Page 100 - La Grazia della Contemplazione
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contemplazione e nell’ammirazione di Colui che è ciò che è e che solo può dire:
                  Io sono Colui che sono (Es. 3,14). Ciò dunque indica Mosè per il settimo giorno;
                  questo Davide chiama più apertamente pace e ciò che per Mosè è entrare nella
                  nuvola, per Davide è addormentarsi. Mosè riposa nel Signore al quale si accosta
                  Davide,  indugiando  presso  di  Lui.  A  somiglianza  di  Mosè,  Davide,  salendo
                  sulla vetta del monte, entra nella nebbia e vede e contempla l’arca e i cherubini
                  nella rivelazione del Signore, quando per il trascendimento e il rapimento della
                  mente  nelle  cose  sublimi,  viene  innalzato  dalla  divina  ispirazione  a  quei  sei
                  gradi  della  contemplazione  che  abbiamo  descritto.  A  Mosè  è  detto:  Guarda
                  affinché tu faccia ogni cosa come ti è stata mostrata (Es. 25,40). Sul monte gli viene
                  mostrata  ogni  cosa,  non  solo  i  cherubini,  ma  anche  l’arca.  Questo  è  dunque
                  quello  che  ho  detto  sopra,  che  tutto  ciò  che  è  relativo  ai  diversi  generi  di
                  contemplazione,  può  essere  intuito  nella  rivelazione  del  Signore,  nel
                  trascendimento della mente. Ma da Beseleel si può cionondimeno apprendere
                  che  a  tutto  ciò  si  può  giungere  senza  alcun  trascendimento,  pervenendo  alla
                  contemplazione.  Che  cosa  significa  infatti  fabbricare  l’arca,  rivestirla  d’oro,
                  cingerla con una corona, coprirla con un propiziatorio, aggiungere i cherubini,
                  se  non  apprendere  poco  alla  volta  l’arte  di  entrare  in  tali  generi  di
                  contemplazione e con molto studio e molta fatica apprendere bene le diverse
                  cose,  le  une  dopo  le  altre  e  alla  fine  completare  l’opera,  facendolo  in  tutto
                  perfetto? Ma per tacere dell’arca, che dire dei cherubini? Non si legge forse che
                  per formarli o perché li vedesse formati, Mosè ascese il monte ed entrò  nella
                  nube?  Si  comprende  chiaramente  che  questi  ultimi  due  generi  di
                  contemplazione  dei  quali  è  proprio  il  trascendimento  della  mente,  possono
                  talvolta  venire  costretti  all’interno  delle  categorie  dell’umano  intendimento.
                  Tutti i generi di contemplazione  possono  avvenire  in entrambi i  modi, con o
                  senza il trascendimento della mente.


                                                    Capitolo XXIII

                     Alcuni hanno eccezionalmente il dono del trascendimento; altri lo hanno
                                                     come per virtù


                  Tra quanti conoscono il trascendimento di sé e l’estasi, alcuni vi accedono sotto
                  l’azione della grazia, altri invece vi accedono sulla base del loro grande sforzo,
                  beninteso con la cooperazione della grazia. Gli uni hanno questo dono in via
                  eccezionale,  gli  altri  lo  posseggono  quasi  fosse  frutto  del  loro  potere.  È
                  eccezionale  per  colui  che  non  può  raggiungerlo,  benché  lo  voglia,  e  a  esso
                  giunge per la chiamata della grazia; e  senza una sua specifica ricerca. Si può
                  dire invece che hanno la capacità di raggiungere il dono di tale grazia coloro
                  che possono farlo, in gran parte, conformemente alla loro volontà. Del primo
                  caso  abbiamo  l’esempio  in  Mosè,  del  secondo  in  Aronne.  Mosè  poté  infatti
                  vedere l’arca sui monte nella nube, per opera della sola grazia rivelante di Dio.
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