Page 42 - La Preghiera
P. 42

stesso posto insieme al ricco del Vangelo, nel luogo della pena? Ed i numerosi che, sopportando
                  ignobilmente la povertà, con un’umile vita più da schiavi che da uomini santi, restarono delusi
                  nella speranza del cielo? Nemmeno coloro che stanno nel mezzo di questi estremi, cioè tra la
                  ricchezza e la povertà, solo perché posseggono moderatamente, sono completamente esenti dal
                  peccare.

                  Anche i sani e i malati sono a rischio

                  7. Ma colui che è sano nel corpo e sta bene crede di trovarsi fuori da ogni tentazione per il fatto
                  stesso di avere e di godere della salute. E quali altri, che non siano sani e vigorosi, commettono
                  il peccato di «rovinare il tempio di Dio»? Non lo si oserà dire, essendo chiaro a tutti il significato
                  di questo passo. E qual uomo che sia malato ha fuggito gli inviti a distruggere il tempio di Dio,
                  dal momento che è in ozio per tutto il tempo della malattia e totalmente disposto ad accogliere
                  pensieri di azioni impure? Ma che bisogno c’è di dire quanti altri pensieri lo agitano, se non
                  sorvegli  «con  ogni  guardia»  il  suo  cuore?  Molti,  infatti,  vinti  dai  travagli  e  non  sapendo
                  sopportare  virilmente  le  malattie,  si  trovano  ad  essere  allora  più  infermi  nell’anima  che  nel
                  corpo; e molti anche, vergognandosi di portare fieramente il nome di Cristo, volendo evitare il
                  disonore, sono caduti in una vergogna eterna.

                  La gloria non preserva dalla tentazione

                  8. Però qualcuno pensa che cessi d’esser tentato perché ricevette gloria dagli uomini; ma quelle
                  parole: «hanno dagli uomini la ricompensa», non sono forse facilmente rivolte a coloro che si
                  insuperbiscono, come d’un tesoro, della fama di cui godono presso la maggioranza? Forse non
                  suona come un rimprovero l’altra frase: «Come potete avere fede voi, che prendete gloria gli
                  uni dagli altri e non cercate la gloria che viene da Dio solo?»? Ma perché dovrei enumerare i
                  peccati  di  superbia  di  quelli  che  passano  per  nobili  e  lo  strisciante  servilismo  dei  cosiddetti
                  ignobili ai piedi di coloro che si credono superiori – servilismo che è dovuto alla loro ignoranza
                  ed allontana da Dio quelli che non hanno vera amicizia, ma simulano soltanto la cosa più bella
                  che ci sia tra gli uomini: l’amore?

                  Tentati, ma non sopraffatti

                  9. Dunque, come è già stato detto: «tutta la vita dell’uomo sulla terra è una tentazione»; perciò
                  preghiamo  di  esser  liberati  dalla  tentazione  non  nel  senso  di  non  venir  tentati  (che  questo  è
                  impossibile,  soprattutto  per  quelli  sulla  terra),  ma  se  tentati,  di  non  soccombere.  Colui  che
                  soccombe nella tentazione, vi entra, penso, avvolto nelle sue reti in cui, per la salvezza di quelli
                  che già erano caduti, entrò il Salvatore «osservando tra le grate», come è detto nel Cantico dei
                  Cantici. E si rivolge a quelli che sono caduti nelle reti e sono entrati in tentazione, e dice loro,
                  come  alla  sua  sposa:  «Levati,  amica  mia,  bella  mia,  colomba  mia».  Questo  dirò  ancora,  a
                  dimostrare  che  ogni  nostro  momento  è  propizio  per  esser  tentati:  neppure  colui  che  medita
                  giorno e notte la legge di Dio e cerca di tradurre in pratica quanto è detto: «La bocca del giusto
                  mediterà la sapienza» è lontano dall’esser tentato.

                  La tentazione di chi studia la Scrittura

                  10.  C’è  bisogno  di  nominare  anche  quanti,  nel  dedicarsi  all’esegesi  delle  divine  Scritture,
                  interpretarono male il contenuto della Legge e dei Profeti e si cacciarono in dottrine empie ed
                  atee,  stolte  e  ridicole?  E  quelli  che  caddero  in  simili  errori  sono  innumerevoli,  mentre
                  apparentemente  non  meritano  il  rimprovero  di  negligenza  nei  loro  studi.  Simile  sorte  toccò
                  anche a molti interpreti degli scritti apostolici ed evangelici, che con la propria insensatezza si
                  creano un Figlio o un Padre diversi da quello vero proclamato e  conosciuto dai santi. Colui,
                  infatti, che non ha su Dio o sul suo Cristo una cognizione conforme al vero, si  è staccato dal
                  vero Dio e dal suo Unigenito; e non è neppure vera adorazione quella per il Dio creato dalla sua




                                                                                                     40
   37   38   39   40   41   42   43   44   45   46   47