Page 44 - La Preghiera
P. 44
ad un certo punto del male, permettendo che trabocchi moltissimo come fosse inguaribile,
affinché con questa stasi nel male, con la sazietà del peccato che hanno assaporato, essendo
satolli, si accorgano del danno; ed odiando ciò che prima avevano abbracciato, possano con la
guarigione godere più stabilmente della salute delle anime loro, venuta dall’essersi curati.
Quale «la moltitudine che era tra i figli d’Israele arse di brama, e sedutasi piangeva, e con essa i
figli d’Israele dicevano – Chi ci darà da mangiare delle carni? Ci ricordiamo dei pesci che
mangiavamo in Egitto gratuitamente, dei cocomeri, dei poponi, dei porri, delle cipolle e
dell’aglio. Ora la nostra anima è arida. Non c’è che manna davanti ai nostri occhi» cospetto
dicendo: Perché siamo noi usciti dall’Egitto?».
La pedagogia di Dio nel permettere la tentazione
14. Guardiamo dunque a questa narrazione storica, se l’abbiamo citata con profitto per
sciogliere la contraddizione insita nella petizione: «non c’indurre in tentazione» e nelle parole
dell’Apostolo. Avendo arso di brama la moltitudine che era tra i figli d’Israele, pianse, ed i figli
d’Israele con essa. È evidente che per tutto il tempo che non ebbero desideri, non potevano
sentire sazietà né esser liberati dalla sofferenza. Ma Dio che è buono ed ama gli uomini, avendo
dato loro quanto bramavano, non lo fece per lasciare in essi desiderio; perciò dice che avrebbero
mangiato le carni non per un giorno soltanto: ché sarebbe infatti rimasta la voglia delle carni
nell’anima infiammata ed arsa, se per poco ne avessero gustato. Ma neppure per due giorni dà
loro quanto desiderano; volendo invece far venir loro a nausea la brama, non sembra che
prometta, ma – a chi è in grado di capire – che minacci attraverso quei doni stessi che
apparentemente dispensa dicendo: «neppure cinque giorni soli passerete a mangiare le carni né
il doppio o quattro volte tanto, ma mangerete al punto da cibarvi di carne per un mese intero
finché dalle narici, insieme alla pestilenziale malattia, esca ciò che era creduto bello per voi, e il
suo biasimevole e turpe desiderio. Lo scopo è di separarvi dalla vita senza più appetiti ed una
volta usciti, come puri da ogni desiderio, ricordando attraverso quali sforzi ve ne siete liberati,
far sì che non cadiate più. Un altro scopo è quello di lasciarvi cadere nei mali se – qualora ciò
avvenga in lungo giro di tempo – dimenticandovi di quanto avete sofferto per colpa del
desiderio, non prenderete cura di voi stessi e non accetterete la Parola che libera completamente
da ogni male. In seguito, desiderando i beni della creazione, nuovamente potrete chiedere di
ottenere per la seconda volta ciò che bramate; ma avendo a nausea l’oggetto dei vostri appetiti,
volerete allora verso il bello e verso il cibo celeste, che avete disprezzato con il tendere alle cose
peggiori».
Il peccatore è punitore di se stesso
15. Identica sorte soffriranno quindi «coloro che hanno mutato la gloria dell’incorruttibile Iddio
in immagini simili a quelle dell’uomo corruttibile, e d’uccelli e di quadrupedi e di rettili»
passioni infami (passioni non solo naturali, ma ripugnanti alla natura) si bruttano e
s’impinguano della carne come se allora non avessero più un’anima né una mente, ma fossero
una carne sola; mentre nel fuoco e nella prigione non ricevono ricompensa dell’errore, ma quasi
un beneficio perché si purificano dei mali del loro errore, facendo insieme salutari sforzi propri
degli amanti del piacere. Onde sono liberati da ogni lordura e sangue, in mezzo a cui
insudiciandosi e deturpandosi, non potevano pensare una via di salvezza alla loro rovina.
«Laverà pertanto Dio l’immondezza dei figli e delle figlie di Sion, e purificherà del sangue in
mezzo a loro, con spirito di giustizia e spirito di ardore. Perché egli avanzerà come fuoco che
fonde e come erba dei lavandai», lavando e purificando quanti sono bisognosi di tali rimedi per
non voler Dio degno di «una loro più seria conoscenza».
Il rimanere nella tentazione favorisce la conversione
16. Vedi se appunto per questo Dio non abbia indurito il cuore del Faraone, perché egli potesse
dire quello che asserì dopo d’essere stato indurito: «Giusto è il Signore, io e il mio popolo siamo
42