Page 93 - La Grazia della Contemplazione
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cosa, nulla è più lontano di Lui; se è sotto ogni cosa nulla è più nascosto di Lui,
se è sopra ogni cosa, nulla è più sublime di Lui. Che cosa è dunque più
incomprensibile, più segreto, più lontano, più occulto, più sublime di Lui? Anzi
se Egli è in ogni luogo, nulla è più presente di Lui; se Egli è fuori da ogni luogo,
nulla è più assente di Lui. Ma c’è qualcosa di più assente e di più presente, di
più presente e di più assente di Lui? Ma se nulla è più presente di Lui che è
assentissimo, se nulla è più assente di Lui che è presentissimo, che cosa c’è di
più mirabile e di più incomprensibile di Lui? E ancora, se il potere non è altro in
Lui dalla felicità, dovunque c’è la sua suprema potenza, c’è la sua suprema
felicità. La sua suprema felicità allora è dovunque. Ma come dunque può esserci
nell’inferno luogo di infinita miseria o come può qualcuno essere misero se la
suprema felicità non può mai mancargli? È mirabile e incomprensibile tutto ciò.
La ragione prova molte cose, infinite cose dell’unità divina, ma non le
comprende. Pertanto tali cose sono sopra la ragione; ma non fuori della ragione;
secondo quanto s’è detto sopra riguardano per questo il primo cherubino.
Capitolo XVIII
Ciò che riguarda il sesto genere di contemplazione
Circa la Trinità delle persone e la speculazione della Trinità, molte cose si
credono e si asseriscono che però sono non solo sopra la ragione, ma anche,
sembra, al di fuori della ragione. Crediamo in un solo Dio Padre, Figlio e Spirito
Santo; il Padre non nasce né procede da nessuno; il Figlio nasce dal Padre; lo
Spirito Santo procede dal Padre e dal Figlio. Crediamo dunque la Trinità delle
persone, nell’unità della sostanza. Altro è il Padre, altro è il Figlio, altro lo
Spirito Santo e tuttavia le tre persone non sono diverse. Tre sono le persone, ma
una la sostanza, una l’essenza, una la natura. Crediamo tutto ciò, lo professiamo
e tale è la verità; tuttavia la ragione umana viene contraddetta da questo
postulato di fede. Se il Padre è ingenerato e il Figlio è l’unigenito, la sostanza
del Padre sarà ingenerata e quella del Figlio generata? E poiché hanno entrambi
una stessa sostanza sarà essa generata e non generata? O forse la sostanza
genera se stessa ed è generata da se stessa? O forse la sostanza è generata e non
generata, nasce e non nasce? Se diciamo che il Figlio nasce che cosa diremo
della sua natività? La sua natività è eterna; Presso di lui non c’è mutamento né
ombra di cambiamento (Gc. 1,17). Se la sua natività non avvenne una volta, in che
modo il Coeterno è uguale al Padre? Se non avverrà come sarà quella
immutabile natura nella quale qualcosa muta? Se sempre è stata, come riceve
l’essere dall’altro che non ha mai cominciato a essere, senza il quale il Padre non
avrebbe potuto essere? E come la sua natività è perfetta, se deve ancora
avvenire? O forse si rinnova sempre per poter essere sempre? Forse è
molteplice e infinita perché è necessario rinnovarla all’infinito? Tutto ciò che si
dice della natività del Figlio, guarda se non possa essere detto circa la