Page 79 - La Grazia della Contemplazione
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nessuno potrebbe raggiungere da sé.
                  Nessuno tuttavia si ritenga in grado di compiere le opere predette o creda che
                  di poco differiscano le cose formate dalla stessa materia, cioè dall’oro. Certo se
                  si  potesse  trovare  un  metallo  più  prezioso  dell’oro  questa  forma  angelica
                  sarebbe stata fatta con quello.
                  La  sopraeccellenza  di  quella  dignità  che  poco  viene  indicata  dalla  materia,
                  meglio  viene  indicata  dalla  forma.  Ci  è  stato  comandato  dunque  di  fare  un
                  cherubino, cioè di fare un’immagine non di uomini o di qualsiasi angelo, ma
                  degli  spiriti  sopraeccellenti,  affinché  la  dignità  di  quest’ultima  speculazione
                  meglio appaia da tale similitudine.


                                                     Capitolo VIII

                         Il quinto genere di contemplazione ammette la possibilità di una
                        similitudine, ma il sesto genere sopravanza ogni caratteristica della
                                                  similitudine stessa

                  Credo  che  non  si  debba  trascurare  che  di  questi  due  cherubini  Mosè  viene
                  informato  dalla  voce  divina  che  dice:Dei  cherubini  uno  stia  su  un  lato  e  l’altro
                  nell’altro  (Es.  25,19).  Debbono  dunque  essere  posti  nelle  due  parti  opposte
                  dell’arca  e  debbono  coprire  entrambi  i  lati  del  propiziatorio.  La  stessa  cosa
                  infatti intendiamo per arca e per propiziatorio. Cerchiamo dunque quali siano
                  questi due lati del propiziatorio per trovare quindi perché uno dei cherubini sta
                  da una parte, l’altro dall’altra. Così come abbiamo già mostrato sopra, si deve
                  intendere per propiziatorio quel genere di contemplazione relativo agli spiriti
                  razionali.  La  creatura  razionale  infatti,  tanto  quella  angelica  quanto  quella
                  umana, è fatta a immagine di Dio; dell’uomo stesso è scritto: Dio creò l’uomo a
                  sua immagine e somiglianza, a immagine di Dio lo creò (Gn. 1,27). Dell’Angelo scrive
                  la Scrittura: Tu sei sigillo di perfezione, pieno di sapienza e di onore nella delizia del
                  paradiso  di  Dio  (Ez.  28,12).  Ecco  che  la  natura  angelica  è  detta  regno  e
                  similitudine  anche  per  quella  parte  che  non  è  rimasta  nella  verità.  Il  profeta
                  Davide chiaramente lo proclama dicendo: Non c’è tra gli dei nessuno simile a te o
                  Signore (Sal. 85,8). E Isaia dice apertamente: Poiché tutte le genti quasi non sono
                  nulla al suo cospetto e sono stimate un niente (Is. 40,17). Perché mai sono un nulla,
                  se  hanno  in  sé  qualcosa  di  simile  a  Dio?  Forse  c’è  nella  Scrittura  una
                  contraddizione? No di certo. Infatti in Davide leggo: Dio, chi sarà simile a te? (Sal.
                  82,2). E trovo ancora in lui: È impressa su di noi la luce del tuo volto, o Signore (Sal.
                  4,7). Che cosa dunque possiamo raccogliere da tali diverse espressioni se non
                  che siamo per certa misura simili, per certa misura dissimili dal Creatore? Anzi
                  l’uomo è dissimile da Dio in molte cose e di lui sta scritto:  L’uomo è immensa
                  vanità (Sal. 38,6). E d’altra parte l’uomo è fatto a immagine di Dio (ibidem). Ecco in
                  che  modo  gli  è  simile.  Chi  è  l’uomo  che  può  seguire  il  re,  suo  creatore?  Ma
                  neanche un angelo del cielo può perfettamente somigliare al Creatore. Chi ti è
                  simile o Signore nella forza? Chi è così grande nella santità, nella grandezza, nelle lodi?
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