Page 15 - La Menzogna
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male e sopportarlo con fortezza. Se pertanto non è lecito evitare il male commettendo un
qualsiasi peccato, non lo si può evitare nemmeno con la menzogna. Riguardo poi alle
aberrazioni che si commettono sull’uomo rendendolo impuro, le dobbiamo evitare anche
con peccati nostri: i quali, essendo commessi per evitare appunto tale contaminazione,
non meritano nemmeno il nome di peccato. Non è infatti peccato ciò che, se non si
facesse, ci attirerebbe [giusti] rimproveri. Si deduce da questo che le cose che si fanno
perché non c’è alcun modo di evitarle non sono nemmeno da chiamarsi contaminazione.
Anche in tale ipotesi infatti colui che le subisce ha un qualcosa di buono da compiere, e
cioè sopportare con pazienza ciò che non gli è possibile evitare. Ora nessuno che fa il
bene può essere contaminato dal contatto materiale con qualsiasi cosa [impura]. Dinanzi
a Dio è impuro chi commette ingiustizie, mentre il giusto (qualsiasi giusto) è puro; e se
non lo è dinanzi agli uomini, lo è certamente dinanzi a Dio, che giudica con verità.
Pertanto, quando l’uomo subisce tali affronti, se ha facoltà di evitarli e non li evita, non
viene reso impuro dal contatto materiale con le cose ma dal peccato per il quale,
dandoglisi la possibilità, non ha voluto evitarli. Qualunque cosa poi sarà stata compiuta
per evitarli, non sarà peccato; e quindi, se per evitarli uno fosse ricorso alla menzogna,
non avrebbe peccato.
Illecite tutte le menzogne che nuocciono agli altri.
9. 16. Ma non bisognerà per caso eccettuare alcune menzogne, per le quali sia preferibile
subire la contaminazione piuttosto che mentire? Se così fosse, ne risulterebbe che non
tutto quello che si fa per evitare le sudicerie di cui sopra è esente da colpa. Lo dico di certe
menzogne, commettere le quali è più grave che non subire l’oltraggio. Ecco uno, che un
disonesto ricerca per violentarlo sessualmente e che invece con una menzogna si potrebbe
tenere nascosto. Chi oserà dire che nemmeno in questo caso è lecito mentire? Ma se per
occultarlo bisogna ricorrere a una menzogna che lede la fama altrui, incriminando
falsamente questo secondo della contaminazione a cui si voleva sottoporre quell’altro? Se
si dicesse, [ad esempio], a quel perverso il nome di un uomo casto e del tutto estraneo a
simili disordini: «Va’ dal quel tizio, e lui ti procurerà senz’altro come qualmente tu possa
scapricciarti a tuo piacimento. È infatti uno che conosce l’ambiente e ci gongola»?
Ammesso che con tali parole si possa distogliere quell’uomo dal perseguire la persona
ricercata, non saprei dire se si possa ledere con la menzogna la fama di uno per impedire
che sia profanato dalla libidine di quel malintenzionato il corpo d’un altro. In realtà mai
bisogna dire menzogne che rechino vantaggio a uno, se un altro ne viene danneggiato,
anche se il danno di costui sia inferiore a quello dell’altro, che tu impedisci con la tua
menzogna. Fa’ conto che si tratti del pane: se uno si rifiuta di darlo ed è in ottima salute, tu
non glielo puoi togliere per sfamare un affamato. Così tu non puoi fustigare un innocente,
che non voglia subire la pena, per evitare che un altro [innocente] venga ucciso. Se essi
liberamente accettassero la cosa, la si faccia! Accettando loro personalmente, non c’è più
lesione.
10. 16. Ci si chiede ora se si può macchiare la fama di una persona anche consenziente
attribuendole falsamente il peccato di stupro per impedire che un’altra persona sia
stuprata nel corpo. È una questione spinosa, e io non saprei dire se facilmente si possa
trovare un motivo per concludere che è giusto macchiare con l’accusa d’uno stupro
inventato la fama d’una persona consenziente piuttostoché macchiare col medesimo
stupro il corpo di chi vi si oppone.
Agostino – Menzogna pag. 13 di 30