Page 19 - La Menzogna
P. 19
Ovvero dirai: «Non lo so, non l’ho visto «pur sapendolo e avendolo visto? Vorrai dunque
dire una falsa testimonianza, uccidendo la tua anima, perché non venga ucciso l’omicida?
Vorrai dunque mentire finché non ti trovi di fronte al giudice, mentre quando il giudice ti
farà un’esplicita domanda dirai finalmente la verità per non essere un falso testimone?
Con il tuo palesare la cosa, tu allora ucciderai quell’uomo! La Scrittura divina infatti
condanna severamente colui che rivela il colpevole. Diremo quindi che non ci si renda
colpevoli di denunzia quando si risponde con verità al giudice inquirente, mentre si
sarebbe rei palesando di propria iniziativa un colpevole per farlo condannare a morte? E
che diremo se tu, informato del luogo dove si nasconda un cittadino giusto e innocente,
venga interrogato da un giudice, mentre a condannarlo a morte sia un’autorità superiore
[al giudice], per cui chi ti interroga sia un esecutore della legge e non il legislatore stesso?
Forse che il mentire a pro’ dell’innocente non dovrà dirsi falsa testimonianza, perché a
interrogarti non è il [vero] giudice ma un esecutore della legge? Che diremo quindi se ti
interrogasse il legislatore in persona o un giudice [competente], il quale perché iniquo stia
cercando di condannare a morte l’innocente? Che farai in tal caso? Dirai la falsa
testimonianza o rivelerai quell’uomo? E poi, sarà veramente un delatore colui che di sua
spontanea volontà indica a un giudice giusto il nascondiglio dell’omicida e non lo sarà
colui che, interrogato da un giudice iniquo dove si nasconda l’innocente, da lui
perseguitato a morte, rivela colui che si era messo fiduciosamente nelle sue mani?
Rimarrai dunque dubbioso e incerto fra il delitto di falsa testimonianza e quello di
delazione? Forse che stando in silenzio o ripromettendoti di non dir nulla potrai esser
certo di aver evitato tutt’e due i mali? Perché allora, prima di comparire davanti al
giudice, non vorrai evitare la menzogna? Evitando la menzogna, eviterai anche la falsa
testimonianza, tanto se qualsiasi specie di menzogna è anche falsa testimonianza quanto
se non lo è; se invece eviterai ogni falsa testimonianza, intesa come tu vuoi, non eviterai
ogni specie di menzogna. Con quanto maggiore fortezza e nobiltà di spirito dirai dunque:
Non lo denunzierò e non mentirò!
L’esempio del vescovo di Tagaste, Fermo.
13. 23. Questo fece or non è molto un vescovo di Tagaste che si chiamava Fermo e che
nella volontà fu ancora più fermo. Egli aveva nascosto con massima solerzia un uomo che
si era rifugiato presso di lui. Richiesto per ordine dell’imperatore, che aveva spedito delle
guardie a prelevare quell’uomo, il vescovo rispose che non poteva né mentire né rivelare
il nascondiglio del ricercato, e sopportando molti tormenti corporali (in quel tempo gli
imperatori non erano cristiani) restò saldo nella sua decisione. Quando più tardi fu
tradotto in presenza dell’imperatore, si mostrò d’una virtù così ammirabile da chiedere e
ottenere lui stesso senza difficoltà la grazia all’uomo che aveva tenuto presso di sé. Cosa
si potrebbe fare di più forte e coraggioso d’un tale gesto? Ma qualcuno, più pauroso,
potrebbe obiettare: Io sarei disposto a tollerare ogni sorta di tormenti e ad affrontare la
stessa morte per evitare il peccato; ma se non è peccato mentire quando non si reca danno
a nessuno, non si dice falsa testimonianza e si fa del bene a qualcuno, è una stoltezza, anzi
un grave peccato, sottoporsi inutilmente a tormenti volontari e gettar via di fronte a
nemici imbestialiti la salute e la vita, che forse potrebbero risultare ancora utili. A costui
domando perché tema la parola della Scrittura: Non dire falsa testimonianza e non tema
quell’affermazione rivolta a Dio: Tu mandi in perdizione tutti coloro che proferiscono
menzogne. Risponde: «Non è scritto: Ogni menzogna»; ma io lo intendo come se dicesse:
«Tu mandi in perdizione tutti coloro che proferiscono falsa testimonianza». Infatti
Agostino – Menzogna pag. 17 di 30