Page 27 - La Preghiera
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che è scritto alla fine del Vangelo di Giovanni: «Non toccarmi poiché non sono ancora salito al
                  Padre»,  cerchiamo  di  intenderlo  anche  in  un  senso  mistico,  interpretando  con  devota
                  intelligenza in modo più degno di Dio l’ascesa al Padre da parte del Figlio, ascesa che  è più
                  della mente che del corpo.

                  Contro l’antropomorfismo di Dio

                  3.  Mi  sono  addentrato,  pensandolo  necessario,  in  questi  particolari  relativi  all’invocazione
                  «Padre nostro che sei nei cieli», per rimuovere l’idea un po’ meschina che di Dio hanno coloro
                  che lo credono fisicamente nei cieli e per non permettere ad alcuno di affermare che Dio è in un
                  luogo  di  corpi:  perché  ne  conseguirebbe  che  Dio  è  anche  corpo;  avremmo  come  corollari  i
                  dogmi  più  empi:  credere  che  Egli  sia  divisibile,  materiale  e  corruttibile,  perché  ogni  corpo  è
                  divisibile e materiale e corruttibile. Oppure, coloro che non soffrono di vacue impressioni, ma
                  affermano di veder chiaramente, ci dicano come è possibile che un Dio simile sia di una natura
                  diversa dalla materiale. E poiché molti testi scritturali anteriori alla venuta di Cristo con il corpo
                  sembrano sostenere che Dio si trova in un luogo corporeo, non mi pare di uscir di argomento se
                  ci soffermiamo brevemente anche su costoro per togliere ogni dubbio in quelli che, a causa della
                  loro dose d’ignoranza, mi fanno circoscritto in un piccolo e angusto luogo il Dio che sta su tutte
                  le cose. E cominciamo dal Genesi: «Adamo ed Eva», si dice, «udirono la voce del Signore Iddio
                  che  camminava  nel  paradiso  verso  il  tramonto  e  si  nascosero,  Adamo  e  la  sua  moglie,  dal
                  cospetto del Signore Iddio in mezzo agli alberi del paradiso». Ci rivolgeremo a coloro che non
                  vogliono  accostarsi  ai  tesori  della  Scrittura  ma  neppure  bussano  alla  sua  porta:  possono
                  dimostrare che il Signore Iddio che riempie il cielo e la terra, che ha, come essi pensano, il cielo
                  come  trono  materiale  e  la  terra  come  sgabello  ai  suoi  piedi,  sia  racchiuso  da  un  luogo  tanto
                  angusto in confronto a tutto il cielo e la terra, cosicché quello che essi immaginano un paradiso
                  materiale  non  sarebbe  riempito  da  Dio  ma  sarebbe  tanto  più  grande  di  Lui,  per  la  sua
                  grandezza,  in  modo  che  lo  contiene  anche  a  passeggiare  e  si  sente  il  passo  dei  suoi  piedi?
                  Secondo costoro, ancora più assurdo è il fatto che Adamo ed Eva, temendo Dio a causa del loro
                  peccato, si nascondevano dalla vista di Dio in mezzo agli alberi del paradiso; poiché non si dice
                  che volevano nascondersi, ma che effettivamente si nascosero. E non riescono a spiegarsi il fatto
                  che Dio interroghi Adamo dicendo: «Dove sei?».

                  I cieli di Dio sono i santi

                  4. Su questo punto abbiamo detto più che sufficientemente, commentando il libro del Genesi;
                  senonché  anche  ora,  per  non  passar  completamente  sotto  silenzio  una  così  importante
                  questione, basterà ricordare le parole dette da Dio nel Deuteronomio:  «Camminerò in essi ed
                  abiterò in essi». Come infatti Egli passa tra i santi, così cammina nel paradiso; chiunque pecca si
                  nasconde a Dio e sfugge alla sua ricerca e s’allontana dalla sua presenza; infatti anche «Caino se
                  ne andò dal cospetto di Dio e abitò nel paese di Nod ad oriente dell’Eden». Allo stesso modo,
                  quindi, chi abita nei santi, abita anche  in cielo, sia che  «cielo» significhi ogni santo che porti
                  «l’immagine del Celeste», oppure alluda a Cristo in cui tutti i salvati sono luci e stelle del cielo,
                  o significhi che Egli là abita in quanto ci sono i santi. È scritto infatti: «Alzai i miei occhi a te che
                  abiti nel cielo». Ed il passo dell’Ecclesiaste: «Non affrettarti a profferir parola al cospetto di Dio,
                  perché Dio è su nel cielo e tu in basso, sulla terra» intende mostrare la distanza di coloro che si
                  trovano nel corpo dell’umiliazione da chi è presso gli angeli esaltati per l’aiuto dato al Verbo
                  stesso, e presso le sante Potestà e lo stesso Cristo; non è infatti assurdo che Egli sia il vero trono
                  del  Padre,  chiamato  con  una  allegoria  «cielo»;  la  sua  Chiesa  invece,  chiamata  «terra»,  sia
                  sgabello dei suoi piedi.

                  Necessità del senso allegorico

                  5. Abbiamo aggiunto pochi passi anche dell’Antico Testamento, che si crede pongano Dio in un
                  luogo, onde persuadere in tutti i sensi il lettore, secondo la possibilità concessaci, ad ascoltare la




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