Page 26 - La Preghiera
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4. Pertanto ogni opera loro e pensiero e parola, conformati a Lui dal Verbo unigenito, imitano
                  l’immagine del Dio invisibile e diventano ad immagine del Creatore «che fa sorgere il sole sui
                  cattivi e sui buoni e fa piovere sui giusti e gli ingiusti»; affinché ci sia in essi «l’immagine del
                  Celeste» che è a sua volta immagine di Dio. Dunque, essendo i santi immagine dell’Immagine,
                  poiché il Figlio è immagine, rispecchiano la filiazione, divenuti conformi non solo nel corpo di
                  Cristo che è nella gloria del cielo, ma anche in Colui che si trova nel corpo. E diventano simili a
                  Chi è nel suo corpo di gloria, trasformati dal rinnovamento della mente. E se tali sono, dicono
                  interamente: «Padre nostro che sei nei cieli»; è chiaro che chi commette il peccato, come dice
                  Giovanni nella sua lettera, «è dal diavolo, perché dal principio il diavolo pecca». E come il seme
                  di Dio, dimorando in chi è stato generato da Lui, fa sì che non possa peccare chi si è conformato
                  al  Verbo  unigenito;  così  in  chiunque  pecca  risiede  il  seme  del  diavolo  e  mentre  signoreggia
                  sull’anima non permette a colui che lo possiede di poter operare il bene. Ma poiché «per questo
                  è  stato  manifestato  il  Figlio  di  Dio,  per  distruggere  le  opere  del  diavolo»,  è  possibile  che
                  coll’avvento nell’anima nostra del Verbo di Dio, distrutte le opere del diavolo, sia bandita la
                  cattiva radice del seme e diventiamo figli di Dio.

                  La nostra vita è un incessante «Padre nostro»

                  5. Ora, non crediamo che tali espressioni ci siano state insegnate per dirle soltanto nel momento
                  stabilito  della  preghiera,  ma  se  intendiamo  quanto  fu  spiegato  da  noi  a  commento  di  quel
                  pregare senza interruzione, tutta la vita di noi oranti dica incessantemente: Padre nostro che sei
                  nei cieli, non avendo affatto sulla terra la cittadinanza ma completamente nei cieli che sono i
                  troni  di  Dio,  perché  il  regno  di  Dio  è  fondato  in  tutti  coloro  che  portano  «l’immagine  del
                  Celeste»: per questo sono diventati celesti.

                                                     CAPITOLO XXIII

                  I cieli non sono un luogo fisico

                  1.  Ma  quando  si  dice  che  il  Padre  dei  Santi  è  nei  cieli,  non  si  deve  pensare  che  Egli  sia
                  circoscritto da figura corporea e abiti nei cieli. Poiché certamente, se è circoscritto, Dio si troverà
                  minore dei cieli, in quanto essi lo contengono. Si deve credere che tutto sia da Lui circoscritto e
                  contenuto coll’ineffabile potenza della sua divinità. Ma in generale gli indotti pensano che le
                  espressioni, in quanto vengono prese alla lettera, parlino di un luogo abitato da Dio; bisogna
                  invece interpretarle come rispondenti alle grandi e spirituali cognizioni su Dio. Ecco esempi dal
                  Vangelo di Giovanni: «ora avanti la festa di Pasqua, Gesù, sapendo che era venuta per lui l’ora
                  di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla
                  fine». E più avanti: «sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da
                  Dio e a Dio se ne tornava». E a un certo punto: «avete udito che vi ho detto – Io me ne vado e
                  torno  a  voi.  Se  voi  m’amaste,  vi  rallegrereste  che  io  vado  al  Padre».  E  di  nuovo,  dopo  altre
                  parole: «Ma ora me ne vado a Colui che mi ha mandato e nessuno di voi mi domanda: Dove
                  vai?».  Poiché,  se  queste  espressioni  si  devono  accettare  come  alludenti  ad  un  luogo,  è
                  trasparente anche il significato di questa: «Gesù rispose e disse loro: Se uno mi ama, osserverà
                  la mia parola e il Padre mio l’amerà e noi verremo a lui e faremo dimora presso di lui».

                  Significato spirituale della visita di Dio

                  2. Ma non si tratta di una venuta materiale del Padre e del Figlio in chi ama la parola di Gesù,
                  né si deve interpretare come riferita ad un luogo; ma il Verbo di Dio, scendendo presso di noi e,
                  data la sua dignità, umiliandosi nel trovarsi tra gli uomini, si dice che passa da questo mondo al
                  Padre, perché noi pure lo contempliamo nella sua perfezione, ritornato nuovamente lassù alla
                  propria  pienezza  dalla  nostra  vacuità  nella  quale  si  era  come  annullato.  Colà  anche  noi,
                  seguendolo come guida, acquistata la pienezza, ci spoglieremo di ogni vacuità. Vada dunque,
                  dopo aver lasciato il mondo, il Verbo di Dio a Colui che lo mandò e ritorni al Padre. Anche ciò




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