Page 75 - La Grazia della Contemplazione
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fedeli si sono persuasi per l’autorità delle Scritture; ma i profeti hanno avuto
                  spesso  molte  rivelazioni  divine.  E  però  sono  tali  che  nemmeno  coloro  che  le
                  hanno sapute per mezzo della rivelazione, le hanno potute mostrare agli altri se
                  non per mezzo della fede. La loro testimonianza è suffragata dai miracoli più
                  che dagli esempi, dall’autorità più che dalle argomentazioni, dalla rivelazione
                  più che dal ragionamento. Sono cose tanto alte che nessuna ricerca umana può
                  giungere a esse se non viene sorretta dalla divina rivelazione e da autentiche
                  testimonianze. Ma alla mente fedele che si sia sottomessa a un tale aiuto, molte
                  ragioni verranno incontro, emergeranno molti argomenti che l’aiuteranno nella
                  sua  ricerca  o  la  rassicureranno  in  ciò  che  ha  trovato  o  difenderanno  i  suoi
                  asserti. Per questo, credo, si può ben dire che tali cose sono oltre la ragione ma
                  non  fuori  della  ragione.  Queste  cose  sono  cosiffatte  che  una  volta  provate  e
                  credute  sulla  base  dei  miracoli  e  dall’autorità,  se  consultiamo  sul  loro  conto
                  l’umana  ragione  e  ci  disponiamo  ad  accomodarci  alle  sue  dimostrazioni,
                  comincerà a cadere tutto ciò che la ragione della fede teneva prima per certo.
                  Nella ricerca, nella discussione, nella asserzione di quelle cose la ragione umana
                  non  può  assolutamente  nulla  se  non  si  è  sottomessa  e  fusa  con  la  fede.  Per
                  questo dunque, per parlare in riferimento ai concetti umani, tali cose sono dette
                  non solo sopra la ragione, ma anche fuori della ragione. Le prime dunque sono
                  relative al quinto genere della contemplazione; le ultime invece riguardano il
                  sesto.


                                                      Capitolo IV

                       Le cose relative a questi generi di contemplazione sono prive di ogni
                                                elemento immaginifico


                  Credo  che  ormai  non  manchi  nella  nostra  esposizione  il  motivo  per  il  quale
                  questi cherubini debbano essere fatti di oro. Se infatti sono in oro le cose che
                  indicano ciò che viene compreso dalla ragione, molto più si conviene che siano
                  auree le immagini che indicano ciò che trascende la ragione. Se sono auree le
                  cose  che  sopravanzano  l’immaginazione,  tanto  più  lo  sono  quelle  che
                  sopravanzano la ragione. In questi due generi di speculazione non c’è niente di
                  immaginario, niente di fantastico poiché ciò che si intuisce in questi due generi
                  di  contemplazione  di  gran  lunga  sopravanza  i  caratteri  di  ogni  similitudine
                  corporea. Se infatti quel quarto genere di contemplazione viene piuttosto velato
                  che scoperto dalle immagini corporee, tanto più tali figurazioni debbono essere
                  lontane  da  ciò  che  è  molto  più  degno  e  molto  più  sublime.  Ceda  dunque
                  l’immaginazione,  anzi  cessi  completamente  poiché  non  può  aiutarci  più  in
                  nulla.  Cosa  può  fare  infatti  l’immaginazione,  laddove  la  stessa  ragione
                  soccombe? Che cosa può fare l’immaginazione dove non c’è alcuna ombra di
                  mutamento o di turbamento? Dove la parte non è minore al tutto, dove il tutto è
                  universale  quanto  l’individuo,  anzi  dove  la  parte  non  è  diminuita  dal  tutto,
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