Page 12 - La Menzogna
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8. 11. Ci potrà essere chi ritenga lecita la menzogna detta ad uno a vantaggio di un altro
per farlo vivere, ovvero perché non venga contrariato nelle cose che gli stanno molto a
cuore, e così possa raggiungere, attraverso l’apprendimento, la verità eterna. Costui non
si rende conto, prima di tutto, che non c’è nefandezza a commettere la quale non ci si
possa costringere quando si avverano le stesse condizioni, come è stato esposto sopra.
Inoltre è chiaro che l’autorità stessa della dottrina è eliminata e cessa totalmente se in
coloro che vorremmo condurre alla verità, con la nostra menzogna creiamo la
persuasione che qualche volta sia necessario mentire. Tener presente che la dottrina
rivelata risulta composta di cose che in parte son da credersi mentre altre son da
comprendersi: soltanto che alle verità da comprendersi non si può arrivare senza prima
credere a quelle che debbono essere credute. Orbene, come si può credere a uno che
ritiene, almeno qualche volta, necessaria la menzogna, senza pensare che egli menta
anche quando ci ingiunge di credergli? In base a che si può dedurre con certezza che egli
non abbia anche in quel caso un qualche motivo per dire una menzogna»officiosa», come
egli la considera? Egli infatti potrebbe pensare che l’interlocutore, spaventato dal
racconto falso [che gli viene fatto], si astenga dagli atti di libidine; e pertanto come non
dire che in tal modo egli con la sua menzogna abbia anche contribuito a farlo progredire
spiritualmente? Notiamo tuttavia che, una volta ammesso e approvato un tale
comportamento, va a rotoli tutta la normativa della fede e, scomparsa questa, non si arriva
nemmeno alla comprensione [della verità], per ottenere la quale la fede nutre la mente dei
piccoli. Pertanto, se si apre il varco per ammettere in qualche situazione la menzogna
(anche quella chiamata «ufficiosa”), viene tolta di mezzo ogni norma di verità, la quale è
costretta a ritirarsi di fronte alla falsità anche nelle sue forme più stravaganti. Chiunque
mente infatti antepone alla verità i vantaggi temporali, o propri o di qualche altro: ma ci
può essere qualcosa più perversa di questa? Può anche darsi che uno ricorrendo alla
menzogna intenda condurre un altro all’acquisto della verità; costui però nello stesso
tempo gl’impedisce il raggiungimento della verità. Volendo infatti conseguire la verità
ricorrendo alla menzogna, si rende inattendibile anche quando dice la verità. Pertanto, o
non si deve credere ai buoni, o bisogna credere a coloro che ritengono lecito dire
menzogne, almeno in qualche caso, o bisogna credere che i buoni non dicano mai
menzogne. Di queste tre ipotesi, la prima è perniciosa, la seconda insipiente. Si conclude
che i buoni non debbono in nessun caso mentire.
Mentire per evitare mali peggiori.
9. 12. A questo punto la questione della menzogna potrebbe dirsi esaminata e risolta da
entrambi i lati, ma la conclusione non deve trarsi con faciloneria. Occorre ascoltare quei
tali che dicono non esserci azione così cattiva che non si possa commettere per evitare un
male peggiore: e fra queste azioni umane sono da annoverarsi non solo gli atti che gli
uomini compiono ma anche quelli che subiscono condiscendendovi. Ci si chiede, ad
esempio, se non sia un motivo valido per cui il cristiano possa offrire incenso agli idoli
quello di non consentire allo stupro che il persecutore gli minaccia in caso di rifiuto. Alla
pari sembra [loro] lecito domandarsi se non sia lecito mentire per evitare la stessa infame
sconcezza. Dicono costoro che il consenso prestato nell’offrire incenso agli idoli
piuttosto che subire lo stupro non è una passione ma un semplice gesto : per non fare
quella sconcezza ecco che uno preferisce offrire l’incenso. Ebbene, con quanto maggiore
facilità non avrebbe dovuto scegliere la bugia se con essa gli fosse stato possibile sottrarre
il corpo ad una oscenità così mostruosa?
Agostino – Menzogna pag. 10 di 30