Page 27 - La Menzogna
P. 27
quando giudica; tale è colui che viene istruito sulla dottrina religiosa, perché non
commetta errori nella fede o perché non abbia a dubitare e a restare perplesso sull’autorità
del suo insegnante. Se viceversa viene a interrogarti o a chiederti informazioni uno che va
in cerca di cose che non lo riguardano o non giova che lui le sappia, costui è uno che vuol
trovare non un testimone ma un delatore. Se pertanto a costui rispondi con una menzogna,
forse non avrai proferito una falsa testimonianza, ma sei certamente reo di menzogna.
Se una qualche volta sia lecito mentire.
18. 36. Assodato che non è mai lecito proferire una falsa testimonianza, si pone il quesito
se una qualche volta sia lecito mentire. Se poi qualsiasi menzogna è una falsa
testimonianza, è da vedersi se ammetta qualche compensazione che consenta di mentire
per evitare più gravi peccati. È come per il precetto scritturale: Onora il padre e la madre.
Lo si trasgredisce senza colpa quando urge un dovere superiore. Pensiamo a quel tale che
il Signore chiamava per annunziare il regno di Dio: a lui fu dal Signore stesso proibito di
tributare al proprio padre l’estrema onoranza della sepoltura.
Si discute su Prov 29, 27.
18. 37. Esaminiamo ora il passo della Scrittura che dice: Il figlio che accoglie la parola
sarà molto lontano dalla perdizione; quando l’accoglie, l’accoglie per sé e nessuna
falsità esce dalla sua bocca. Qualcuno afferma che nel testo citato, e cioè: Il figlio che
accoglie la parola, il termine «figlio «non è da riferirsi ad altri che al Verbo di Dio, che è
la verità. Pertanto il figlio che accoglie la parola, sarà molto lontano dalla perdizione va
riferito a quell’altro testo: Tu disperdi tutti coloro che proferiscono menzogne. Quanto al
seguito della frase: Quando l’accoglie, l’accoglie per sé, cosa vi si insinua se non quanto
diceva l’Apostolo con le parole: Esamini dunque ciascuno la sua opera e così avrà la
gloria in se stesso e non in altri? Chi infatti accoglie la parola, cioè la verità, non per se
stesso ma per piacere agli uomini, non la conserverà integra qualora si accorga che con la
menzogna può rendersi loro accetto. Se al contrario uno accoglie la parola per sé, mai
alcuna falsità potrà uscire dalla sua bocca poiché, per quanto agli uomini possa piacere la
menzogna, non si lascerà mai indurre a mentire colui che ha accolto per sé la verità, non
quella per cui si piace alla gente ma a Dio. Non si può dire pertanto nel nostro caso che
Dio disperde, sì, tutti coloro che proferiscono menzogne ma non ogni menzogna in
quanto tale. Viceversa tutte le menzogne nel senso più ampio della parola sono riprovate
nel testo: E nulla di falso esce dalla sua bocca. A questo punto qualcuno dirà che il testo
potrebbe essere preso nel senso in cui l’apostolo Paolo prese la parola del Signore: Ma io
vi dico di non giurare affatto. È questa infatti un’affermazione che esclude ogni
giuramento. Lo esclude però dalla bocca del cuore, per cui non è mai consentito
approvarlo con la volontà. Può essere invece reso lecito dalla necessità di andare incontro
alla debolezza altrui, cioè da un male che affligge il prossimo, al quale non pare ci sia
altra possibilità di fargli accettare quanto diciamo se non lo confermiamo col giuramento.
La liceità può dipendere anche da quel male che è in noi in quanto, rivestiti come siamo
dall’involucro della mortalità, non riusciamo ad esternare il nostro cuore. Se avessimo
questo potere, certo non dovremmo ricorrere al giuramento. Inoltre nella presente
espressione presa globalmente [è consentito prendere] le parole: Il figlio che accoglie la
parola sarà molto lontano dalla perdizione come dette della stessa Verità ad opera della
quale tutto è stato creato, la quale resta sempre immutabile. E siccome l’insegnamento
della religione mira a condurci alla contemplazione della Verità, può supporsi che le
Agostino – Menzogna pag. 25 di 30