Page 13 - La Preghiera
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il suo malcontento verso la Provvidenza. Ne è prova la parola della Scrittura: «Purché tu tolga
                  di mezzo a te la catena e cessi di stendere il dito e dire parola di mormorazione». Chi è contento
                  di tutto quello che gli capita è libero da ogni legame e non punta il dito contro Dio che dispone
                  ciò che vuole per la nostra prova. Non mormora neppure nel segreto dei suoi pensieri né con
                  voce che gli uomini possono udire; questo modo di lamentarsi  – proprio dei servi cattivi che
                  non biasimano apertamente gli ordini dei padroni – hanno coloro che non osano dire proprio
                  male  a  voce  spiegata  e  a  cuore  aperto  della  Provvidenza  per  quel  che  accade;  sembra  che
                  vogliano nascondere, al Signore di tutto, ciò per cui sono infastiditi. Tale mi pare il significato
                  del versetto di Giobbe: «In tutte queste cose che accaddero, in nulla peccò Giobbe con le labbra
                  davanti a Dio», e sulla tentazione che precedette è scritto: «In tutte queste cose che accaddero in
                  nulla peccò Giobbe davanti a Dio». Ma l’ammonimento rivolto contro la mormorazione è nel
                  Deuteronomio:  «Bada  che  un’occulta  parola  non  diventi  nel  tuo  cuore  iniquità,  dicendo:  si
                  avvicina l’anno settimo», e quel che segue.

                  Il Verbo di Dio si unisce alle preghiere

                  2.  Colui  che  così  prega,  dopo  aver  ottenuto  questi  vantaggi,  diventa  più  disposto  ad
                  immedesimarsi con lo spirito del Signore che ha riempito tutta la terra e il cielo e per mezzo del
                  profeta parla così: «Forse che Io non riempio il cielo e la terra, come dice il Signore?». Inoltre, in
                  virtù di quella purezza di cuore cui abbiamo accennato, si unirà anche alla preghiera del Verbo
                  di Dio che sta in mezzo persino di coloro che non lo conoscono, che non abbandona la preghiera
                  di nessuno, che prega il Padre insieme a colui del quale è mediatore; poiché il Figlio di Dio è
                  sommo sacerdote delle nostre suppliche e nostro difensore presso il Padre, unendosi a pregare
                  per  quelli  che  pregano  e  a  invocare  per  quelli  che  domandano.  Ma  non  pregherà  –  come  si
                  prega per gli amici – in favore di coloro che non sono assidui nella preghiera fatta in suo nome;
                  non difenderà presso Dio facendo propria la causa di quelli che non gli obbediscono quando
                  insegna che bisogna sempre pregare senza stancarsi. Sta scritto: «Narrava infatti una parabola
                  sul dovere di pregare sempre e di non stancarsi. Vi era un giudice in una città…», ecc. E nei
                  versetti  precedenti:  «E  disse  loro  –  Chi  di  voi  avrà  un  amico  e  andrà  da  lui  a  mezzanotte,
                  dicendogli: Amico, prestami tre pani, perché m’è giunto di viaggio in casa un mio amico e non
                  ho niente da mettergli dinanzi», e poco dopo: «Vi dico che anche se non s’alzasse a darli perché
                  è  suo  amico,  levatosi  almeno  per  la  sua  importunità,  gliene  darà  quanti  ne  ha  bisogno».  Ma
                  quanti  di  coloro  che  credono  alle  parole  di  verità  di  Gesù  non  si  volgeranno  prontamente  a
                  pregare, dal momento che Egli dice: «Chiedete e vi sarà dato, poiché chiunque chiede riceve»?
                  Poiché il Padre buono dà a coloro che hanno ricevuto dal Padre lo Spirito di adozione di pane
                  vivo – se noi lo chiediamo –, non quella pietra che l’Avversario vuole diventi cibo a Gesù e ai
                  suoi  discepoli:  «E  dà  il  Padre  a  quelli  che  lo  chiedono  quel  che  è  buono,  facendo  cadere  la
                  pioggia a favore di coloro che lo pregano».

                                                      CAPITOLO XI

                  Gli angeli pregano con noi

                  1. Ma non solo il Sommo Sacerdote prega con coloro che sinceramente pregano, ma anche «gli
                  angeli del cielo che godono più per un peccatore che si pente che per novantanove giusti che di
                  pentimento  non  hanno  bisogno»,  e  le  anime  dei  santi  che  già  riposano.  Ciò  è  manifesto
                  dall’offerta di Dio di un sacrificio conveniente da parte di Raffaele per Tobia e Sara  – infatti
                  dopo la preghiera di entrambi «fu ascoltata», dice la Scrittura, «la preghiera dei due nel cospetto
                  della  gloria  del  grande  Raffaele  e  fu  mandato  a  guarire  entrambi».  Lo  stesso  Raffaele,
                  dispiegando  allora  la  sua  angelica  missione  in  conformità  di  un  comando  di  Dio,  verso
                  entrambi,  dice:  «Ed  allora  quando  tu  e  tua  nuora  Sara  pregasti,  io  presentai  il  ricordo  della
                  vostra preghiera al cospetto del Santo», e poco oltre: «Io sono Raffaele, uno dei sette angeli che
                  presentano le preghiere dei santi e s’introducono al cospetto della gloria del Santo». Secondo la
                  parola di Raffaele, dunque, «buona cosa è la preghiera con il digiuno, l’elemosina e la giustizia».




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