Page 33 - La Preghiera
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quello che ciba l’uomo vero, fatto a immagine di Dio, e chi se ne nutre diventa persino simile al
                  Creatore. Per l’anima, che cosa c’è di più nutritivo del Verbo? Per la mente che la riceve, che
                  cosa di più prezioso della sapienza di Dio? Che cosa ha maggior affinità con la natura razionale,
                  se non la verità?

                  Cristo è il pane vero

                  3.  E  se  qualcuno  obietta  con  il  dire  che  Cristo  non  potrebbe  insegnare  a  chiedere  il  pane
                  supersostanziale come se si trattasse di un altro genere di pane, badi come anche nel Vangelo di
                  Giovanni ora si parli di una cosa diversa da Lui, ora invece come fosse Lui stesso il pane. Nel
                  primo caso: «Mosè diede a voi il pane del cielo, non quello vero, ma il Padre mio vi dà il pane
                  vero dal cielo»; a quelli invece che gli chiesero: «Dacci sempre di questo pane», riferendosi a Sé,
                  risponde: «Io sono il pane di vita, chi viene a me non avrà fame, e chi crede in me non avrà mai
                  sete». E più oltre: «Io sono il pane disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane, vivrà in
                  eterno e il pane poi che io darò è la mia carne, che darò per la vita del mondo».

                  Il pane della Parola

                  4. E poiché ogni cibo è chiamato «pane» dalla Sacra Scrittura, come appare da ciò che è scritto di
                  Mosè:  «Non  mangiò  pane  per  quaranta  giorni  e  non  bevve  acqua»;  inoltre  varia  e  diversa
                  essendo la Parola che sostanzia e non potendo tutti nutrirsi di saldi e incrollabili insegnamenti
                  divini, volendo perciò dare un cibo per la lotta adatto ai più perfetti, dice: «Il pane che io darò è
                  la mia carne che io darò per la vita del mondo». E più avanti: «Se non mangiate la carne del
                  Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete la vita in voi. Chi mangia la mia carne e
                  beve il mio sangue ha la vita eterna ed io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è
                  vero cibo e il mio sangue è vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane
                  in me ed io in lui. Come il Padre vivente mi ha mandato ed io vivo a cagion del Padre, così chi
                  mi mangia vivrà anche lui a cagion di me». E questo è il vero cibo, la carne di Cristo, il quale,
                  essendo  Parola,  diventò  carne,  come  sta  scritto:  «E  la  Parola  divenne  carne».  E  quando  ne
                  mangiamo e ne beviamo, allora «abitò in noi». Quando poi viene distribuito, si adempie quanto
                  è scritto: «Vedremo la sua gloria». «Questo è il pane disceso dal cielo. Non come mangiarono i
                  padri, e morirono. Chi mangia di questo pane vivrà in eterno».

                  Il cibo dei perfetti

                  5. E Paolo, rivolgendosi ai Corinti, ancora fanciulli, che camminavano alla maniera umana, dice:
                  «Vi ho dato del latte come bevanda, non del cibo, poiché non eravate ancora da tanto, anzi non
                  lo siete neppure adesso, perché siete ancora carnali». E nella lettera agli Ebrei: «E siete giunti al
                  punto  che  avete  bisogno  di  latte,  non  di  cibo  solido.  Infatti  chiunque  usi  il  latte,  non  ha
                  esperienza della parola della giustizia, poiché è bambino, ma il cibo solido è per uomini fatti,
                  per quelli cioè che  per via dell’uso hanno i sensi esercitati a discernere  il bene  e  il male». Io
                  inoltre penso che anche le parole: «L’uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l’altro, che è
                  debole, mangia legumi» non siano principalmente dette riguardo al cibo del corpo, ma anche
                  riferite alle parole di Dio che nutrono l’anima; giacché quello che è radicato nella fede e perfetto
                  può prendere di tutto. Ciò significano le parole: «L’uno crede di mangiare di tutto»; a quello
                  invece che è più debole e non interamente formato bastano alimenti di dottrina più semplice
                  che  però  non  infondono  il  completo  vigore.  Questo  si  vuole  indicare  con  la  parola:  «l’altro
                  invece che è debole, mangia legumi».

                  Il banchetto dei semplici

                  6.  Sono  dell’avviso  che  quanto  è  detto  nei  Proverbi  di  Salomone  insegni  che  colui  il  quale  a
                  causa  della  sua  semplicità  non  intende  il  contenuto  solido  e  piuttosto  elevato  delle  dottrine
                  senza tuttavia errare nei suoi giudizi, sia migliore di colui che si rivolge alle cose con maggior




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