Page 37 - La Preghiera
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Il mistero dei secoli a venire
15. Sovente nel confrontare due passi dell’Apostolo, mi venne un dubbio sulla fine dei secoli
durante i quali una volta sola è apparso Gesù per cancellare i peccati: verranno ancora secoli
dopo questo? I testi suonano così, quello della lettera agli Ebrei: «Ma ora una volta sola, alla fine
dei secoli, con la propria immolazione è stato manifestato per annullare i peccati»; e quello della
lettera agli Efesini: «Per mostrare nei secoli che verranno l’immensa ricchezza della sua grazia
nella benignità verso di noi». Congetturando su così profonda materia, penso che come la fine
dell’anno è l’ultimo mese dopo il quale c’è l’inizio di un altro mese; così forse quando parecchi
secoli avranno colmato per così dire un anno di secoli, sarà la fine del presente secolo, dopo i
quali hanno da venire certi altri secoli, il cui inizio è il secolo venturo ed in quelli futuri Dio
mostrerà la ricchezza della sua grazia in benignità. Il grandissimo peccatore e bestemmiatore
dello Spirito Santo, essendo stato dominato dal peccato in tutto il presente secolo ed in quello
futuro dall’inizio alla fine, dopo tutto questo sarà giudicato in un modo che io ignoro.
Al di sopra dei secoli l’impegno quotidiano
16. Quindi, uno che considera queste cose e va con il pensiero alla settimana di secoli per
contemplare un sabato santo; ad un mese di secoli onde veda il santo novilunio di Dio; ad un
anno di secoli onde scorga anche le feste dell’anno, quando deve «ogni maschio comparire al
cospetto del Signore Dio»; ad analoghi anni di siffatti secoli onde intravveda il settimo anno
santo; e scorrendo con la mente sette settimane di secoli onde lodi Chi pose tali leggi, come può
costui dare importanza alla più piccola parte di un’ora quotidiana di un secolo così grande?
Non farà di tutto, diventato degno di questa vita, di ottenere il pane supersostanziale nel giorno
di oggi, per riceverlo anche «di giorno in giorno»? Ormai, da quanto è stato detto, è chiaro il
significato del «di giorno in giorno». E colui che oggi prega Dio che è dall’infinito e dura
all’infinito, non solo per quanto appartiene ad «oggi», ma anche in certo modo per le necessità
«di giorno in giorno» sarà capace di ottenere da «colui che può» elargire «al di là di quel che
domandiamo o pensiamo», per parlare iperbolicamente, le cose che sono al di sopra di ciò che
«occhio non vide, né orecchio udì, né è salito in cuor d’uomo».
Il pane nostro
17. Mi pare assai necessario aver esposto queste cose onde capire, quando preghiamo che ci
venga dato dal Padre del Cristo il pane supersostanziale, le espressioni «oggi» ed anche «di
giorno in giorno». Infine, se consideriamo quel «nostro» nel valore con cui è impiegato
nell’ultimo Vangelo – poiché non si dice: «il nostro pane supersostanziale dà a noi oggi», ma «il
nostro pane supersostanziale dà a noi di giorno in giorno» – bisogna esaminare come questo
pane è «nostro». Insegna proprio l’Apostolo che sia la vita, sia la morte, sia le cose future, tutto è
dei santi. Ma non è necessario parlarne ora.
CAPITOLO XXVIII
I debiti che abbiamo
1. «E rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori» o, come
dice Luca, «e rimetti a noi i nostri peccati poiché anche noi li rimettemmo a ogni nostro
debitore». E dei debiti parla anche l’Apostolo: «Rendete a tutti ciò che dovete: Il tributo a chi
dovete il tributo, la gabella a chi la gabella, il timore a chi dovete il timore, l’onore a chi spetta.
Non abbiate altro debito con alcuno se non d’amarvi gli uni gli altri». Siamo dunque debitori
perché abbiamo non soltanto obblighi nel dare, ma anche nel dire una parola di bene e nel
compiere siffatte azioni; ché anzi dobbiamo avere verso gli altri una disposizione di questo
genere. Questi debiti certamente li soddisfiamo coll’adempiere i comandi della legge divina o
non li soddisfiamo, disprezzando la santa parola e rimanendo quindi debitori.
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