla morte,
pregando per quelli che hanno osato commetterlo. Non conoscono infatti quel che è detto: «C’è
un peccato che porta alla morte, non intendo dire che si preghi per quello». Bisogna ricordare
anche il fortissimo Giobbe che offriva sacrificio per i figli, dicendo: «Che i miei figli non abbiano
nella loro mente il peccato di cattivi pensieri contro Dio». Infatti egli offre sacrificio per i peccati
dubbi o che non sono saliti fino alle labbra.
CAPITOLO XXIX
La vita dell’uomo è tentazione
1. «E non c’indurre in tentazione, ma liberaci dal Maligno». Luca non ha: «ma liberaci dal
Maligno». Se il Salvatore non ci comanda di pregare per l’impossibile, mi pare che convenga
investigare perché mai noi siamo invitati a pregare di non essere indotti in tentazione, quando
la vita degli uomini sulla terra è tutta una tentazione. Per il fatto di essere sulla terra avvolti
nella carne in lotta contro lo spirito, «la sapienza di essa è nemica a Dio, non potendo affatto
sottomettersi alla legge di Dio», noi ci troviamo in tentazione.
Nessuno sfugge alla tentazione
2. Da Giobbe abbiamo appreso attraverso quelle parole: «Forse che la vita degli uomini sulla
terra non è una tentazione?» che la vita umana sulla terra è una tentazione sola. La stessa verità
è nel Salmo 17: «Per te sarò liberato dalla tentazione». Ma anche Paolo, scrivendo ai Corinti dice
che Dio concede non di essere immuni da tentazione, ma di non venir tentati oltre le nostre
forze: «Tentazione non vi ha colti se non umana; or Iddio, fedele, non permetterà che siate
tentati oltre le vostre forze, ma darà insieme alla tentazione anche la via di uscirne, onde
possiate sopportarla». Poiché la nostra lotta è con la carne che ha desideri contrari allo spirito e
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