Page 14 - La Menzogna
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riuscito ad evitare soltanto quello che era in mio potere. Quanto all’altra parte dell’altrui
colpa, io non potendola escludere con un atto della mia volontà, non dovevo impedirla
con una colpa mia. Non approva quindi il colpevole colui che si rifiuta di peccare al posto
di un altro, e nessuno dei due elementi peccaminosi approva colui che non si compiace di
nessuno dei due, ma quello che era in sua facoltà lo esclude anche intervenendo, mentre
l’altro lo disapprova solo con la volontà. E ora il caso dell’offerta dell’incenso. A chi fa
ad un cristiano la proposta: «Se tu non offrirai l’incenso, ti capiterà questo e questo», egli
può rispondere: «Io non scelgo nessuna delle due cose a me proposte, le disapprovo di
cuore tutt’e e due e non vi acconsento in alcuna maniera». Con queste parole o simili,
certamente vere, si esclude da lui ogni consenso, ogni approvazione; e qualsiasi pena egli
subisca da parte loro, è da considerarsi un maltrattamento da lui subìto mentre negli altri
un reato commesso. Ma allora, dirà qualcuno, quel tizio doveva subire lo stupro piuttosto
che offrire l’incenso? Se domandi che cosa fosse tenuto a compiere, egli non era tenuto a
compiere né l’una né l’altra cosa. Se infatti ti dicessi che era tenuto a farne una delle due,
dimostrerei che l’approvo; invece io le disapprovo tutt’e e due. Può invece porsi la
domanda: Quale delle due cose doveva evitare colui che non poteva evitarle entrambe ma
solo una? Risponderei: Doveva evitare quella che era peccato per lui personalmente più
che non quella che era peccato per l’altro, e questo anche se il suo peccato era più leggero
e quello dell’altro più grave. Salvo una ricerca più approfondita, ammettiamo in via
provvisoria che lo stupro sia un peccato più grave che non l’offerta dell’incenso; nel
nostro caso però fare l’offerta è un peccato commesso in prima persona, mentre lo stupro
un peccato commesso da un altro, anche se subìto dallo stesso soggetto. Ora il peccato è
di chi compie l’opera [cattiva]. Infatti, per quanto l’omicidio sia una colpa più grave del
furto, è tuttavia cosa peggiore commettere un furto che subire l’omicidio. Supponiamo
dunque che ad un tizio venga proposto di rubare. Se non lo farà, verrà messo a morte, cioè
si compirà un omicidio contro di lui. Non potendo evitare tutti e due i mali, egli dovrà
evitare quello che è peccato suo piuttostoché quello che è peccato degli altri. Questo non
diventerà peccato suo per il fatto che è stato commesso contro di lui e nemmeno perché lo
avrebbe evitato se avesse commesso il suo peccato personale.
Mentire per evitare le profanazioni del corpo.
9. 15. Il nocciolo della presente questione si riduce a questo: sapere se nessuno dei peccati
altrui, sebbene commesso contro di te, sia imputabile a te qualora tu possa evitarlo con un
tuo peccato più leggero e non l’hai fatto. Non si dovrà per caso fare eccezione per le
sudicerie con cui ci si imbratta il corpo? In effetti nessuno oserà dire che l’uomo è
insudiciato quando lo si uccide o lo si getta in prigione o lo si incatena o lo si flagella o
colpisce con altri strumenti di tortura o di strazio. Lo stesso se lo si proscrive o danneggia
nelle forme più gravi fino a ridurlo all’estrema nudità, se lo si priva di ogni titolo
onorifico e gli si scarica addosso tutta una serie di insulti e vituperi. Qualunque sofferenza
fra quelle elencate uno abbia subìto ingiustamente, nessuno sarà così pazzo da dire che
egli ne è stato contaminato. Ma poniamo il caso che uno venga coperto di escrementi o
che roba come questa gli si sbatta in faccia o cacci in bocca o si abusi di lui come di una
prostituta. Il sentimento di tutti, o quasi, aborrisce queste cose, e di chi le ha subite si dice
che è stato contaminato e reso immondo. Le conclusioni che derivano da tutto questo
sono le seguenti: nessuno deve evitare mediante peccati propri i peccati altrui, qualunque
essi siano, eccettuando quelle cose che rendono immondo colui sul quale si commettono;
e quindi non si può peccare né per la propria né per l’altrui utilità, ma si deve affrontare il
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