Page 17 - La Menzogna
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conservi fiducia nel narratore che non si può prendere per bugiardo senza validi motivi.
Che pregiudizio infatti mi reca supporre che il padre o il nonno d’un tale sia stato una
buona persona mentre non lo era? O che uno, facendo il soldato, sia arrivato magari in
Persia, mentre di fatto non si è allontanato mai da Roma? Tali menzogne però son di
grave danno a coloro che le dicono. Nuocciono agli uni perché si allontanano dalla verità
per godere della falsità; nuocciono agli altri perché al piacere proprio della verità
antepongono il loro piacere personale.
La menzogna che arreca vantaggi.
12. 19. Condannate senza esitazione di sorta queste specie di menzogna, saliamo
gradatamente verso il meglio e consideriamo quella menzogna che la gente dice esser
propria dei buoni e dei bendisposti: quando cioè chi la proferisce non solo non nuoce a
nessuno ma a qualcuno procura vantaggi. Riguardo a questo genere di menzogne, tutta la
controversia sta nel decidere se chi offende la verità per giovare a un altro non rechi
danno a se stesso. È pacifico, certo, che merita il nome di verità solo quella che illumina
le menti con la sua luce interiore e immutabile; tuttavia chi agisce così agisce contro un
qualcosa di vero. Pur ammettendo infatti che i sensi del corpo si ingannano, è indubitato
che si pone in contrasto con la verità colui che di una cosa asserisce che è così, o non così,
senza che tale conclusione gli venga presentata o dalla ragione o dai sensi o da personali
congetture o persuasioni. Stabilire quindi se un’affermazione che giova a un altro non
nuoccia a chi la dice o non gli nuoccia, perché il danno è compensato dal vantaggio che si
reca al prossimo, è una gran questione. Se fosse vero questo, ne seguirebbe che uno può
anche procurare vantaggi a se stesso con una menzogna che non nuoce a nessuno. Son
questioni collegate fra loro; e se le si accetta, ne derivano conseguenze che lasciano molto
sconcertati. Ci si potrebbe chiedere infatti quale danno derivi a un uomo che nuota
nell’abbondanza di beni superflui se dagli innumerevoli mucchi di frumento gli si
sottragga un moggio, con il quale il ladro possa procurarsi il necessario per vivere. La
conseguenza sarebbe che si può impunemente anche rubare e dire falsa testimonianza
senza commettere peccato. Ma quale conclusione potrebbe essere più sballata di questa?
Ancora: si potrà ammettere che un tizio rubi quel moggio [di frumento] sotto i tuoi occhi
e tu, interrogato del fatto, per favorire il povero possa dire una menzogna a coscienza
tranquilla, mentre saresti colpevole se rubassi per rimediare alla tua povertà? Quasi che tu
debba amare più il prossimo che non te stesso!... Se ne deduce che le cose sono tutt’e due
sconvenienti, e quindi da evitarsi.
Menzogne oneste: ci sono? e quando ci sono?
12. 20. Forse qualcuno vorrà qui aggiungere una qualche eccezione e sostenere che ci
siano menzogne innocenti: quelle cioè che, senza nuocere ad alcuno, recano anche dei
vantaggi. Si escludono evidentemente quelle dette per occultare o difendere le azioni
criminose. È infatti senz’altro riprovevole la menzogna che, pur senza danno per alcuno,
anzi con utilità del povero, tuttavia serve ad occultare un furto; ma se non danneggiasse
nessuno e a qualcuno recasse utilità né vi si nascondesse o difendesse alcuna azione
peccaminosa, diremo che è cosa disonesta? Facciamo l’esempio che tu veda un tizio che
sta nascondendo il proprio denaro per non farselo rubare o portar via per forza.
Interrogato del fatto, tu dici una menzogna, che non reca danno a nessuno mentre è utile a
colui che occulta il denaro. Col tuo mentire non commetteresti peccato, come non è
peccato nascondere i propri averi di cui si teme la perdita. Ma se mentendo non
Agostino – Menzogna pag. 15 di 30