Page 88 - La Grazia della Contemplazione
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che  noi  facciamo,  ci  informa  allegoricamente  che  cosa  egli  faccia  per  noi,  ci
                  propone anagogicamente che cosa intende fare di noi. In questo modo spesso
                  manda e rimanda a noi messaggeri e anzi molte cose annuncia per mezzo di un
                  solo  inviato.  Spesso  la  sua  volontà  ci  viene  proposta  sotto  vari  enigmi  e  in
                  diverse figurazioni perché si imprima più fortemente nella mente. E mentre la
                  stessa cosa ci viene detta e ripetuta in molti modi, egli manda e rimanda e molti
                  sono coloro che accolgono questi nunzi. In un primo tempo è difficile volersi
                  correggere o per negligenza si fa poco. Si desidera infatti raggiungere la ragione
                  della gloria, ma non si desidera di essere edificati. Si desidera la scienza, ma
                  non  la  santità,  si  desidera  essere  saputelli,  più  che  santi.  Mentre  cercano  con
                  sforzi  quotidiani  nuovi  accorgimenti  e  nuova  intelligenza,  chiedono  nella
                  ricerca loro e nel loro desiderio: Manda, rimanda; manda, rimanda. Accogliamo
                  ogni  giorno  questi  nunzi  e  mentre  ne  vengono  altri  ancora  ne  chiediamo  di
                  nuovi  e  insistiamo  al  cospetto  del  Signore  degli  eserciti:  Manda,  rimanda,
                  manda rimanda. Ma quanto più è grande il numero dei messaggeri, tanto più la
                  nostra  coscienza  ci  accusa  e  ci  tormenta  acerbamente.  Ne  viene  che  ci
                  disponiamo sempre a correggere la nostra vita, ma che tuttavia la rimandiamo
                  sempre. E mentre ci proponiamo di fare ciò in futuro, accade che quel futuro sia
                  sempre domani o forse non sia mai futuro. Spesso determiniamo un futuro nel
                  quale correggere la nostra vita, e diciamo allo sposo: aspetta, aspetta. E quando
                  quel futuro è diventato presente, diciamo: torna ad aspettare.
                  Molti si propongono di svincolarsi dagli  affetti estranei e  dispersivi nei quali
                  sono  impastoiati  e  decidono  di  non  ricadere  in  essi;  intanto  chiedono  di
                  aspettare un po’, chiedono cioè di perdere quegli affetti più che di tagliarli via,
                  ma poi si danno da fare per riavere ciò che hanno perduto, e allora chiedono
                  allo sposo di aspettare nuovamente un altro poco. Certo dicono: un poco e un
                  poco. Qualunque cosa infatti non soddisfi il desiderio, appare poco. Chiedono
                  di essere aspettati e nuovamente di essere aspettati un poco e un altro poco, un
                  poco qui, un poco là, un po’ per un desiderio, un po’ per un altro e per un altro
                  ancora, e per un altro momento e per un momento ancora. E così cantiamo al
                  nostro  sposo  un’odiosa  canzone:  Aspetta,  aspetta  ancora;  aspetta,  aspetta
                  ancora; un poco qui, un poco là. Quando credi che quest’anima pigra e tiepida
                  potrà  formare  quell’opera  col  duttile  metallo,  traendone  la  forma  angelica
                  mentre c’è bisogno per questo di allargare le ali e al comando del Signore non
                  abbassarle  mai  dall’altezza  della  intenzione  dei  nostri  desideri  nella  nostra
                  ricerca?


                                                      Capitolo XV

                    Dunque è molto difficile all’anima perfetta raccogliersi tutta in se stessa e
                                      riposare nel solo desiderio della divinità


                  A un impaziente desiderio è noiosa l’attesa non dico di un anno né di un mese,
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