Page 30 - La Menzogna
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con cui si mira ad acquistarla, a questo esercizio fa da guida la dottrina [della fede], che
                  propone e inculca la stessa verità con parole umane e con segni concreti carichi di portata
                  sacramentale. A tal fine anche questa dottrina,  che di  per sé  può  essere falsata dalla
                  menzogna, dev’essere con la massima cura conservata incorrotta; e se in tale castità del
                  cuore si fosse violato qualcosa, si procuri in ogni modo di rimediarvi. Se invece anche la
                  dottrina venisse alterata nella sua autorevolezza, non potrebbe esserci più via né di andata
                  né di ritorno per raggiungere la castità del cuore.

                  La salvaguardia della verecondia non autorizza menzogne.

                  20. 41. Da tutto quello che è stato detto si ricaverebbe la conclusione che per conservare
                  la verecondia corporale si possa tollerare la menzogna, almeno quella che non lede né la
                  dottrina della fede, né la pietà, né la rettitudine, né la benevolenza. Ma supponete che uno
                  si proponga d’amare la verità, non solo quella che si vede nel contemplare ma anche
                  quella che sta nel dire ciò che è vero in ogni circostanza. Supponete anche che costui con
                  la bocca del corpo ritenga di non dover proferire alcuna parola che non sia stata concepita
                  e vagliata nel proprio animo, preferendo la bellezza genuina derivante dalla fede non solo
                  all’oro,  all’argento,  alle  pietre  preziose,  ai  campi  fioriti  ma  anche  alla  stessa  vita
                  temporale e a tutti i beni del corpo. Non saprei dire come in questo caso ci possa essere
                  chi ragionevolmente dica che ciò facendo egli è in errore. E se egli preferisse quel bene a
                  tutte quelle altre cose e lo valutasse più di loro, lo dovrebbe anche per giustizia preferire
                  ai beni degli altri uomini, che con la sua innocenza e benevolenza deve aiutare a salvarsi.
                  Così amerebbe quella fede perfetta con cui non solo si crede integralmente a ciò che viene
                  detto da autorità superiori e degne di fede, ma anche si proferisce con fedeltà quanto
                  ciascuno giudica [di dover dire] e dice di fatto. In latino infatti la fede è chiamata fides per
                  il fatto che quanto si dice si fa (= fit). Ora uno che mente è chiaro che non mostra una tal
                  fede; e se questa fede viene lesa di meno quando uno mente perché gli si creda, senza che
                  ci siano peraltro conseguenze moleste per se stesso o dannose per gli altri e si ha, inoltre,
                  l’intenzione di proteggere la salute o la pudicizia del corpo; tuttavia essa è sempre violata,
                  e la violazione avviene proprio là dove è da conservarsi la castità e la santità del cuore. È
                  dunque necessario anteporre la fede perfetta alla stessa pudicizia corporale; e a questa
                  conclusione ci induce non l’opinione dell’uomo, che spesso è dominata dall’errore, ma la
                  Verità  stessa,  che  è  assolutamente  invincibile.  La  castità  del  cuore  consiste  infatti
                  nell’amore ben ordinato, che non fa porre i beni maggiori al di sotto dei beni minori. Ora
                  bene minore è tutto ciò che può essere violato nel corpo rispetto a ciò che può essere
                  violato  nell’anima.  E  quando  uno  mente  per  salvaguardare  la  pudicizia  del  corpo,
                  s’accorge  certamente  che  solo  la  passione  sregolata  d’un  estraneo,  non  la  propria,
                  minaccia  di  ledere  il  suo  corpo,  se  egli  la  respinge  per  non  partecipare  alla  colpa
                  prestando il consenso. Ebbene, questo consenso dove risiede se non nell’anima? Anche la
                  pudicizia corporale, quindi, non la si può deturpare se non all’interno dell’anima, poiché
                  se  l’anima  non  consente  né  dà  il  suo  benestare,  non  si  può  propriamente  parlare  di
                  violazione della pudicizia corporale, qualunque oltraggio a danno del corpo si commetta
                  dalla libidine altrui. Se ne deduce che la castità dell’anima deve essere rispettata con cura
                  tanto  maggiore  [che  non  quella  del  corpo]  poiché  nell’anima  si  custodisce  anche  la
                  pudicizia del corpo. Concludendo: per quanto sta in noi, occorre che mettiamo al sicuro,
                  con quelle mura e siepi che sono i buoni costumi e la condotta [irreprensibile], tutt’e due
                  le cose, in modo che non vengano lese da agenti esterni. E se tutt’e due non le si può
                  garantire, chi non vede quale sia quella che occorre sacrificare all’altra? Sappiamo infatti





                  Agostino – Menzogna                                                        pag. 28 di 30
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