Page 99 - La Grazia della Contemplazione
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del pensare, tuttavia spesso la contemplazione stessa si realizza, in tutti i gradi,
                  in  entrambi  i  modi.  Infatti  possiamo  conoscere  alcune  delle  cose  divine  per
                  mezzo  della  rivelazione,  anche  di  quelle  che  sono  relative  ai  primi  generi  di
                  contemplazione nel trascendimento e al contrario le cose che riguardano i due
                  ultimi  generi  di  contemplazione,  possiamo  condurle  all’interno  della
                  dimensione comune del pensiero. Ma poiché le cose che riguardano i due ultimi
                  gradi trascendono la possibilità di intelligenza umana, quando la mente umana
                  conduce quelle cose nella dimensione normale del pensiero o al contrario, per
                  poter  vedere  meglio  e  più  limpidamente,  si  trascende  e  si  trasforma,  deve
                  comunque  mostrarsi  non  più  nell’aspetto  umano,  ma  in  una  forma  angelica.
                  Abbiamo da Mosè l’esempio che tutti questi generi di contemplazione possono
                  essere  raggiunti  nell’estasi.  Abbiamo  invece  da  Beseleel  l’esempio  tipico  che
                  possiamo  contemplare  senza  alcun  trascendimento  della  mente.  Infatti  Mosè
                  vide per divina rivelazione entrambi i cherubini, salì al monte, entrò nella nube.
                  Beseleel vide e compì quell’opera, ma di lui non si dice che sia salito ed entrato
                  nella  nube.  Ma  che  cos’è  salire  il  monte  se  non  salire  al  pensiero  più  alto,
                  secondo la profezia? La nube tocca tale monte, quando cessa la memoria di ogni
                  cosa  esterna.  In  questo  monte  Mosè  resta  sei  giorni,  e  nel  settimo  viene
                  chiamato al colloquio del Signore. Com’è noto in sei giorni compiamo le nostre
                  opere, e  nel settimo riposiamo. Sei giorni passiamo in questo monte, quando
                  con molta fatica e forte volontà ci abituiamo a rimanere in questo stato sublime
                  per lungo tempo. Si viene poi al settimo giorno, quando la grande elevazione
                  della mente diventa una gioia e si attua senza alcuna fatica. Si giunge al settimo
                  giorno,  quando  in  quello  stato  di  sublimità  l’animo  si  raccoglie  in  una
                  grandissima  tranquillità,  così  che  non  solo  abbandona  ogni  preoccupazione,
                  anzi  sopravanza  tutte  le  misure  della  possibilità  umana.  Si  è  ammessi  al
                  colloquio con il Signore, quando Egli chiama, allorché per divina ispirazione e
                  rivelazione,  si  è  introdotti  in  quell’abisso  dei  giudizi  divini.  Mosè  entra  nella
                  nube, quando la mente umana, assorbita dall’immensità di quella luce divina, si
                  assopisce  nella  dimenticanza  di  sé;  così  che  puoi  e  devi  giustamente
                  meravigliarti  del  fatto  che  quivi  la  nube  e  il  fuoco  si  trovino  uniti,  la  nuvola
                  della  ignoranza  con  la  nube  dell’intelligenza  illuminata.  L’ignoranza  e  la
                  dimenticanza  delle  cose  conosciute  si  uniscono  con  la  rivelazione  e  con
                  l’intelligenza  di  ciò  che  era  ancora  ignoto.  Infatti  in  uno  stesso  tempo
                  l’intelligenza  umana  viene  illuminata  nei  confronti  delle  cose  divine  e
                  annebbiata nei confronti delle cose umane. Il Salmista indica con poche parole
                  la  pace,  l’annebbiamento  e  l’illuminazione  dell’anima  che  viene  sollevata:
                  Dormirò  nella  pace  in  Lui  e  riposerò  (Sal.  4,9).  Veramente  l’anima  trova  la  pace
                  quando,  condotta  sopra  se  stessa,  non  sente  più  gli  affanni  della  debolezza
                  umana. Dorme in questa pace quando, assopita in questa suprema tranquillità,
                  si dimentica di tutto ciò che ha pensato nell’equilibrio. Chi dorme infatti non
                  conosce  le  cose  che  gli  stanno  attorno  e  anzi  non  ricorda  più  se  stesso.
                  Giustamente dunque il sonno rappresenta il trascendimento della mente; in ciò
                  l’anima si assenta dalle sue occupazioni e, come presa dal sonno, lascia le cose
                  umane  e  contempla  le  cose  divine.  Dorme  in  Lui  quando  riposa  nella
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