Page 105 - La Grazia della Contemplazione
P. 105
La dilatazione della mente
La mente si dilata solitamente in tre modi: con l’ingegno, con l’esercizio, con
l’attenzione. Noi ci procuriamo la capacità di raggiungere qualcosa, quando
impariamo a fare qualcosa sulla base di una tradizione valida o di una
intelligente ricerca. Ci esercitiamo quando facciamo sì che diventi per noi
usuale ciò che abbiamo raggiunto con l’ingegno e facciamo sì di essere sempre
preparati nell’eseguire il compito. Noi poniamo attenzione, quando rimaniamo
insistentemente con grande diligenza su ciò che ci prefiggiamo. Il primo grado è
dunque il procurarsi la capacità di raggiungere il fine nell’ambito di qualsiasi
disciplina. Il secondo grado è il raggiungere la familiarità nell’eseguire il
compito. Il terzo grado è il rimanere con grande vivacità su ciò che sappiamo
raggiungere e in cui anche siamo esercitati. In questi tre gradi l’ampiezza della
mente si dilata e diventa più capace nei confronti di ogni disciplina. Certo,
quanto più ampiamente e meglio tu abbia appreso qualcosa, tanto più potrai
dilatarti a comprendere cose più vaste e profonde. Cionondimeno è ovvio che
qualsiasi disciplina che venga appresa, si rafforza con l’esercizio e viene in ciò
dilatata e perfezionata. Anzi il fatto che noi possiamo vedere ora meglio ora
peggio in una disciplina, nella quale siamo esercitati è dovuto al fatto che con
l’attenzione crescono l’ampiezza e l’acume della mente. Il primo grado è
l’apprendimento dell’arte, il secondo il frequente esercizio, il terzo una diligente
e amorevole insistenza nell’esercizio stesso. Si riferisce al primo grado, cioè alla
dilatazione della mente, quel Profeta che dice: Mettiti in un punto da cui
osservare, poni per te motivi d’amarezza, dirigi il tuo cuore sulla via retta nella quale
hai camminato (Gr. 31,21). Ci si riferisce al secondo grado, quando si legge:
Veglierò per custodirmi e mi porterò sulla torre e contemplerò e starò attento per sentire
cosa mi sarà detto (Ac. 2,1). riferito al terzo questo passo: Passate ai lidi dei Chitteri
e guardate, mandate a Kedar e considerate bene (Gr. 2,10). Il porsi in un luogo di
vedetta rappresenta il procurarsi la capacità di contemplare. Noi ci poniamo in
vedetta per poter vedere lontano e per poter dilatare la nostra vista da ogni
parte. Per questo dunque l’allargamento della mente è indicato nel porsi in
vedetta. Che cosa significa poi stare sulla torre se non rendere usuale la capacità
di speculare? Ciò che l’uno chiama posto di vedetta, l’altro chiama torre. Noi
infatti costruiamo posti d’osservazione per la sicurezza di tutti o per la
sicurezza privata e, guardando da là, possiamo prevedere da lontano pericoli
imminenti. Così noi costruiamo la vedetta della contemplazione per prevenire
le insidie del tentatore. Ma altro è porre un luogo di vedetta e salirvi, altro è
stare fermi in essa. La prima cosa è relativa alla acquisizione della disciplina, la
seconda all’esercizio di essa. Chi poi non vede che il considerare con forza si
riferisce al terzo modo della dilatazione della nostra mente: Mandate a Kedar e
considerate bene? Giustamente ciò viene comandato poiché dalla forza della
considerazione e dell’attenzione cresce e si allarga la capacità della mente. Se
dunque testi con insistenza in questo triforme avanzamento spirituale, ti aprirai