Page 84 - La Grazia della Contemplazione
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mente  contempla  la  luce  della  suprema  sapienza  senza  alcun  velame,  senza
                  alcuna similitudine e non per mezzo dello specchio e in enigma, ma, per così
                  dire, nella sua semplice verità. Volge il viso da fuori verso dentro, quando nel
                  rimeditare  ciò  che  ha  visto  nel  trascendimento  e  nel  discuterlo  con  forza,  lo
                  rende comprensibile a sé e, ora sulla base della ragione, ora sul riferimento delle
                  similitudini, lo conduce alla comune intelligenza. Viene ucciso il vitello di cui il
                  Signore  si  ciba,  quando  la  mente  dell’uomo  rafforzata  in  questi  gradi  di
                  avanzamento,  taglia  qualcosa  di  ciò  che  ardentemente  desidera  e  che  prima
                  custodiva  premurosamente,  lo  taglia  via  dalle  proprie  ricerche  e  dai  propri
                  costumi,  per  cui  spera  di  poter  rimanere  perfettamente  unito  alla  divina
                  contemplazione e di piacere maggiormente a Dio.
                  Noi facciamo sacrificio al Signore quando, con le vittime delle nostre virtù e col
                  proposito d’una vita più serrata, nutriamo in noi la benevolenza della sua carità
                  e l’accresciamo: Ecco busso alla porta, se qualcuno mi aprirà, entrerò e cenerò con lui
                  (Apoc.  3,20).  Noi  mangeremo,  nella  nostra  casa  insieme  col  Signore,  quando
                  volentieri  ci  offriremo  a  lui  e  serviremo  a  ciò  che  egli  desidera,  cosicché
                  aumentiamo in noi la sua benevolenza e la nostra fiducia in Lui. Dall’aumento
                  di questa fiducia, quasi fosse una grazia per lungo tempo desiderata, la mente
                  viene animata improvvisamente oltre la speranza e ogni previsione. Seguiamo
                  il  Signore  che  esce  quando,  rimanendo  fermi  con  attenzione  sull’intelligenza
                  della realtà divina, per ciò che contempliamo della luce di Dio, siamo sollevati a
                  contemplare  cose  più  alte  sopra  noi  stessi  e  accompagniamo  il  Signore  che
                  passa  seguendo  le  tracce  della  grazia  rivelante.  Dopo  l’uscita  è  possibile
                  rimanere con il Signore che resta e restare uniti molto a lungo per mezzo della
                  contemplazione alla luce rivelata in quello stato di altezza. È con il Signore che
                  resta  colui  il  quale  ha  superato  tutta  questa  dimensione  immonda  di  umana
                  mutevolezza, di incertezza e ambiguità, levandosi in alto con la mente, e fisso in
                  quella luce d’eternità, si assimila all’immagine che contempla. Dice l’Apostolo:
                  Noi tutti che guardiamo la gloria del Signore col volto scoperto, siamo trasformati in
                  quella immagine da splendore in splendore, come opera dello spirito del Signore (2 Cor.
                  3,18).


                                                      Capitolo XII

                    Delle cose che sono intuite nel trascendimento della mente alcune possono
                           essere piegate alla comune intelligenza, altre non lo possono


                  Bisogna osservare che ora introduciamo in noi il volto di Dio, ora usciamo con
                  lui.
                  Infatti quello che è conosciuto della luce di Dio per mezzo del trascendimento
                  della  mente,  talvolta  è  compreso  anche  dalla  mente  che  non  si  sia  in  ciò
                  inebriata,  e  spesso  da  ciò  che  noi  spesso  rimeditiamo,  siamo  condotti,  per  la
                  grande     ammirazione,     all’entusiasmo     della   mente.    Talvolta    dunque
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