Page 78 - La Grazia della Contemplazione
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deformi a loro immagine? Certo bisogna che prima si abitui a rimanere in cielo
con le creature celesti e a non scendere agli affari terreni e alla preoccupazione
delle cose esteriori (eccetto il caso dell’obbedienza o il dovere di carità) prima
che abbia osato tentar di penetrare, in quegli angelici trascendimenti, gli
altissimi segreti dell’incomprensibile divinità.
Capitolo VII
Inutilmente l’uomo si sforza di raggiungere tali altissime intuizioni, se non è
sorretto dalla divina rivelazione
Si comprende facilmente come la prerogativa di suprema eccellenza di questa
ultima opera sopravanzi in dignità ogni altra cosa poiché imita in qualche modo
l’altezza degli arcangeli in quella suprema gerarchia celeste. Pensa di chi sia
caratteristico assimilarsi alla eccellenza di quell’ordine che è immediatamente
unito alla luce suprema, che vede faccia a faccia e senza specchio, non in
enigma. Che cos’è ciò a cui ogni giorno l’intelligenza umana tende,
assimilandosi alle altissime intuizioni delle menti sopracelesti, e talvolta per il
favore della benevolenza divina è sollevata a contemplare la grandezza della
suprema maestà? Chi è idoneo a tutto ciò? Chi è degno artefice per tali opere, se
la grazia divina non lo prevenga e non lo segua? Altro è fare l’arca, altro è
formare i cherubini. Che cosa sia ricoprire l’arca, rivestirla d’oro, cingerla con
una colonna, sovrapporle un coperchio possiamo saperlo e lo proviamo con
l’esperienza quotidiana; non sono infatti cose lontane dai nostri sensi. Machi ha
visto o chi può vedere un cherubino e come posso fare quella forma che non
posso vedere? Io credo che nemmeno Mosè avrebbe potuto esprimerla se non
l’avesse imparata dalla rivelazione. Per questo a lui viene detto: Guarda e fa’ ogni
cosa come ti è stato mostrato sul monte (Es. 27). Dunque Mosè viene condotto sul
monte egli viene mostrata per mezzo della rivelazione, prima che possa sapere
che cosa debba fare. È necessario dunque salire al pensiero più alto e imparare
dalla rivelazione del Signore nel trascendimento della mente che cosa sia ciò
che si deve cercare e sospirare e a quale sublimità debba portare e abituare la
sua anima. Infatti se una sola volta si viene ammessi alla luminosa gloria
dell’altezza angelica e si è meritato di raggiungere la visione di quei raggi
divini, con quali intimi, desideri, con quali profondi sospiri, con quali
inenarrabili gemiti non si insisterà, con quale assiduo ricordo, con quale lieta
ammirazione non si emulerà quella luce che si è vista e non si terrà nella mente
con i sospiri, con la contemplazione fino al punto che non ci si sia assimilati in
quella immagine, da lucea luce, come dallo spirito del Signore (2 Cor. 3,18)? Dallo
Spirito del Signore, dice la Scrittura e non dal suo. Il modo migliore di compiere
tale opera è di insistere con i sospiri e con i gemiti, se si vuole fare il cherubino
con il duttile metallo. Compiere l’opera battendo duramente significa ottenere
molte cose con il pentimento del cuore dalla pietà del Signore tra quelle che